Intervista a Settenove – Una casa editrice per la prevenzione della violenza di genere

Si avvicina la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che ricorre come ogni anno il 25 di Novembre. Un anno fa partecipai con interesse a un incontro di comunicazione sociale di genere con Monica Martinelli, Direttrice di una casa editrice indipendente, un progetto di prevenzione alla violenza di genere, così si legge sul sito di Settenove.

Una casa editrice unica che ha un catalogo dedicato ai bambini per raccontare loro contro gli stereotipi un’immaginario più libero in cui possano sviluppare se stessi in piena autonomia, serenità e libertà attraverso albi illustrati, saggi, romanzi e libri anche per la formazione continua. Ha pubblicato inoltre anche I Quaderni di D.i.Re, la rete nazionale di 74 associazioni di donne che gestiscono i Centri antiviolenza, presenti in quasi tutte le regioni italiane, che raccoglie le esperienze storiche più significative di sostegno alle donne vittime di violenza, a partire da una pratica femminista e da un’analisi centrata sulla differenza di genere e/o sul pensiero della differenza sessuale.

Settenove è stata fondata nel settembre 2013 da Monica Martinelli. Un punto di riferimento editoriale dove letteratura, saggistica e libri per ragazzi si fanno portavoce di istanze sociali legate alla violenza di genere e, in particolare, alla discriminazione femminile. La violenza maschile contro le donne non è un’emergenza improvvisa ma un fenomeno strutturale delle società che va affrontato a partire da un approccio pedagogico e culturale che proponga modelli non discriminatori di educazione paritaria. Per questo, Settenove lavora sugli ostacoli culturali e sociali che, in forme diverse, legittimano la violenza.
Il nome Settenove fa riferimento diretto all’anno 1979. Un anno importante, durante il quale le Nazioni Unite hanno adottato la CEDAW, la Convenzione Onu per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione e violenza contro le donne, che per la prima volta individua nello stereotipo di genere il seme della violenza.
Nel 1979 in Italia la Rai ebbe l’audacia di mandare in onda il documentario Processo per stupro, di Loredana Rotondo.
Nello stesso anno, per la prima volta, una donna, Nilde Iotti, divenne presidente della Camera, assumendo la terza carica dello stato.

Monica Martinelli

Ho avuto il piacere di intervistare Monica e vi lascerei alle sue preziose parole:

Come nasce nel 2013 a Cagli (PU) il progetto editoriale Settenove, il primo italiano interamente dedicato alla prevenzione della discriminazione e della violenza di genere, un impegno contro la discriminazione, un contrasto agli ostacoli culturali, una proposta di nuovi linguaggi, pari opportunità, l’impegno fondamentale nella narrativa per l’infanzia e l’adolescenza?
Buona domanda, Settenove è nata a Cagli, una piccola perla dell’entroterra marchigiano, ma ha avuto una gestazione lunga, concepita in parte a Madrid, strutturata a Bologna e poi nata effettivamente a qui nelle Marche, dove vivo. L’idea di fare «qualcosa» in ambito editoriale contro la violenza di genere è nata quando ho conosciuto le ragazze dei centri antiviolenza madrileni, mentre svolgevo un progetto per conto dell’Università di Urbino, poi ho iniziato il lavoro presso alcune case editrici italiane, come freelance prima e interna poi, e passo passo l’idea si è fatta più chiara. L’incontro con le donne della Casa delle donne di Bologna, mie prime interlocutrici, e della Libreria delle Donne, poi, è stato decisivo per decidere di licenziarmi e intraprendere questo percorso.

La produzione di libri per l’infanzia in Italia è vastissima, spesso però nelle librerie, per seguire i binari delle leggi di mercato, hanno sezioni dedicate alla letteratura d’infanzia poco educative (ad esempio color rosa shocking con i glitter) dietro cui si nascondono beceri stereotipi di genere. Settenove tratta soprattutto testi destinati all’infanzia e all’adolescenza per promuovere modelli non discriminatori di educazione paritaria e lo sviluppo di un immaginario libero da stereotipi. Nel catalogo vi sono bambine selvagge e coraggiose, bambini pieni di sensibilità, animali che appartengono a specie diverse, ma che si riconoscono come “fratelli”. “A me piace Spiderman… e allora?”, “C’è qualcosa di più noioso che essere una principessa rosa?”, “Ettore, l’uomo straordinariamente forte” e “Papà aspetta un bimbo”. Prevenire la violenza di genere attraverso i libri, soprattutto per educare gli adulti del domani. D’altronde il settore dei libri per bambini e ragazzi è il settore dell’editoria che cresce di più. E non solo in Italia, corretto?
Sì, è il settore che pur risentendo della crisi negli ultimi anni – nonostante gli alti e i bassi – ha avuto una buona crescita di visibilità, qualità della proposta e persino vendita. Nel nostro caso, in un paese con pochissimi «lettori forti» e una discriminazione di genere diffusa, il fatto che l’albo illustrato sia ancora amato dal pubblico di lettori e lettrici, è un sostegno importante per la diffusione delle azioni di prevenzione della discriminazione di genere e di promozione della diversità come valore. E, d’altro canto, per lavorare sul rispetto di sé e degli altri, sul conflitto e sul rispetto dell’identità altrui come spazio di libertà intangibile occorre partire da piccole e piccoli. Saper cogliere i segnali di un’ingiustizia nei propri confronti o di un oppressione che si sta esercitando è qualcosa che andrebbe interiorizzato fin da i primi anni di vita in modo da avere già strumenti adeguati ad affrontare la situazione se e quando si presenterà.

