L’unica è raccontarsela “Come una storia d’amore”

Come una storia d’amore, di Natia Terranova (che abbiamo intervistato qualche tempo fa qui) e pubblicato da Giulio Perrone Editore, è rimasto nella mia libreria per più di un anno. O forse sarebbe più corretto dire che è stato in giro per casa per più di un anno.

Appena arrivato è finito dritto nella pila di libri sul bracciolo del divano, rinominata nella mia testa “libri che leggerò molto presto”; poi si è spostato nella pila dei libri sul mio comodino, chiaramente quella dei “libri che sto per leggere”. Poi è arrivata l’estate e questa raccolta di racconti piccola e leggera mi sembra la soluzione migliore tra le proposte di letture da mettere in valigia? E poi ero certa che l’autrice sarebbe stata felice di sapere che il suo libro sarebbe stato letto sulle spiagge della sua isola natia.

Eppure no, nemmeno le spiagge agrigentine si sono rilevate il luogo adatto a questi racconti. Nuovamente in valigia, nuovamente in viaggio, Come una storia d’amore mi ha seguita nei miei weekend andata e ritorno in direzione Bologna. Pensavo, se queste storie descrivono Roma, perché non leggerli in quel luogo che per me è un po’ come Roma per la Terranova?

Poi sono arrivati “i colori”, i racconti sono finiti nella libreria, insieme a libri che ancora da leggere. Fino a quando, qualche giorno fa, durante una lezione una mia collega ha chiesto ai nostri alunni: “ma voi siete felici?”. Sono rientrata a casa con questa domanda che mi ronzava in testa, sono passata davanti la libreria e, per un motivo che non so di certo spiegarvi, il mio occhio è caduto proprio su Come una storia d’amore che questa volta non è finito nella pila dei libri sul bracciolo del divano, né in quella sul comodino, ma direttamente tra le mie mani. E pensate un po’, questo libro ha proprio a che fare, tra le tante cose, con la felicità.

L’unica è raccontarsela come una storia d’amore. Sì, ma cosa? Tutto, ovviamente. Roma, la felicità, il passato. Insomma: la vita. “Perché all’inizio nessuno pensa che pure quella parola, amore, si esaurirà”. E cosi anche Roma, che non a caso è la città eterna, così la vita – che sappiamo essere finita, ma ce ne rendiamo poi davvero conto? – per non parlare della felicità, di cui spesso nemmeno ci accorgiamo, figuriamoci capire quanto dura, dove inizia e come finisce.

Come una storia d’amore è un insieme di pochi racconti, frammenti di vita di personaggi spezzati, alla ricerca di qualcosa che non riescono a definire e a finire. Al contempo, è la descrizione di una Roma che non è quella del Colosseo, dei Fori, del centro storico e delle mete da gita scolastica. È una Roma personalissima, è la città di Saba e Pasquale, di Teresa, di Raffaele, dei fruttaroli, di Paola, della Sconosciuta e, sicuramente, dell’autrice stessa. È una Roma che è, essa stessa, personaggio, quello a cui la voce narrante si rivolge nell’ultimo racconto, una lettera che ha proprio i toni di una lettera d’amore. A R., R. come Roma, R. come Raffaele, ma anche Teresa, Paola, Andrea, Saba, Pasquale o Nadia.

I racconti di questo libro sono stati scritti prima del periodo che stiamo vivendo, e pubblicati più o meno quando tutto è iniziato eppure, se dovessi scegliere un significato per R., per me sarebbe proprio R. come resilienza o resistenza. Al presente, che di certo ci ha turbato e ci sta cambiando, ma che presto diventerà passato. Perché R. è anche ricordo, che a volte assume quelle particolari sfumature del rimpianto e che tanto spesso ritorna negli scritti della Terranova in quella forma che tutti conosciamo bene e che chiamiamo più comunemente fantasmi.

Il lutto, nella tradizione ebraica, attraversa sette fasi. Avelut è la seconda: lutto intenso, letteralmente rimpianto. Poi c’è la terza, ma non riesco a ricordare qual è. Resto ferma al rimpianto.

Passa, prima o poi, il rimpianto? Un giorno smetteremo di immaginare come sarebbe andata se non fosse andata com’è andata?

Ogni storia è un frammento a sé stante, così come i suoi personaggi, fermi a un passo dal cambiamento, bloccati nella dimensione del ricordo. E la prosa della Terranova, così accurata eppure così semplice, ci fa scivolare in ognuna di queste storie proprio come in un sogno. Tutto sembra lontano e al tempo stesso incredibilmente tangibile, reale. Perché i dolori, le insicurezze, le paure dei personaggi, sono le stesse di ognuno di noi. Semplicemente, per noi hanno un nome diverso perché abbiamo con loro un rapporto unico, intimo e profondo, proprio come quello che l’autrice ha con la sua R..  

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.