turchina

“Turchina” – Intervista a Elena Triolo

«Pinocchio è diventato un bambino vero solo alla fine.
La Fata Turchina è stata vera fin dall’inizio.
E questa è la sua storia.»

Più di un anno fa Bao Publishing ed Elena Triolo, in arte @carotecannella, avevano annunciato l’uscita di un graphic novel molto speciale e affascinante già dalle prime tavole. Finalmente adesso è uscito in libreria e tutt* hanno la possibilità di immergersi in questa storia meravigliosa che ci ricorda come le fiabe, alla fin fine, abbiano molto a che fare con la realtà in cui viviamo e permettono di colorarla e di emozionarsi più di quanto crediamo.

Il titolo di questo fumetto – che è entrato fin da subito nella top ten dei miei preferiti in assoluto – è Turchina e racconta la storia e la vita di Giovanna Ragionieri, bambina, poi adolescente, che ispirò Carlo Collodi per il personaggio della Fata Turchina in Le avventure di Pinocchio. Un racconto intenso, che non fa sconti a nessuno, e che tra magia e dura realtà ci trasporta indietro nel tempo, facendoci sognare di avere – anche noi, in qualche modo – conosciuto il distinto e fantasioso Carlo Collodi che decise che la bambina dai capelli turchini avrebbe avuto un ruolo importante all’interno del suo Pinocchio.

Incredibile che questa storia sia rimasta celata e non narrata, eccetto negli anni Sessanta, ai più. Ma per fortuna ci ha pensato Elena Triolo, che ringrazio, per aver dato la possibilità a tutt* di conoscere la persona di Giovanna Ragionieri e tutto ciò che da lei è nato e sbocciato.

Com’è nata l’idea di raccontare questa storia meravigliosa, ma soprattutto vera? Pinocchio era la tua fiaba preferita quand’eri bambina?
Ho sempre amato Le avventure di Pinocchio. Conoscevo la storia di Giovanna fin da quando ero piccola, me l’aveva raccontata il nonno. Poi sono cresciuta e non ci ho più pensato. Quando mi sono resa conto che nessuno più se ne ricordava (quasi nemmeno io) ho deciso di raccontarla a più persone possibili perché ha dell’incredibile.

È proprio così! Turchina racconta la storia di Giovanna Ragionieri, la bambina che ispirò Collodi per il personaggio della Fata Turchina. Essendo una storia che è in parte legata anche alla tua famiglia (perché era una tua lontana parente), ti chiedo per prima cosa: come hai reagito quando hai compreso che le parole di tuo nonno sul legame familiare erano vere? Ci racconteresti quest’aneddoto prezioso?
Quando mio nonno mi raccontò di questa lontana parentela, non ci volevo credere, quasi mi vergognavo, pensavo mi prendesse in giro. Quando ho capito che era tutto vero mi sono emozionata tantissimo e ho deciso che avrei reso onore nel migliore dei modi a questa storia, raccontandola meglio che potevo.

Turchina era stato annunciato da tempo, ma immagino che il processo di lavorazione, e soprattutto di ricerca, sia stato lungo. Oltre ai libri che hai letto (e che sono riportati alla fine del fumetto in forma di bibliografia), per reperire informazioni su Giovanna, sei riuscita a contattare qualche suo familiare o conoscente? Quali sono state le fasi della lavorazione? Ho letto anche che sei stata in visita alla Villa Il Bel Riposo…
La lavorazione a questo libro è stata molto lunga, soprattutto la fase di ricerca è stata particolarmente laboriosa. Ho fatto varie ricerche alla Biblioteca nazionale di Firenze per trovare gli articoli su Giovanna su vari quotidiani degli anni Sessanta. Uno dei momenti più imbarazzanti è stato quando il mio compagno mi ha convinta a suonare il campanello della Villa Bel Riposo. Il proprietario è un signore gentilissimo e ci ha accolti e fatto vedere il bellissimo interno. Non ci potevo credere.

Giovanna e Carlo continuano a chiacchierare anche dopo la morte di quest’ultimo. È un espediente narrativo che ho apprezzato molto. Lo avevi già deciso fin dall’inizio oppure è una scelta che hai ipotizzato durante il work in progress?
Ho deciso di far dialogare i due protagonisti già mentre pensavo alla storia, volevo che fosse evidente il legame fra loro.

Sei riuscita a raccogliere in quasi duecento pagine la storia di una vita intera, ovviamente dando spazio ai momenti salienti, anche storici, e raffigurando Giovanna come una donna aperta e libera, nonostante la storia sia ambientata tra l’Ottocento e il Novecento. Hai dovuto fare dei tagli?
Non ho fatto dei grossi tagli, ho inserito della fiction per ammorbidire e allungare qualche passaggio. La storia era talmente bella e fluiva così bene (una volta ricostruiti tutti i punti) che ho voluto raccontarla così com’era.

