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Rileggere Virginia Woolf: la narrazione del tempo e delle cose

Mrs DallowaySono passati molti decenni dalla pubblicazione di Mrs Dalloway. Eppure è un libro che odora ancora di nuovo. Riprenderlo in mano significa riavvolgere molti fili emozionali.

La trama è ben conosciuta: una donna passeggia per le vie di Londra alla ricerca di fiori per una festa prevista la sera stessa nella sua casa. Un uomo compie un percorso analogo toccando gli stessi luoghi. Clarissa Dalloway e Septimus Warren Smith non si incontrano mai, ma condividono la stessa paura e un amore totale per la vita.

Il racconto permette di ripercorrere le tappe del percorso di entrambi dove la variabile è scandita dal Tempo e da una narrazione in cui prevale la simbologia rappresentativa delle cose. Mrs Dalloway parte in tarda mattinata e attraversa i https://bit.ly/2VqUya5luoghi simbolo londinesi: da Westminster a Bond Street fino all’arrivo a casa. Altri personaggi appaiono e scompaiono dalla scena. Come, ad esempio, Lucrezia e Septimus: il loro itinerario tocca invece altri luoghi della capitale inglese: da Bond Street, a Regent’s Park fino ad Harley Street.

L’autrice si serve dell’ambiente metropolitano che diviene il catalizzatore della svolta narrativa nel romanzo e il nucleo da cui si dipanano gli itinerari dei personaggi che via via entrano in scena.  Lo stile moderno rende la lettura piacevole e scorrevole. La strutturazione del romanzo segue quell’arte di montaggio che nella Woolf diviene eco del vario sentire dei personaggi; ed anche si realizza nella sapiente sua abilità nel passare da un personaggio all’altro fino a giungere, dopo averci fatto addentrare nella più profonda e recondita interiorità di tutti i caratteri (da Clarissa a Septimus, a Peter Walsh), al finale, cioè alla festa di Clarissa, dove si intuiscono tanti risvolti della vita: saggezza, follia, leggerezza, profondità, morte. Ecco alcuni percorsi:

Peter Walsh compare all’abbazia di Westminster. Per proseguire poi in direzione Victoria Street, Whitehall, Trafalgar, Portland, Regent’s Park, Broad Street, Blomsbury e ancora a chiudere il cerchio l’abbazia di Westminster. Si muove in questo mosaico visto dall’alto, il marito della protagonista, Richard Dalloway, il quale parte da Mayfair e giunge a Westminster. Personaggi di contorno sono anche Mr Kilman: da Victoria Street fino a Westminster; Elisabeth, il cui itinerario si conclude sempre a Westminster. E infine Lady Bruton che vive nella zona di Brooke Street.

Alcuni elementi oggettivi di transizione non solo caratterizzano i vari capitoli, ma “traghettano” il lettore da un luogo ad un altro: l’automobile nei primi due capitoli, la visione di un aeroplano con la scritta, dal secondo capitolo al terzo, il rintocco del Big Ben a ricordare l’ora e il tempo rimanente per la festa serale, l’incontro con Elise Mitchell, un’anziana https://bit.ly/2HqDQm8signora e di nuovo il rintocco del Big ben. Il tempo e il peregrinare da un luogo all’altro sono dunque alcuni aspetti interessanti di questo romanzo, perché li ritroviamo sia nella forma oggettiva (il Big Ben e gli orologi che scandiscono le ore) sia in quella soggettiva (i rintocchi del Big Ben che vengono sentiti da Clarissa in modo del tutto soggettivo).

Che tipo di storie possono narrarci gli oggetti di transizione in questo romanzo? Tradizionalmente i loro discorsi sono stati ricondotti alla loro natura che parla del valore storico e del prestigio quando ad esempio viene citato spesso il Big Ben o l’Abbazia di Westminster. Ma dietro questa superficie comunicativa possiamo scoprire un valore più intimo delle cose, che in più casi descrivono meglio la società in cui vivono le persone che ruotano attorno a Clarissa Dalloway. È in questo senso che “le cose” ci appaiono animate di un vissuto e di significati che ne accomunano il destino a quello dei loro fruitori i quali finiscono per compiere una ciclicità legata al proprio itinerario, ma non necessariamente scompaiono.

“Se nel passato il pensiero occidentale ha voluto relegare questa valenza quasi magica delle cose nel mondo dei primitivi”, ci dice Roberta Bartoletti, “Virginia Woolf osserva gli oggetti contemporanei per svelarne la vocazione narrativa, creativa e “sovrasensibile”. L’intento di questo percorso è proprio quello di far emergere processi controcorrente, dall’astratto al concreto delle cose. Cose stabili al loro posto, nelle piazze, nelle case, tra le mani, sugli scaffali, ci parlano della vita e del significato, della vastità del tempo, del sapere e della memoria. Come hanno fatto da sempre, da che esistono le persone, da che esistono le società”.

