Sharing economy – l’economia della condivisione

Nel corso del tempo al concetto di sviluppo sostenibile sono state attribuite moltissime definizioni spesso imprecise, di parte e poco funzionali. Ufficialmente per sviluppo sostenibile si intende un modello di sviluppo che garantisca l’equa soddisfazione dei bisogni delle generazioni presenti e future ma stando a queste parole la strada sembra tutt’altro che in discesa data la scarsa lungimiranza che contraddistingue la nostra società. Da qualche anno a questa parte però stiamo inconsciamente assistendo ad una rivoluzione silenziosa e di grande portata che potrebbe sovvertire l’attuale sistema economico i cui limiti, al contrario, sono ben visibili. Una possibile soluzione esiste ed ha anche un nome ben preciso: sharing economy o economia collaborativa.www.milanosmartcity.org Come la storia insegna i periodi di crisi ci spingono a cercare nuove vie d’uscita e proprio l’economia collaborativa potrebbe essere una di queste. Grazie al recupero di pratiche antichissime quali lo scambio e la condivisione e all’utilizzo efficace dei nuovi sistemi tecnologici ed informatici, oggi chiunque può creare valore economico scambiando beni, servizi e competenze, riducendo in tal modo l’impatto ambientale e creando nuovi gruppi e comunità. Come accade generalmente, anche in questo caso la produzione di valore rilevante dal punto di vista economico avviene tramite la catena di creazione, produzione, distribuzione e consumo con l’unica differenza che a farlo sono persone comuni. Come già si evince dal nome la condivisione è il tratto distintivo: se si ha a disposizione una risorsa il principio è quello di metterla a disposizione di tutti coloro che ne hanno bisogno sulla base del riuso e quindi non esclusivamente dell’acquisto. Altro aspetto fondamentale è la relazione che si instaura tra le persone le quali creano reti paritetiche a livello orizzontale, senza più confini di alcun genere. L’ulteriore caratteristica, necessaria ma non indispensabile, è la presenza di una piattaforma tecnologica che riduca o elimini del tutto le distanze geografiche rendendo più semplice l’incontro tra sconosciuti e facendo sì che il servizio sia disponibile in qualsiasi momento. share-it
Considerata ormai una pratica del tutto normale in tutta Europa, anche in Italia gli effetti della condivisione sono moltissimi, visibili ad esempio con i successi del servizio car-sharing tramite il quale è possibile utilizzare un’automobile su prenotazione, riportandola in un apposito parcheggio e pagando in base a chilometri effettuati. Lievemente diverso dal car-sharing è invece il car-pooling, una pratica che permette a più persone di viaggiare in una stessa macchina di proprietà di uno dei viaggiatori, dividendo così le spese da sostenere. Utilizzata soprattutto nelle grandi città, la modalità del car-sharing permette di ridurre i problemi legati alla mobilità tra i quali l’impatto ambientale e l’inquinamento. Il car-pooling a sua volta, sempre legato alle pratiche per una mobilità sostenibile, viene incentivato grazie alla presenza di numerose piattaforme web che permettono facilmente di offrire e richiedere un passaggio. L’esistenza di questi siti è un prerequisito fondamentale che serve anche a vincere la normale diffidenza che generalmente si ha quando si tratta di viaggiare con persone che non conosciamo. Grazie ai numerosi feedback che gli utenti lasciano al termine di ogni viaggio è possibile infatti sapere qualcosa in più riguardo colui che mette a disposizione il mezzo e il suo abituale comportamento alla guida.www.vicini.to.it In questo modo il numero dei veicoli in circolazione si riduce, andando a migliorare non solo la viabilità cittadina, ma anche l’aspetto ecologico e quello dei rapporti sociali. A livello globale stiamo assistendo ad una vera e propria riorganizzazione economica: non solo condivisione di trasporti e di viaggi ma anche di appartamenti, di cene a casa dei vicini, di conoscenze personali e professionali. In poche parole si creano nuove possibilità di lavoro e di guadagno grazie all’uso efficiente delle risorse a nostra disposizione. Solo in Italia le piattaforme di sharing sono almeno 250, specializzate in scambio, autoproduzione e crowding come riporta la sezione economica del sito web della Rai. Per la prima volta non sono più le aziende a possedere i beni bensì le persone, avendo la possibilità di incontrarsi realmente e di conoscersi, condividendo esperienze ed interessi, tempo e spazi. Un altro grande esempio del successo della sharing economy è dato inoltre dal settore turistico, diventato un autentico terreno di sperimentazione per questo nuovo sistema economico secondo quanto riportato dal sito web Wired, con più del 10% delle piattaforme che gli appartengono. Ma cos’è che davvero spinge perfetti sconosciuti a scambiare servizi tramite la rete? Si tratta esclusivamente di una questione di risparmio o forse i problemi legati ad un’economia in profonda crisi hanno riportato alla luce un sentimento di solidarietà di cui ci eravamo dimenticati? Come accade il più delle volte, anche per la sharing economy si tratta di una perfetta combinazione tra questi due aspetti, che appunto non si escludono ma si influenzano a vicenda e si completano, andando a costituire il segreto del suo successo. Di certo i problemi non mancano se pensiamo ad esempio alle polemiche sorte in seguito alle lamentele dei tassisti, i quali affermano di lavorare e guadagnare molto meno proprio a causa di questi nuovi sistemi di car-sharing. O ancora se guardiamo all’avvertimento di Confesercenti che attacca il social-fooding accusandolo di trasformarsi in una tipologia di ristorazione abusiva che evita ad esempio i doveri fiscali previsti dalla legge.www.italents.org Tuttavia, così come affermato da Milena Gabanelli nella puntata di Report andata in onda lo scorso 24 maggio, “la politica dovrà regolamentare ma non potrà bloccare nulla” proprio perché ormai il processo è già in atto e anche se la collaborazione non sostituirà completamente i modelli economici vigenti, bisogna riconoscere che qualcosa sta cambiando ed accettare il cambiamento è sicuramente il primo passo verso la sua attuazione.

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