Il gioco della vita – eredità e passioni nel secondo capitolo della famiglia Whiteoak

È trascorso un anno dal tradimento e dalla scomparsa di Eden e a Jalna le cose sembrano aver ritrovato il loro equilibrio, seppur precario. Piers e Pheasant, reduci dallo scandalo e dalla vergogna che ha colpito il loro matrimonio, hanno dato alla luce il piccolo Mooye; Meg è finalmente spostata e ha avuto una bambina, alla quale si dedica a tempo pieno, e il resto della famiglia continua la vita di sempre senza particolari stravolgimenti.

Eppure rispetto al quadro famigliare che ci era stato presentato nel primo libro – di cui abbiamo parlato qui – la famiglia Whiteoak è molto cambiata. Renny, anche se in silenzio, continua a pensare ad Alayne, tornata a New York dopo il matrimonio fallimentare con Eden, e Adeline passa sempre più tempo allettata nella sua stanza. Insomma, qualcosa dopo lo scoppio dello scandalo che ha concluso il primo volume della lunga saga si è rotto, aprendo una crepa nella solida struttura di Jalna.

Il gioco della vita è il titolo del secondo volume della saga famigliare dei Whiteoak, arrivato in Italia a maggio grazie a Fazi Editore. La vita e la morte sono al centro di questo secondo capitolo e il loro rapporto si colora di sfumature diverse.

Da una parte il gioco della vita è quello che mette a confronto la più classica delle dicotomie: una vita che giunge al termine, quella dell’anziana Adeline, in opposizione alle due nuove vite che arrivano a Jalna, il piccolo Maurice e la piccola Patience.

C’è poi un livello più profondo, ma legato al significato letterale del titolo, che è proprio quello del giocare con le vite degli altri, attività nella quale i Whiteoak eccellono. Per prima Adeline che da sempre gioca con le vite dei figli e dei nipoti, in continua competizione per accaparrarsi l’eredità. Seguono nel gioco, ben istruiti e preparati, figli e nipoti. Nicholas che viene mandato a New York per recuperare Finch fuggito di nascosto; Renny e Eden coalizzati, per la prima volta, nell’intento di convincere Alayne a tornare a Jalna per prendersi cura del marito gravemente malato.  

Insomma, a muovere le fila della storia dei Whiteoak è proprio una fitta rete di giochi di potere, all’interno della quale nascono e si disfano le relazioni che mandano avanti la famiglia.

A differenza di Jalna¸ pensato e scritto per essere un’introduzione alla storia dei Whiteoak, Il gioco della vita non ha bisogno di soffermarsi sulla descrizione dei personaggi e non deve spiegare nulla al lettore, il quale ha già confidenza con le dinamiche della famiglia. È per questo che il ritmo della narrazione risulta più incalzante rispetto al primo volume e la scrittura più scorrevole. Conosciamo bene i personaggi, sappiamo come si muovono e non è difficile anticipare quali saranno le loro reazioni agli eventi. Questo, però, non ci impedisce di rimanere stupiti davanti ai colpi di scena e a sorprenderci e emozionarci, anche quando riusciamo a intuire cosa sta per succedere. Ciò è possibile grazie alla prosa snella e ironica dell’autrice che rende la narrazione scorrevole e affatto noiosa.

Rivelazione di questo secondo capitolo è la figura di Finch, sempre più incompreso e vittima di una famiglia che non lo supporto e lo deride costantemente. Il suo personaggio è quello che più di tutti dà un senso al titolo del romanzo. Finch è vittima del gioco della vita, non sa stare al mondo, ma allo stesso tempo non riesce a non farne parte. Entrambi i suoi tentativi di tagliare i rapporti con la realtà – prima scappando a New York e poi tentando il suicidio – non vanno a buon fine. Jalna, la casa, lo richiama a sé e lui non può sfuggire all’appello.

Lo scricchiolio delle scale mentre saliva era per lui la voce della casa che gli dava il benvenuto e lo rimproverava. La soffitta si lamentava di essere stata abbandonata per troppo tempo. Per lunghe settimane nessuno aveva ascoltato la voce della casa di notte, e tutto ciò che aveva detto era andato perduto per sempre. Le pareti della stanza non riuscivano a stare ferme; sembravano tremare per la consapevolezza della sua presenza. I fiori sbiaditi della carta da parati ondeggiavano come battuti dal vento, mentre lui rimaneva immobile ad annusare gli odori famigliari.

Proprio lei, Jalna, si riconferma protagonista indiscussa del romanzo. Come una calamita, la dimora esercita una forza di attrazione su chiunque l’abbia vissuta. Alayne non riesce a non tornare, Augusta rientrerà in Inghilterra soltanto alla fine del romanzo e perfino Eden – che sembra essere quello che ne sente meno la mancanza – è costretto a tornare perché solo Jalna sarà in grado di salvargli la vita.

In questo secondo romanzo abbiamo assistito a un capovolgimento degli equilibri della famiglia e alla creazione di una nuova, apparente, condizione di stabilità. Sarà destinata a durare o presto gli abitanti di Jalna dovranno nuovamente fare i conti con la realtà? Per scoprirlo non ci resta che attendere l’uscita del terzo volume!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.