Pixar 30 anni di animazione: perché avevamo bisogno di questa mostra?

In principio furono Woody e Buzz. La loro era una Toy Story, ma la Pixar Animation Studios non giocava per niente.

La casa produttrice ha costruito un impero sui cartoons, che con la Pixar sono diventati film d’animazione. Film perché è stato proprio Toy Story, nel 1986, il primo lungometraggio animato mai prodotto nel mondo. Poi è arrivata la vita degli insetti, A Bug’s Life, le associazioni di mostri, Mosters e Co., passando per le lunghe nuotate attraverso l’Oceano Alla ricerca di Nemo, fino all’ esplorazione sotto tutti i punti di vista, destra e sinistra, Inside Out, delle nostre emozioni.

Acquistata dalla Disney nel 2006, la Pixar ha sempre mantenuto una certa autonomia, un taglio tutto suo che la rende comunque riconoscibile. Questo tocco di chiama RenderMan, ed è un software molto sofisticato che dà alle immagini il tipico “effetto Pixar”. Queste sono solo alcune delle curiosità che è possibile sbirciare tra un pannello e l’altro alla mostra Pixar. 30 Anni di animazione, che è dal 9 ottobre a Palazzo delle Esposizioni (Roma) e si può visitare fino al 20 gennaio.

In effetti, col millennio sarebbero 33 di anni (visto che la Pixar è stata fondata nell’86), ma la mostra, ideata da Elyse Klaidman e curata nell’edizione italiana da Maria Grazia Mattei, ha fatto un lungo viaggio, partendo dal Moma di New York con qualche tappa in giro per l’Oriente, prima di arrivare alla Capitale. Si è fatta attendere, ma non ha lasciato a desiderare. Più di 400 opere, tra bozzetti, modellini e istallazioni.

La rassegna analizza e presenta tutta la filmografia, completa anche di cortometraggi. Dalla matita alla tempera, fino alla tecnologia grafica. Il percorso espositivo, progettato da Fabio Fornasari, è una vera e propria carrellata di metodi e strumenti, che racchiude cronologicamente tutti i passaggi prima di arrivare al prodotto finito come lo vediamo sullo schermo. Altro elemento da segnalare sono i pannelli che spiegano la visione Pixar del mondo, che si rivela essere uno sguardo a metà tra il fanciullesco più bello e spensierato e l’ingegneristica cura di dettagli e scenari. Personaggi, Storie e Mondi, sono queste le tre parole d’ordine che scandiscono il percorso dell’utente. Lui, il genitore con a seguito i figlioli piccoli, il trentenne nostalgico, il nerd appassionato, il curioso capitato lì per caso, la coppia romantica alla ricerca di un po’ di dolcezza, insomma, lui-tutti, si ritrova nelle vesti di un pellegrino, che cammina di tappa in tappa tra colori e stupore, sorrisi e un pizzico di malinconia. Tra le attrazioni da segnalare, anche l’Artscapee e lo Zoetrope, dove le opere si animano in un gioco di luci e musica.

Sul biglietto c’è scritto che il tempo medio di visita è un’ora, ma è impossibile riuscire ad uscire prima di due. C’è tanto da vedere, e tutto fa leva proprio sulla curiosità dei visitatori, sulla voglia di scoprire i dietro le quinte dei film d’animazione che hanno segnato la loro infanzia e che stanno segnando quella dei loro figli. Altro punto di forza della mostra è l’atmosfera magica, la sensazione di muoversi dentro un Minimega Mondo dei Balocchi, senza Lucignolo, ma accompagnati per mano dalla Fata Turchina. Insomma un viaggio…Verso l’infinito e oltre.

 

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