Tributi alla terra

Flower Power di Alessandra Viola – I diritti del mondo vegetale

Se ci dicessero che anche le piante hanno dei diritti, come reagiremmo? Nel migliore dei casi forse ci faremmo una bella risata. Eppure, il dibattito in corso sulla possibilità di riconoscere diritti al mondo vegetale non è privo di fondamenti scentifico-giuridici né di riferimenti culturalmente connotati. Farlo, inoltre, potrebbe rivelarsi indispensabile per la nostra sopravvivenza. Lo spiega molto bene la scrittrice, giornalista e divulgatrice scientifica Alessandra Viola nel suo saggio Flower Power. Le piante e i loro diritti (Einaudi, 2020), nel quale ripercorre le principali tappe del percorso che ha portato a riflettere sulla possibilità di elaborare una Dichiarazione universale dei diritti delle piante.

Come osserva Viola, nella maggior parte delle città gli alberi sono ancora trattati come un problema o, se va bene, come grazioso ornamento. Poco importa se producono l’ossigeno che ci serve, aiutano a regolare le temperature sempre più altre, drenano l’acqua piovana e fanno da casa a molte specie viventi, gli alberi sono un fastidio: le foglie intasano i tombini, i rami cadono sulle auto durante i temporali, le radici distruggono il mano stradale. “Nessuno tiene in considerazione il fatto che sono vivi…figurarsi se qualcuno si preoccupa di tenere in considerazione i loro eventuali diritti”, scrive Viola nell’introduzione. Per non parlare del resto del mondo vegetale come arbusti, muschi, fiori ed erbe di vario tipo che ricevono ancora meno attenzione. Le cose, però, cambierebbero se iniziassimo a vedere come problematico non tanto il mondo vegetale quanto il nostro modo di rapportarci ad esso come fosse privo di vita e di capacità straordinarie. La ricerca, ad esempio, ha ampiamente dimostrato che le piante hanno una fisiologia in grado di supportare una complessa attività mentale: “sono esseri viventi attivi, auto-organizzati, con un’intensa vita sociale e in continua interazione con l’ambiente. Non sono le piante a essere ottuse e inadeguate ma la percezione che ne abbiamo, che nel XXI secolo rimane grezza, inaccurata e inappropriata”, osserva l’autrice.

Per quanto il presunto universalismo dei diritti umani possa essere oggetto di critica, il loro riconoscimento ha portato alla costruzione di un apparato giuridico tendenzialmente più attento a determinati soggetti e aspetti della vita umana spesso marginalizzati. Lo stesso potrebbe esser fatto per il mondo vegetale. La scelta, però, è di carattere politico ed è legata ai tempi e alle culture che si susseguono. Innanzitutto, ciò prevede una totale decostruzione dell’antropocentrismo e un’enfatizzazione della relazione di interdipendenza che lega tutti gli esseri viventi. In tal modo saremmo portati a considerare che il mondo è dominato dal mondo vegetale, riconoscendo il fatto che “le piante…fanno il mondo”. C’è anche da dire che in molte culture, i diritti di quella che potremmo definire natura non sono nulla di nuovo né tantomeno di bizzarro. Le comunità indigene della Nuova Zelanda, ad esempio, considerano i danni arrecati alla “natura” come fossero danni a un membro della comunità, identificando l’essere umano come parte di un tutto e non in posizione prevaricante rispetto al mondo non-umano. L’Ecuador nel 2008 è stato il primo paese al mondo a riconoscere alla Pachamama diritti costituzionali con l’obiettivo di dare vita a un assetto legislativo ecocentrico. In Colombia, diverse sentenze hanno dichiarato fiumi e foreste come soggetti di diritto da proteggere, conservare e ripristinare, riconoscendo loro la dignità di esseri viventi. Lo stesso, sostiene Viola, può e dev’essere fatto con il resto del mondo vegetale, composto da organismi viventi dal cui benessere dipende quello dell’umanità. Lo scoppio della pandemia ci ha aperto gli occhi su questo, mostrandoci come il diffondersi di virus e malattie sia strettamente legato alle conseguenze di una crisi ecologica sempre più devastante. Il potere dei fiori, ci ricorda Viola, va ben oltre la bellezza che li accompagna, esprimendosi soprattutto nel loro essere fondamentali e indispensabili alla vita sulla terra.

PhCredit: Einaudi.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.