Alberto Angela racconta l’inferno su Roma: il grande incendio che distrusse la città di Nerone

L’inferno su Roma. Il grande incendio che distrusse la città di Nerone fa parte della trilogia di Nerone (Vol. 2) scritto da Alberto Angela e pubblicato per Harper Collins qualche tempo fa.

Siamo tutti esseri transeunti le cui memorie non saranno probabilmente degne di ricordo eterno. Respice post te. Hominem te memento (“Guarda dietro a te. Ricordati che sei un uomo” da cui deriva il memento mori). Non siamo Nerone, che dopo la figura di Gesù Cristo è il personaggio più trattato nel cinema. Non avremo sicuramente Alberto Angela che racconterà della nostra vita in una trilogia dedicata.

Dopo questo doveroso bagno di umiltà, devo dire che ho trovato in questo libro una ricerca minuziosa, un mettere in scena una ricostruzione fantastica, una mera ma credibile e rigorosa ipotesi demolendo una volta per tutte la leggenda di un Nerone incendiario e folle, che suona la cetra mentre Roma è in fiamme.
Nerone, che sicuramente è una figura molto controversa, non ha appiccato il Grande incendio del 64 d.C. ma è stato un fortuito caso: Angela infatti ipotizza come innesco una lucerna che cade casualmente nei pressi del Circo Massimo.

«L’imperatore ha seguito per ore ciò che sta accadendo nella valle sottostante. Altro che cantare e suonare con animo leggero: a dominare la sua mente, con ogni probabilità, sono apprensione, sconforto e tanta rabbia per l’impotenza dimostrata dalle migliori risorse a diposizione di Roma nell’arrestare il fronte del fuoco.»

– A. Angela, L’inferno su Roma. Il grande incendio che distrusse la città di Nerone, pag. 333

La belva si è svegliata, è cresciuta, si nutre, si riproduce… e si muove in cerca di altro cibo. A vederlo così, il fuoco non sembra un elemento ma un essere vivente. È lui, l’incendio, il protagonista indiscusso di questo libro. È un killer che ha lasciato la sua impronta. Nell’arco di nove giorni, avanza per le strade, si infila in ogni vicolo, distrugge case, edifici e botteghe, ferisce e uccide moltissime persone. Vindex e Saturninus, i vigiles della città protagonisti della ricostruzione, entrano in azione e mettono in campo ogni mezzo dispo­nibile per arginare le fiamme, ma la situazione è gravissima, peggiora di ora in ora e il fuoco non dà tregua. 

Con un approccio multidisciplinare, Angela ha coinvolto un gruppo di esperti (storici, archeologi, altri studiosi, meteorologi e vigili del fuoco) per capire e ricostruire nel modo più fedele e verosimile pos­sibile le dinamiche dell’incendio, studiando per esempio anche le caratteristiche legate al libeccio o i comportamenti delle persone realmente esistite all’epoca. Inizialmente ha studiato le fonti antiche ma rinvenendo come Svetonio o Cassio Dione ne hanno scritto basandosi su testi e racconti disponibili oggi andati perduti oppure Tacito che al tempo era solo un bambino. 

Per spiegare e descrivere questa immensa tragedia, lo sforzo è stato grande considerando che non abbiamo tracce della Roma che era prima dell’incendio. Angela, lo sappiamo, è bravissimo anche a farci impersonare in tutti i protagonisti, con cui ci sentiamo suggestivamente empatici. Da ciò traspare tutto il coinvolgimento che l’autore prova per la Roma antica come città viva, abitata da persone realmente esistite, di cui arriva a specificare i nomi, spesso prelevati dalle necropoli, al fine di dare spessore e realtà a quei romani vissuti duemila anni fa.

Con questo suo libro, il secondo della Tri­logia di Nerone, l’autore ci offre una ricostruzione plausibile e minuziosa, un racconto storico avvin­cente e davvero straordinario che conquista il lettore come se fosse un viaggio a tre dimensioni. L’incendio rappresenta uno spartiacque della storia, questo libro ne dà la giusta consapevolezza. Il colossale incendio ha cambiato per sempre Roma. Basti pensare al Colosseo che è figlio dell’incendio: non ci sarebbe stato o perlomeno non dove si trova oggi. Senza l’incendio inoltre Paolo di Tarso forse non sarebbe morto decapitato per la persecuzione di Nerone per trovare dei colpevoli della tragedia. Senza il martirio dei cristiani è lecito anche chiedersi se la Basilica di San Pietro sarebbe mai stata costruita e così anche la Cappella Sistina. Cosa sarebbe Roma oggi senza l’incendio del 64 d.C.? 

Chissà cosa ci attenderà nel terzo volume sulla figura di Nerone, il Joker dell’antichità

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