Ma il tempo è anche una scelta stilistica notevole in questa narrazione.

La piacevolezza del passeggiare in solitudine si coniuga con ricordi giovanili sempre ben visualizzati dalla protagonista. Le descrizioni sono dense di metafore sul trascorrere del tempo:

Giugno aveva fatto spuntare tutte le foglie agli alberi. Le madri di Pimlico allattavano i loro piccoli. Dalla Marina all’Ammiraglio era tutto un andirivieni di messaggi, Arlington e Piccadilly, sembravano imbiancare l’aria del parco e col calore sollevare le foglie lucenti sull’onda di quella vitalità divina che Clarissa amava tanto. Danzare, cavalcare, lei adorava tutto ciò.

E ancora:

Non era una volgare gelosia che potesse dividerla da Richard. Temeva invece il tempo e sul volto di Lady Bruton, come fosse stata una meridiana intagliata nella roccia impassibile, leggeva il diminuire della vita come di anno in anno la sua porzione si assottigliava  quando il poco margine che le restava non fosse più suscettibile di allungarsi, di assorbire i colori e i sapori, le tonalità dell’esistenza, come negli anni giovanili, quando entrando in una stanza lei la riempiva e sentiva per un attimo, mentre esitava sulla soglia del salotto, una sospensione squisita, quella forse che potrebbe fermare un tuffatore prima di tuffarsi nel mare che sotto di lui si fa più cupo e luminoso, con le onde che minacciano di rompersi, ma appena leggermente alla superficie si divaricano, e trascinano e nascondonoe mescolano alghe e perle mentre si rivoltano.

Attenta ai particolari, ai dettagli fisici e caratteriali Virginia Woolf offre delle descrizioni sulla natura impeccabili. Il passaggio della Regina nei luoghi simbolo londinesi: Buckingam Palace, Regent’s Park, la Cattedrale di S. Paul.  L’autrice è particolarmente attenta ai dettagli in un intenso dialogo con l’animo. Il romanzo ha il pregio di valorizzare tutte le forme attrattive: la bellezza,  l’intelligenza, l’attrazione, il fascino, le cose e gli ambienti.

I rumori della casa odorano di femminilità, come le azioni consequenziali: conoscere il momento preciso in cui rintocca l’orologio, percepire i rumori leggeri per la tromba delle scale, avvertire il fruscio di una scopa, sentire le chiacchiere vicino alla porta d’ingresso, distinguere le voci giù al piano terra, riconoscere un messaggio, percepire il tintinnio della posateria brillante lucida per la sera.https://bit.ly/2VuYpmK

Il flusso di coscienza passa da un personaggio all’altro. Il narratore onnisciente di solito racconta la storia parlando in terza persona; in Mrs Dalloway, invece, il narratore si può definire “fluido”, cioè in grado di passare da un personaggio all’altro, di entrare nella loro interiorità con una specie di volo narrativo che va da un flusso di coscienza a un altro. Esemplare il passo in cui il lettore avverte il grido-invito di Clarissa verso Peter che sembra rimanere sospeso, vuoto: l’ex non può sentire per il forte rumore del traffico e dello scoccare di tutti gli orologi che battono l’ora. L’abilità della scrittrice inglese sta nel far intendere al lettore come invece quel grido accorato sia, in realtà, ben colto da Peter perché in fondo egli è ancora innamorato di lei.

Virginia Woolf con Life is a luminous halo dichiara una sua teoria della vita: c’è qualcosa che brilla, ma i contorni sono sfumati e pieni di minuscole particelle di nebbia. Tutto ciò che viene osservato, toccato e percepito dai personaggi diviene un altrove abitabile; dall’astrazione si può passare al concreto; le immagini sfocate possono apparire come paesaggi veri e propri. Anche la vita così anche le persone. Mrs Dalloway è un po’ la rappresentazione testuale, o la messa in scena di questa visione della vita.

Perché le nuvole, anche se erano d’un bianco di neve, che si poteva immaginare di prendere un’accetta e tagliarne via qualche scheggia, con dei pendii dorati e sui fianchi dei campi e dei giardini di gioia celestiale che avevano tutte l’aria di stabili dimore allestite per un consesso agli dei al di sopra del mondo, c’era tuttavia tra di esse un perpetuo movimento. Si scambiavano segnali.

Immagini: https://bit.ly/2JovBe3, https://bit.ly/2VqUya5, https://bit.ly/2HqDQm8https://bit.ly/2VuYpmK

Mariangela Lando

 

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