Julio Cortázar a passeggio con John Keats

Nel libro A passeggio con John Keats di Fazi Editore, tradotto da Elisabetta Vaccaro e Barbara Turitto con le poesie affidate all’editore Elido Fazi, lo scrittore argentino Julio Cortázar guida il lettore in un percorso conoscitivo intimo del grande poeta inglese John Keats, mettendo a nudo anche la propria anima. Il libro uscì postumo e può essere considerato sia un saggio che un acutissimo esercizio di critica letteraria.

Cortázar e Keats fianco a fianco in un viaggio nella poesia. Cortázar, l’ultimo dei romantici, dialoga col cuore del poeta inglese, divertendosi semplicemente all’idea di andarsene a passeggio per la memoria sottobraccio a John Keats. Pensa più a una sorta di diario, a un progetto istantaneo di una band of brothers. Questa opera non fa che dimostrare il romanticismo di entrambi, consiste nella moltiplicazione contemporanea dei punti di vista, nella rinuncia alla razionalità, nel virare verso il simbolismo e tutto ciò che è fantastico.

Fazi Editore, che aveva già tradotto Imagem de John Keats nel 2014, proprio a 200 anni dalla morte di Keats, ha deciso di rispolverare questo libro romantico, che segue fedelmente il suo impulso e il suo tema, questo libro di sostanze confuse, mai sistemate o catalogate. 

Cortázar ha dedicato diversi anni allo studio e alla traduzione delle poesie di Keats in spagnolo, una passeggiata dentro e fuori Keats. Rappresenta un viaggio nel sublime e anche il racconto di un modo di concepire la vita, la scrittura e la missione poetica. Considera la poesia di Keats un albero che crebbe a tempo debito.

«Keats è da tasca, dove si mettono le cose che contano, le mani, i soldi, il
fazzoletto; gli scaffali si lasciano a Coleridge e a T.S. Eliot, poeti-fari. Una tasca è la casa essenziale che l’uomo porta sempre con sé; occorre scegliere ciò che è imprescindibile, e solo un poeta vi può entrare»

La genialità di Cortázar sta nel suo saltare da un argomento all’altro districandosi in un labirinto di pensieri, con molti confronti con Shelley e Byron. Per il romanticismo di Keats nel conflitto tra reale (il mondo deplorevole) e ideale (l’aspirazione a una vita di bellezza e felicità), la vita ha in serbo tutta la sua bellezza e può, attraverso la realizzazione personale, trasformare il mondo stesso. 

«Per vivere questo periodo al fianco di John Keats è necessario che mi liberi dalla tentazione storica, dal desiderio di trovargli una collocazione, quando il marchio distintivo del poeta è che non abita mai in una casa, bensì in un albergo, dove nessuno trova mai una residenza veramente fissa. Sistemarsi è un modo di accettare la contingenza, e Keats voleva
solamente accettare la sua visione, che entra nell’ordine dei beni mobili».

Non c’è un libro così su Keats e sulla sua opera, che si mostra singolarmente distante, isolata e solitaria. Si dice che Keats mangiasse con gli occhi. Questo sguardo indagatore diventa la lirica, il grido, l’elegia dall’ode, la nostalgia della conquista.

In Keats gli elementi sono orientati alla sensibilità. La sua di sensibilità era sicuramente speciale e fuori dal comune, aggiunta a un’onestà autocritica. Di Keats personalmente mi piace ricordare dallo studio della letteratura inglese al liceo Ode su un’urna greca a cui Cortázar dedica diversi spunti e un capitolo (Urna greca). 

Niente prova l’esistenza di un’urna del genere che contenga le varie scene presentate in questa nuova ode. È più semplice immaginarci un’urna ideale, costituita dall’unione di scene e di situazioni viste per caso in incisioni di vasi o commenti poetici (Keats infatti era solito vagabondeggiare per le gallerie del British Museum da cui riemergeva abbagliato e ansioso). Probabilmente Keats immaginò la sua urna accostando sculture effettivamente viste al British Museum con altre conosciute solo attraverso incisioni. Questo fa sì che all’ode venga applicata la nozione di eternità, ci sottrae al pensiero e ci introduce in uno stato di trance extramentale, in una comunicazione.

Il tema della Grecia acquisisce un contenuto vitale per i romantici perché si rendono conto che coincide con la loro moderna valutazione della dignità umana e la loro espressione politica. Per la coincidenza di ideali sociologici,
arriveranno a una più profonda passione per gli ideali estetici.

«L’urna greca, sciolto ogni legame, è bella di per sé, trascende qualsiasi accadimento e si ripete a se stessa senza fine – come il gorgoglio di una fonte – la fascia dove ormai non può più succedere niente e dove tutto sta succedendo».

L’urna rappresenta un’azione nel tempo ma anche l’abolizione della temporalità dalla temporalità stessa, proclamata da Keats attraverso il miracolo estetico. Di fronte alle immagini del fregio, il poeta non ha voluto accontentarsi della mera descrizione poetica dei valori plastici. L’Ode intera è un tentativo di trascenderli, di conoscere liricamente i valori essenziali che vi si celano. Restano nella storia i due versi finali dell’Ode su un’urna greca:

Bellezza è verità, verità è bellezza; questo è
tutto quello che sapete, quello che dovete sapere.

Penso che servisse Cortázar a riportarci la magnificenza, la grazia e la sensibilità infinitamente profonda di Keats e penso anche che con questo libro ci sia riuscito egregiamente.

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