Anche gli atomi hanno la loro storia: “Il sistema periodico”

Il nome di Primo Levi per molti non è certo una novità. Conosciuto soprattutto per la sua opera Se questo è un uomo, è considerato tra i maggiori esponenti della letteratura italiana del dopoguerra. Oggi cercherò di aggiungere un tassello alla conoscenza di chi già conosce questo autore, e di presentarlo sotto una luce un po’ diversa a chi invece non ha ancora avuto modo di leggerlo.

leviPrimo Michele Levi nasce a Torino nel 1919, da una famiglia ebraica. Dopo aver conseguito la maturità classica, si iscrive alla facoltà di Chimica dell’università di Torino, dove si laurea con lode dopo non pochi problemi legati al’entrata in vigore delle leggi razziali nel 1938. Anche la ricerca di un lavoro diventa un’impresa particolarmente complicata, data la sua appartenenza alla religione ebraica, e sono di questi anni i primi progetti di scrittura, principalmente racconti.

Di cruciale importanza è l’anno 1943. L’8 settembre si rifugia in montagna unendosi a un gruppo partigiano che opera in Valle D’Aosta e il 13 dicembre viene arrestato dalla milizia fascista nel villaggio di Amay e condotto nel campo di Fòssoli, vicino Modena, dove rimane appena un anno, per essere mandato nel 1944, insieme ad altri 650 ebrei, ad Auschwitz. Il rientro in Italia, dopo la liberazione avvenuta nel 1945, non sarà affatto facile. Riesce a trovare lavoro presso la fabbrica di vernici Duco-Montecatini, vicino Torino, ma il trauma della vita nel campo è talmente forte che l’unica via di scampo sembra essere la stesura del famoso romanzo Se questo è u uomo. Lo stesso autore dirà parlando dell’opera: “in Se questo è un uomo ho cercato di scrivere le cose più grosse, più pensanti, e più importanti”.

Incoraggiato dall’enorme successo del romanzo, Levi decide di scrivere quello che diventerà il suo secondo lavoro più importante La tregua. Si tratta di un diario che ripercorre le tappe del viaggio di ritorno dal campo e che presenta una serie di consistenti differenti con il primo lavoro dell’autore: “La tregua è stato scritto quattordici anni dopo Se questo è un uomo; è un libro più consapevole, e molto più profondamente elaborato, anche come linguaggio. Racconta cose vere, ma filtrate”.

Le cause della morte dell’autore risultano ancora oggi oscure: Primo Levi viene trovato morto, in fondo alla gradinata del suo appartamento in via Umberto 75, a Torino, nell’aprile 1987.

Il sistema periodico si presenta come una raccolta di ventuno racconti, ognuno dei quali porta il nome di uno degli elementi della tavola periodica. Edito nel 1975, il testo tocca una molteplicità di temi differenti eil sist. periodico racconta svariati momenti della vita dell’autore: i primi impieghi, gli anni universitari e i primi esperimenti chimici. Proprio per questa varietà di temi e forme che il libro racchiude, è difficile inquadrarlo in un genere ben preciso. Per fortuna è l’autore stesso a venirci in aiuto. Nell’ultimo racconto, dal titolo Carbonio, Levi scrive: “il lettore a questo, a questo punto, si sarà accorto da un pezzo che questo non è un trattato di chimica […] Non è neppure un’ autobiografia, se non nei limiti parziali e simbolici in cui è un’autobiografia ogni scritto, anzi, ogni opera umana: ma storia in qualche modo è pure. È, o avrebbe voluto essere, una microstoria, la storia di un mestiere e delle sue sconfitte, vittorie e miserie, quale ognuno desidera raccontare quando sente prossimo a chiudersi l’arco della propria carriera, e l’arte cessa di essere lunga”.

L’autore introduce a questo punto un vocabolo, microstoria, che non è di facile definizione. Carlo Ginzburg se ne è occupato ampliamente cercando di analizzarne tutte le sfumature del termine, per arrivare ad una definizione precisa che le tocchi tutte. Nel suo saggio Microstoria due o tre cose che so di lei, contenuto in Il filo e le tracce, lo studioso, delineando una sorta di storia del termine, fa riferimento proprio al presente testo di Levi: “Poco dopo la comparsa ne Il sistema periodico, la parola microstoria entrò nel lessico storiografico italiano perdendo, come spesso succede, la sua originaria connotazione negativa”.

Degni di attenzione sono i due racconti intitolati rispettivamente Zolfo e Titanio. Situati l’uno di seguito all’altro all’interno della raccolta, ne costituiscono l’elemento d’eccezione. Si tratta, infatti, di due testi di fantasia. Una scelta particolare questa, perché fornisce una sorta di scappatoia per il lettore, e forse per l’autore stesso, da una realtà, quella della guerra, sempre presente nel testo anche se non con la stessa intensità degli altri testi di Levi. Caratterizzati a livello formale da una sorprendente brevità, i due racconti si presentano proprio come una sorta di piccola finestra, una scappatoia verso un altro modo, che permette un distacco di qualche attimo dalla dura realtà.

La bellezza di un testo come Il sistema periodico sta proprio in ciò. Nella capacità dell’autore di creare, attraverso una serie di storie, sconnesse dal punto di vista della successione cronologica, una sorta di storia della propria vita che è, nello stesso tempo, storia della vita di tutti, o almeno di tanti altri individui che, come lui, hanno vissuto l’esperienza della guerra. Sempre in Carbonio si legge: “si può dimostrare che questa storia, del tutto arbitraria, è tuttavia vera. Potrei raccontare innumerevoli storie diverse, e sarebbero tutte vere: tutte letteralmente vere, nella natura dei trapassi, nel loro ordine e nella loro data. Il numero degli atomi è tanto grande che se ne troverebbe sempre uno la cui storia coincida con una qualsiasi storia inventata a capriccio”. E chi ha detto che questa storia non potrebbe essere anche la nostra? L’unico modo per scoprirlo è provare a tuffarsi nella chimica stramba di questo testo e, chissà, scoprire di essere proprio noi quell’atomo di carbonio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.