Mondi di poesia: il sangue amaro di Magrelli

Nei bagni pubblici

Le scritte nei bagni pubblici
mi dicono il dolore
del giovane che scrive,
solo, nei bagni pubblici.

Solo, con la scrittura
di chi l’ha preceduto,
in un colloquio muto,
fitto, nei bagni pubblici.

Anch’io una volta ho scritto,
solo, nei bagni pubblici,
affidando il dolore
agli insulti peggiori.

Qui si scrive soltanto
di odio, nei bagni pubblici,
ma di un odio che gira
come una sigaretta fra compagni.

È con questo componimento di Valerio Magrelli che si vuole cominciare a parlare del suo ultimo libro di poesie, Il sangue amaro, edito Einaudi. È poesia che colpisce subito fin dalla prima lettura, per la semplicità del suo tratto che non significa semplicità di contenuto, bensì immediatezza e profondità. È poesia sulla solitudine e sull’odio, è poesia sull’adolescenza (su chi cresce, chi adolesce, citando lo stesso Magrelli della poesia l’età della tagliola). È facile riconoscere nei bagni pubblici di Magrelli i bagni di una scuola, quelli dove si andava a fumare una sigaretta di nascosto. Quelli dove le scritte sui muri apparivano come stilettate scagliate di nascosto, in ritirata, vigliaccamente. Un odio “comunitario” che si passa come una sigaretta e che colpevolizzava tutti, anche solo per aver letto quelle scritte e non averle cancellate. L’altro grande tema è la solitudine, che spesso ricorre in questa raccolta, ancor più associato al tema della morte, come nella poesia Cerbero:

Morte, tremendo Cerbero,
che fa la guardia al tesoro del non-essere.
Solo un simile mostro poteva
scoraggiarci dal toglierci la vita.
Ma c’è l’eutanasia, polpetta avvelenata
che ci aprirà l’ingresso nel Reame Anestetico.

Poi, di colpo ho capito che il problema non è morire, ma rimanere soli nella morte. E allora, tra le lacrime, ho pensato che potrò stare accanto a chi amo solo qualche altro anno. Eccolo il punto: se detesto vivere, amo sopra ogni cosa vivere insieme a loro. (Ah, potessi convivere senza dovere vivere! Sarebbe il Paradiso! Essere il loro angelo custode!) Dunque, morendo, ossia perdendo infine il nauseabondo peso di me stesso, perderei loro – e anzi, prima o poi, sarò costretto a perderli. Insomma, sono ostaggio dell’Amore:

È lui il tremendo tesoro
che fa argine
sul ciglio del non-essere.

Qui la situazione, si fa interessante; innanzitutto la poesia è intima, quasi un’epistola personale, una riflessione. Colpisce il passaggio improvviso alla prosa, che coinvolge maggiormente proprio per la situazione di confidenza che si viene a creare tra il lettore e l’io lirico. Qui il tema protagonista è thanatos in rapporto ad eros. Morte e Amore sono le due facce della stessa moneta, ed ecco che Amore diviene una condanna per il poeta: la condanna di vivere, uno dei temi centrali della raccolta. Le poesie selezionate fanno parte della sezione Timore e tremore. Ma è un altro il componimento che merita sicuramente un accenno in questo articolo, e che permette di inquadrare il senso profondo della raccolta:

El memorioso

Ingegnoso, mio figlio si chiude nella doccia
incolla un foglio al vetro, dall’esterno,
e per un’ora, immerso nel vapore,
impara a memoria Ugolino.

Scendono l’acqua e i versi, lui sussurra,
mi costa una fortuna, ma alla fine
esce lavato, profumato, pieno
zeppo di endecasillabi.

magrelliContenuta nella sezione Otobiografia (nella quale i componimenti sono caratterizzati da suoni o rumori, da qui il neologismo), questa poesia è uno spicchio di quotidianità della vita del poeta; anche la doccia del figlio può diventare argomento di poesia. Non sappiamo se questa poesia trae origine da un episodio autobiografico del Magrelli, quel che conta è il messaggio. Il figlio si immerge completamente nella poesia dantesca, è la poesia stessa a lavare e profumare il figlio che esce “pieno zeppo di endecasillabi”. Potremmo definire senz’altro interessante la scelta del conte Ugolino: riducendo ai minimi termini la vicenda, al di là di tutto il compendio critico che lo avvolge, il conte non è altro che un padre amorevole (soprattutto oggi che la critica moderna tende ad escludere l’atto di cannibalismo); ed un padre amorevole è l’io lirico presente in questa poesia. Quasi Ugolino fosse senhal dello stesso poeta.

Ma non si vuole né si deve scendere ad ulteriori dettagli critici. La poesia di Magrelli gode di un’immediatezza tale che rende ogni commento superfluo o superficiale. Si tratta di una poesia che potremmo definire quotidiana nella forma, ma raffinata nei temi. Il sangue amaro è una raccolta completa, che non pecca di imperfezioni o di scarsa originalità, e sono molte le poesie che colpiscono a primo impatto, ma ancor più ad una seconda lettura. Si tratta di componimenti che vanno letti ed interpretati con calma, prendendosi un momento di sana riflessione, un momento con se stessi e il testo, in solitudine. Una poesia che dunque ha la capacità di penetrare e coinvolgere, indipendentemente dall’eterogeneità del pubblico, come del resto ci si aspetta da uno dei più grandi poeti italiani contemporanei.


Il libro Il sangue amaro di Valerio Magrelli, edito Einaudi (qui) .

Photocredit copertina: Serena Campanini – Elisabetta Baracchi (qui)

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