Ho trovato molto belle le parti in cui Giovanna cresce, dall’arrivo delle mestruazioni raggiungendo quindi l’adolescenza, fino ad arrivare alla cosiddetta “età da marito”. In tal senso, si può dire che Giovanna aveva delle idee progressiste/femministe?
Effettivamente non sappiamo se la vera Giovanna agisse e pensasse in modo così progressista, sono stata io a inserire questi temi che per me sono molto importanti.

La storia editoriale di Pinocchio è molto nota a tutt*, eppure non si è mai sentito parlare di Giovanna Ragionieri (per dire, io ho studiato il testo anche all’università e non ricordo saggi o appendici che ne facessero menzione). Com’è possibile, secondo te, che una storia così straordinaria non sia mai stata effettivamente raccontata da nessuno negli ultimi decenni? O se è stata raccontata, perché non ha avuto la giusta attenzione “mediatica”?
La storia di Giovanna godette di un relativo successo mediatico durante gli anni Sessanta del Novecento. È stata tramandata oralmente e non ci sono documenti che provano che sia tutto vero, forse è per questo, oppure è perché non crediamo più alle fate?

Nel tuo fumetto c’è molto di Collodi, e, al tempo stesso, c’è anche molto della fiaba di Pinocchio nella sua chiave più tradizionale e realistica. Sono diversi gli accenni che fai al libro, (riportando degli estratti o disegnando alcuni elementi riconducibilissimi a Pinocchio come per esempio il Paese dei Balocchi e l’asino, per citarne alcuni), che, non dimentichiamolo, in certi passaggi – nonostante tutt* siano forse più abituati alla versione disneyana – mostra un realismo feroce, una cupezza e scene un po’ paurose, soprattutto quelle inerenti alla morte. Pinocchio oggi è un classico, un capolavoro della letteratura per l’infanzia sia nazionale che internazionale e probabilmente rileggendolo in età adulta può dare spunti e chiavi di lettura diverse rispetto a quando lo si legge nell’infanzia. Tu cosa ne pensi? Rileggerlo ti ha permesso di comprendere meglio la figura di Collodi e quello che voleva raccontare?
Le varie riletture che ho fatto del capolavoro di Collodi sono state preziosissime. Ho amato il realismo presente nella storia e soprattutto la narrazione della morte, cruda e realistica, fatta dall’autore. Nell’Ottocento infatti le persone avevano più familiarità con le situazioni luttuose per vari motivi per esempio l’aspettativa di vita bassa, la mortalità infantile alta, le morti di parto… La gente faceva i conti tutti i giorni con la morte, lo dimostra il fatto che il Collodi ne parli con naturalezza in un libro per bambini. Ho voluto sottolineare questo aspetto nel mio libro: del resto la bambina dai capelli turchini quando appare per la prima volta a Pinocchio dice di essere morta, e devo dire la verità, sembra quasi una scena horror!

Giovanna e Carlo sono indubbiamente i due protagonisti della storia, ma c’è spazio anche per tanti personaggi secondari che occupano, chi più chi meno, l’arco narrativo della storia. Qual è, se c’è, il personaggio secondario a cui ti sei affezionata di più? E perché?
Il personaggio a cui sono più affezionata è Paolo Lorenzini, il fratello di Carlo. È stata una personalità importantissima perché fu l’amministratore delegato della Manifattura Ginori. Sotto la sua direzione, infatti, ha raggiunto il livello tecnico/artistico per la quale ancora oggi è ricordata. Ho avuto modo di conoscere la sua figura già quando, anni fa, scrivevo la mia tesi in Storia dell’Arte e mi ha da subito affascinato.

Pinocchio è un’opera straordinaria e la storia del burattino di legno che diventa un bambino vero è stata, spesso e volentieri, oggetto di varie trasposizioni, per ultima quella di Guillermo del Toro che personalmente ho apprezzato e a cui, per certi versi, soprattutto storici, il tuo fumetto mi ha fatto ripensare. Tu l’hai visto? Cosa ne pensi? E se dovessi scegliere la tua trasposizione cinematografica di Pinocchio preferita quale sceglieresti e perché?
Ho visto il film di del Toro e mi ha molto commosso. Una trasposizione che mi è piaciuta tantissimo è quella di Garrone, uscita qualche anno fa (esattamente quando iniziavo a pensare a Turchina). La trovo molto fedele al libro e questo, secondo me, è un bel merito se si vuole conoscere la storia senza troppi stravolgimenti.

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