Seguite tanti progetti e collane su vari registri narrativi (Albi illustrati e cartonati per bambini e bambine; Documenti tratti dai grandi convegni, seminari e incontri di riflessione sul tema della violenza e discriminazione di genere; Educazione di genere con approfondimenti e percorsi scolastici che introducono una prospettiva di genere rivolti a insegnanti, ragazze e ragazzi, e manuali per operatrici e operatori del settore; Lo scellino sulle parole degli uomini e delle donne contro la discriminazione e la violenza di genere; Narrativa con romanzi, racconti e graphic novel; …). Come decidi che un progetto editoriale ti appassiona? Quali sono i tuoi indicatori?
A dispetto di quanto potrebbe sembrare non sono né il tema né il linguaggio usato. Gli argomenti dei nostri libri sono i più vari e sul linguaggio, se ci sono criticità, si può lavorare. La prima selezione riguarda la trama e lo stile, cerco di leggere le proposte immedesimandomi in una lettrice in libreria, una lettrice attenta alla prospettiva da cui il libro nasce però, quello sì. Una prospettiva femminista o libera da pregiudizi. Attenta alle persone e alla loro storia. Non potrei mai scegliere libri che non acquisterei, e in questo le illustrazioni hanno un grande peso. Sono appassionata di disegno fin da bambina, passavo ore a riprodurre tutto quello che mi aveva colpito e inventare personaggi e, ora, pubblicare delle storie ben illustrate è la prosecuzione di quel gioco.

Come esperienza direttamente precedente, hai lavorato presso la EMI (Editrice missionaria italiana), casa editrice bolognese in cui compartecipano 15 istituti missionari cattolici. Lì sei approdata, dopo una laurea in Giurisprudenza e master in Editoria, dall’Universidad Autónoma di Madrid e il Ministero di Giustizia della Capitale spagnola, dove ti sei appassiona alla violenza di genere e a varie tematiche sociali. Questi passaggi del tuo percorso sono stati vitali o incubatori per Settenove?
Tutto è servito, ho scelto la Emi per il mio primo stage (e poi sono stata scelta da loro, per l’assunzione) per tutta la parte di catalogo legata allo sviluppo sostenibile e al dialogo interreligioso. Sono entrata in contatto con le suore comboniane e alcune teologhe che portano avanti la teologia femminista. Oltre ad imparare il mestiere all’interno di una casa editrice, ho imparato che il mondo cattolico è molto complesso, che l’ambito missionario è un mondo a parte rispetto alla Chiesa di Roma e che, al suo interno, è molto differenziato. Una realtà del tutto lontana (anche qui) da stereotipi o cliché sulla spiritualità. La redazione dell’epoca mi diede un grande sostegno morale durante tutta la gestazione del progetto Settenove e, quando me ne sono andata, sono rimasti un punto di riferimento importante per molto tempo; pensa che Combonifem – la rivista delle suore comboniane – fu la prima testata a recensire i nostri titoli.
Tutt’altra storia rispetto agli attacchi che riceviamo continuamente da estremisti cattolici, diocesi o parrocchie particolarmente chiuse o – credo – spaventate da qualcosa che non hanno nessuna intenzione di capire.
Quindi la risposta è sì, tutte le esperienze fatte, inclusa una scuola di illustrazione che frequentai durante i tre anni di università a Urbino, sono stati incubatori di quello che è ora Settenove.

Ci sono delle novità in serbo per il 2020?
Si, tantissime, continuate a seguirci!

Grazie a Monica e a Settenove per il tempo dedicato, seguite la loro pagina Facebook!

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