Qualche riflessione sull’acquisto troppo tecno(il)logico

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E dunque ci siamo: il 2013 è cominciato, lasciandosi alle spalle “l’anno dei Maya” che per vendite di smartphone e tablet è stato davvero la fine del mondo, ma nel senso più positivo dell’espressione.

Si potrebbe dire, però, che qualche suggestione apocalittica nelle menti dei produttori hitech è giunta, così il mercato è impazzito.

Sì, perché al ritmo di poche settimane uno dall’altro, negli ultimi dodici mesi diversi colossi tecnologici hanno fatto diventare mini i propri vendutissimi tablet, altri ci hanno “appiccicato” in mezzo lo smartphone, altri ancora hanno cominciato a distribuire le tavolette con tastiere e piattaforme di ricarica. Questo, mentre i processori diventavano dual e quad core, gli schermi sempre più sfavillanti e le memorie interne si trasformavano da quelle di un cellulare a quelle di un pc portatile. Ogni prodotto ha visto la sua identità liquefarsi e scivolare oltre i confini della funzione per la quale era stato creato, in una folle corsa alla mutazione genetica di tutti i device, farina del proprio sacco o scopiazzamento dell’idea balzana di qualcun altro che fosse. E, in queste ore, mentre apre uno dei saloni mondiali più importanti tra quelli dedicati all’elettronica, il CES di Las Vegas, impazza la febbre per i cosiddetti phablet  (phone + tablet).

Ma per noi che umilmente ci approcciamo allo scaffale del media store di fiducia perché abbiamo bisogno di un cellulare che funzioni e di un notebook mediamente veloce che abbia batteria e schermo decenti, qual è il senso di tutto ciò? Poco, a meno che non ci piaccia spendere solo per avere in tasca qualcosa che è appena uscito e che qualcuno ha detto che bisogna avere.

Nell’epoca dove smetteremo di chiamare con il telefono per farlo con Facebook, mentre le mail ci arriveranno direttamente sugli occhiali, chiediamoci: ma se io voglio scrivere due righe, con calma, ascoltando un po’ di musica, con una tastiera dove posso premere le lettere una ad una, dove posso fare Ctrl + C e Ctrl + V per copiare e incollare, e dove posso premere un bel tasto largo di invio per andare a capo, perché devo spendere per forza almeno 500 euro (come mi suggeriscono i commessi del negozio) per avere una cosa che assomiglia ad uno sbriluccicante vassoio da tea e che ha solo uno schermo dove la tastiera “compare” quando ne ho bisogno? Ma poi: dove lo appoggio per scriverci? Se lo tengo con una mano e con l’altra scrivo, sembro l’orango alle prese con il pallottoliere, e dopo due minuti la voglia di gettare in terra il suddetto dispositivo è inversamente proporzionale alla felicità di averlo acquistato. Se, invece, lo tengo con due mani come fosse un volante, e provo a scrivere con i pollici, non riesco ad arrivare alle lettere più centrali, e mi trovo a storcermi come se stessi guidando la cloche di una navicella ne Il ritorno dello Jedi.

Vabbè, comprerò una pratica custodia per altri 50 € e lo appoggerò in diagonale sul tavolino del bar, così da tippettare allegramente le mie righe e poter navigare a tutta velocità…non proprio. O il mio tablet ha il wi-fi e nel posto in cui sono c’è una rete aperta, oppure devo acquistare una SIM nuova (normalmente in abbonamento) con relativo pacchetto di tariffa dati.

Guardandolo bene il super tablet che dovrei comprare, mi rendo conto che in fondo fa le stesse cose dello smartphone che ho in tasca (telefonate a parte), è solo più grande.

fonte: memecenter.com

fonte: memecenter.com

Allora ritorniamo alla domanda di prima: che atteggiamento assumere di fronte allo scaffale che ci sovrasta e al commesso che ci incalza a suon di “tablet, tablet, phablet!”?

Dobbiamo guardarci dentro, e capire se davvero vogliamo un qualcosa che costa così tanto e che è così tanto inutile rispetto a un buon netbook con la batteria a 6 celle, che oltre ad essere nostro anche per meno di 200 euro, sta nello zaino e nella borsa, ci permette di guardare video e film decentemente, di scrivere su di una tastiera reale, di navigare tenendo aperte quindici finestre senza problemi, si può collegare a una bella stampante e per andarci sul web possiamo utilizzare il nostro smartphone come modem (funzione tethering). Questo per evitare, magari, di riempirci di oggetti che si assomiglino tutti e che pur facendo tutti le stesse cose non possono essere sostituiti uno all’altro. Quando ci troviamo a dover comprare un dispositivo, ricordiamoci sempre che prima ancora di essere bello e tecnologico ci deve servire per una serie di cose, e se saranno quelle ad orientare la spesa che faremo, senza affidarci al/alla pur sempre zelante commesso/a di turno, faremo prevalere la logica sull’estetica, ovvero il buon senso sul business di chi marcia anche sugli acquisti fatti “perché fa figo averlo”.

Stesso discorso per il telefono: vuoi uno smartphone ultra-ganzo che desti un “ooooh!” quando viene estratto dalla tasca? Bene, accomodati, sarà sufficiente sborsare gli stessi soldi di un tablet per avere qualcosa che assomiglia più ad una teglia da forno rettangolare e che nelle tasche dei jeans ti fa sembrare un ladro di tavolette d’argilla. Però effettivamente lo schermo grande è stupendo…e soprattutto imprescindibile per telefonare…già, giusto, serve per navigare e scrivere…poi se si spegne alle sei del pomeriggio pazienza, non si fanno mica i miracoli qua, ancora le batterie ultra durevoli non le hanno progettate, ma arriveranno, tu intanto compralo, poi l’aggiornamento vedrai che migliorerà tantissimo prestazioni e durata della batteria, ti si spegnerà alle sei e un quarto. A meno che, volendo attivare le sinapsi, ci guardiamo intorno e, con poco più di 100 euro, ci portiamo a casa, ad esempio, un signor smartphone, che fa quello che deve in tutto e per tutto.

Alla fine dei conti, nella nostra ipotetica spesa “logica”, abbiamo sborsato poco più di 300 euro e ci ritroviamo con un pc che è più che portatile ed è un  vero computer, ed un cellulare che oltre ad essere smart, sta in qualunque tasca e arriva fino a sera inoltrata senza spegnersi. Nel caso in cui avessimo ascoltato i suggerimenti degli instancabili commessi, invece, potremmo aver “scucito” anche più di mille euro per acquistare un tablet e uno smartphone che fanno uno quasi le stesse cose dell’altro, ma non nessuno dei due è un pc o un telefono nel senso reale del termine.

Il phablet di Huawei: l'Ascend Mate, presente al CES 2013

Il phablet di Huawei: l’Ascend Mate, presente al CES 2013

Oppure ci ritroveremmo con un phablet, miracoloso bagaglio dell’era moderna che promette prestazioni mirabolanti, ma che dentro la borsa scivola via, in tasca non entra, e anche qualora ci stia, quando lo estraiamo a fatica per rispondere a una chiamata, veniamo guardati come dei pazzi che si avvicinano al viso un affare grande come un quaderno e parlano da soli tenendolo magari con due mani, non sia mai che vada in pezzi cadendo!

Sarà per questo che già ad una settimana dall’inizio del 2013 tutti si affannano a ripetere che sarà l’anno dei phablet? Come l’immortale circense esclamava a polmoni pieni, Venghino signori venghino, più gente entra più bestie si vedono!

 

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