Gli abissi del tempo. Quest’ora sommersa di Emiliano Poddi

Emiliano Poddi è un ex giocatore di basket. E forse proprio da questo, dall’aver praticato uno sport dove il cronometro di gioco non fa altro che fermarsi e ripartire, accelerare a perdifiato e frenare al limite, deriva la sua ossessione per il tempo. Nelle pagine di Poddi anni, minuti e secondi si comprimono e dilatano; la narrazione non è una linea retta ma una serie di segmenti temporali che, come i raggi della ruota di una bicicletta, partono da un mozzo centrale e fanno girare la storia; i personaggi stessi percepiscono l’importanza di trovarsi in un posto specifico nel momento esatto, in un impianto narrativo tanto letterario quanto debitore di un certo tipo di immaginario cinematografico, che va da Orson Welles a Christopher Nolan. Succedeva nel precedente Le vittorie imperfette (Feltrinelli, 2016), che espandeva in 200 pagine il racconto dei 3 secondi più lunghi della storia del basket, e accade nuovamente in Quest’ora sommersa (Feltrinelli), che ha l’ambizione, uguale e contraria, di condensare nei 60 minuti che costituiscono il tempo della storia i 101 anni di vita di Leni Riefenstahl, la regista del Terzo Reich, la donna a cui Adolf Hitler affidò la propaganda cinematografica nazista.

Immagine che contiene persona, fotocamera

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L’ora sommersa, il mozzo della ruota costruita da Poddi, è l’ultima immersione che una Leni Riefenstahl ormai centenaria e prossima alla morte fa nelle acque di un atollo delle Maldive, accompagnata dal personaggio fittizio della biologa marina Martha. I raggi della ruota sono quelli attraverso i quali la voce narrante di Martha guida il lettore alla scoperta del suo legame con la Riefenstahl, avanti e indietro nel tempo e nella Storia, guardando in faccia un abisso che non è solo luogo fisico dell’azione ma anche metafora del tempo stesso, creatura fluida e lenta, all’apparenza immobile ma estremamente viva e pericolosa.  Martha lo scopre a sue spese, dopo aver scelto Biologia e non Storia preferendo studiare le cose vive piuttosto che quelle morte, senza capire che il passato non è qualcosa che si possa seppellire, ma una trappola che aspetta il momento giusto per tornare quando meno te l’aspetti. È come l’acqua che non bolle se la guardi, come il destino che incombe in tutte le storie nere.

E questa è, a tutti gli effetti, la storia nera di un personaggio sfuggente come una manta, che proviene da un altro abisso della Storia – il nazismo – e solo nell’abisso si può studiare. Perché cercare di capire Leni Riefenstahl in superficie è impossibile.

Forte di un lavoro di ricerca evidentemente preciso e del punto di vista femminile e credibile di Martha, Poddi restituisce tutta l’ambiguità di una figura che ha fatto dell’esteriorità un paradigma, di una donna che a 100 anni non rinuncia alle unghie rosse e alla chioma biondo platino. Nel corso della sua vita avventurosa in giro per il mondo, Leni Riefenstahl ha sempre cercato la bellezza, la precisione del gesto, le sfumature dei colori, in nome di una perfezione tecnica che ha sempre utilizzato come alibi. Ha riprodotto la realtà riducendo tutto a pura forma, apparentemente senza capire il mondo che la circondava, si trattasse di un reportage tra le tribù africane o dell’apologia del nazismo alla base dei film commissionati dal Reich.

Casella di testo: Foto di Àngel Guimerà i Jorge

Quest’ora sommersa disegna la netta contrapposizione tra lei, che fotografa flora e fauna del fondale marino estrapolandole dal contesto e quasi trasformandole in altro, e Martha, che ne ha una conoscenza enciclopedica e umana. Due donne agli antipodi – il pensiero contro la vanità, l’etica contro l’estetica, lo studio della vita contro la ricerca incessante di un simulacro immortale – e in mezzo Tiefland, un piccolo film sconosciuto che le unisce e le separa.

L’intelligenza di Poddi nel giocare con il tempo sta anche nell’utilizzo di un pezzo di Storia per affrontare sottotraccia un tema ben radicato nel nostro presente: quanto vale la forza di un’immagine? Quanto è vitale nel mondo contemporaneo maneggiare con consapevolezza e conoscenza il linguaggio visivo? Quali sono le implicazioni politiche che questo mezzo espressivo comporta nella società dell’apparire? E quanto la Storia può insegnarci per non ricadere negli errori del passato?

Leni Riefenstahl ha sempre rispedito al mittente le accuse di filonazismo, giustificandosi, in sostanza, con il fatto che l’unico monumento che ha cercato di erigere in vita è stato quello al suo ego smisurato. Cosa che non la rende tanto diversa da certi personaggi che oggi riempiono, con la loro presenza ingombrante, i palazzi del potere, i salotti buoni della cultura e le pagine dei più svariati social network. Emiliano Poddi è un ex giocatore di basket. E con questo libro ci chiede di chiamare un time out, fermare il cronometro, leggere con attenzione e riordinare le idee. Il passato è sempre dietro l’angolo e il destino di molti sempre nelle mani delle decisioni di pochi.

Davide Cerreja Fus

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