Qualcuno un giorno portò il calcio a Roma

9 gennaio del 1900. Inizia il secolo della trasformazione, percepito da tutti come l’inizio di una nuova era. In scienza si comincia a parlare di teoria dei quanti, la letteratura si mischia alla neonata psicanalisi generando nuovi tipi di narrazione e le grandi città come Londra o Parigi vivono il radioso periodo della bell’epoque.

Tra le grandi innovazioni del secolo, ancora non trovava spazio uno sport definito 52 anni prima, ancora circoscritto a Sheffield nelle università britanniche in una forma alquanto distante da quella odierna: il calcio.

Per questo, quel 9 gennaio, possiamo immaginarci che la nascita di una società polisportiva a Roma, che comprendesse anche il calcio, fosse soltanto una notizia di costume più che un evento fondamentale nella capitale.

I nove atleti che fondarono la Società podistica Lazio furono invece dei pionieri, guidati da Luigi Bigiarelli, sottufficiale dei Bersaglieri e podista. Le prime competizioni, svoltesi soltanto a partire dal 1907 e di carattere locale, dimostrarono come la Lazio fosse la prima della classe, rivelandosi la squadra più forte della capitale e non solo.

Il 1912 fu l’anno dell’approdo al calcio che conta, con l’avvento del campionato nazionale italiano. Le quattro finali raggiunte e mai vinte, tre per sconfitte sul campo e una per l’avvento della guerra, servirono a consolidare il prestigio della squadra capitolina, ormai tra le protagoniste indiscusse.

Malgrado la Lazio sia etichettata come una squadra tendenzialmente di estrema destra, nel 1927 grazie all’intervento del generale Vaccaro fu l’unica a resistere al diktat di Mussolini  di riunire tutte le squadre  in un’unica compagine romana, quella che diventerà l’odierna A.S. Roma, storica rivale dei biancocelesti. Citando Vaccaro, “La Lazio è un ente morale, molto di più rispetto ad una semplice società di calcio“.

Negli anni a seguire i successi per le due compagini romane furono tanti ma nettamente inferiori alle compagini del nord, divenute dominanti anche a livello sportivo. La vittoria del derby era l’obiettivo più ambizioso e più sentito.

La cessione del bomber Silvo Piola, uno degli attaccanti più prolifici di sempre, portò a campionati altalenanti, che videro la vittoria del primo trofeo ufficiale, la Coppa Italia nel 1958 appaiarsi alla prima storica retrocessione nel 1961.

Un vizio che la Lazio non si sarebbe mai tolto: nel 1973, neopromossa dalla serie B, la compagine biancoceleste andò a giocarsi il titolo fino all’ultima giornata con Juventus e Milan. Per il primo storico titolo si dovette aspettare soltanto un anno. Un’annata indimenticabile per i tifosi biancocelesti: 1973-1974, la prima storica vittoria del campionato italiano. Se molte squadre fondarono il loro successo sul rigore e la serietà, la Lazio incantò l’Italia con un mix di pazzia, goliardia e rabbia. La banda Maestrelli, così chiamata dal nome dell’amatissimo allenatore, aveva campioni del calibro di Pino Wilson, dell’elegantissimo Mario Frustalupi e il folletto Vincenzo D’Amico. Capitano e simbolo della squadra era Giorgio Chinaglia, attaccante istrionico e anima della Lazio.

Celeberrimo e indice dei valori della squadra fu un Lazio-Verona giocato all’Olimpico. La squadra, in svantaggio alla fine del primo tempo, non scese negli spogliatoi ma rimase in campo a caricarsi psicologicamente. Il pubblico, all’inizio allibito, reagì con un boato che galvanizzò i biancocelesti. Il Verona, è banale dirlo, fu annichilito.

Anche quella stagione di successi fu effimera: la tragica scomparsa di Maestrelli e Re Cecconi e il trasferimento di Chinaglia negli Stati Uniti sconvolse la Lazio e la fece sprofondare il serie B. Paradigmatica è la beffarda morte di Re Cecconi: entrato in una banca fingendosi un ladro, pagò il suo scherzo venendo ucciso da un colpo di pistola.

Gli anni Ottanta videro gli scandali del calcioscommesse, che portarono la Lazio in serie B con 9 punti di penalizzazione. Periodo nero per i laziali, che rischiarono anche di retrocedere in serie C ed uscire impietosamente dal calcio che conta. Ma la Lazio, è abituata a non mollare mai, come il celebre coro, e nel triangolare per decretare chi dovesse retrocedere riuscì a trionfare e rimanere in B.

Lo scampato pericolo fu una molla per l’ambiente laziale, e portò alla promozione in serie A e all’ascesa tra le primissime posizioni.

L’insediamento di Cragnotti nel 1992 fu un periodo di vittorie, successi, spese pazze e tanto divertimento. Alla Lazio passarono giocatori tra i più forti al mondo: da Nesta a Nedved, da Stankovic a Veron, da Simeone a Crespo, da Signori a Vieri, da Almeyda a Mancini. La squadra ottenne molti successi, come la vittoria del campionato nel 1999/2000, proprio a un secolo esatto dalla sua nascita, e la vittoria dei primi successi internazionali, come l’ultima edizione della Coppa delle coppe nel 1999 e la Supercoppa Europea dell’anno successivo giocata contro un fortissimo Manchester United, che venne insperatamente battuto agilmente. Il bottino, impreziosito da varie coppe Italia e supercoppe italiane, fu magro se paragonato all’enorme potenziale di quella squadra di fenomeni.

Ma Cragnotti, oltre ai campioni, portò anche debiti e paura: la sua gestione economica un po’facilona portò la Lazio vicina ad un Crac che ne avrebbe segnato la fine. La presidenza di Lotito, contestata dai tifosi e da alcuni giornalisti, ha invece portato la Lazio alla vittoria della coppa Italia nel 2009 e del 2013, con la storica vittoria sui cugini della Roma e la conseguente coppa in faccia. A completare la bacheca, due supercoppe italiane soffiate a due corazzate come l’Inter del Triplete e la Juventus di Allegri.

E ora?Coppa Italia Lazio Beh, ogni anno sento dire da esperti ed amici che la Lazio è spacciata, che retrocederemo, che falliremo. E invece ogni anno siamo lì, a combattere per i primi posti, a disperarci per un mancato terzo posto, ad apprezzare campioni come Klose o Immobile, Milinkovic-Savic o Hernanes. Siamo ancora lì, ad emozionarci per un’aquila che vola nel cielo dello stadio Olimpico. Siamo ancora lì, 118 anni dopo.

Tanti auguri, Lazio

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