Quel tipo di donna secondo Valeria Parrella

Valeria Parrella non ha bisogno di presentazioni. Durante la sua carriera ha ricevuto diversi premi, come il Premio Flaiano per la narrativa per il romanzo Almarina (terzo al Premio Strega 2020). Collabora con testate giornalistiche e insegna a importanti corsi di scrittura, oggi i suoi libri sono tradotti in 11 lingue worldwide. L’ultimo lavoro, scritto durante il lockdown 2020, Quel tipo di donna, è stato pubblicato qualche mese fa per HarperCollins Italia.

Questa storia è tutta al femminile, non è solo la storia di quattro amiche quarantenni, ma di tutte le donne, o meglio quelle di un certo tipo. Sono quel tipo di donne che hanno mangiato da sole tante volte, per piacere o meno, che l’avessero scelto o no. Sono quel tipo di donne che sono cresciute con l’esempio delle altre che hanno combattuto, amato e vissuto prima di loro, altre donne che si sono battute per la propria e per la loro libertà. Le protagoniste di questa storia fanno un incredibile viaggio on the road con una mercedes bianca anni Ottanta in cui ogni donna si riconoscerà.

La protagonista – il soggetto narrante nonché un capricorno –, Dolores – del segno gemelli, la compagna di viaggio perfetta –, la sua amica-sorella Carola – altra gemelli estremamente intelligente, una fricchettona dalla mente profonda e lucida, molto positiva, impegnata a crescere bambini e leggere libri belli – e Camilla – capricorno, ordinata, puntuale, completamente sregolata a letto, una che decide per prima perché vuole scegliere, non essere scelta – partono per la Turchia lasciandosi alle spalle la rovente e smorta Napoli d’agosto.

Un viaggio a otto piedi, con due capricorno quadrate, molto assertive e precise, maniacali, monolitiche, guardinghe e due gemelli solari, allegre, serene senza essere superficiali, donne di spettacolo e cultura. Erano state così non solo per tutto il viaggio ma per tutta la vita, che non è fatta semplicemente di stadi successivi. I capricorno avevano salvato le gemelli dai casini, loro avevano salvato le amiche dalla noia. Tra amiche si fa così. Ho letto questo libro potente, melanconico e ironico in pochissime ore perché è in grado di farti immergere in questo viaggio in cui ognuna delle protagoniste ha dovuto lasciare qualcosa.

Carola e Dolores avevano sempre fatto qualunque cosa senza mai pensare alle conseguenze. Sono diventate sorelle, hanno avuto gli stessi fidanzati in tempi diversi o nello stesso momento, e poi quando sono arrivati i primi dolori, o le prime bambine, li hanno cresciuti sempre insieme. Il motivo di questo viaggio è che Dolores ha avuto forse il più grande dei dolori: ha perso una figlia a causa di una malattia. Il viaggio in Turchia durante il Ramadan diventa come una pratica terapeutica per far emergere qualcosa per sistemarla. Il viaggio finisce per non riguardare la superficie degli eventi ma il suo rimosso sotterraneo: ciò che viene custodito nel cuore, nelle viscere, sotto, dentro, più dentro ancora.

L’io narrante, di cui non sappiamo il nome per tutto il romanzo, ha problemi di autostima, si è sempre fatta seconda di qualcun’altra. Donna comodissima e disponibile non rivendica mai nulla ai suoi amanti. Aveva dissipato quarant’anni di forze dietro a uomini che amavano altre, sceglievano altre, andavano a teatro con altre mettendosi i vestiti belli. Certa che non esista né una condizione né un’età per dirsi fuori completamente né dall’epoca da ragazza né da quella di adulta, perché forse si alternano dentro di noi a velocità variabile e mai costante, tornano a distanza di tempo e in percentuale maggiore o minore. Decide di fare questo viaggio con le sue amiche perché sono tre donne di cui si fida che ne avevano passate tante. Insomma capita a tutte noi, ti fidi molto di chi ha esperienza di gioie e dolori, chi ne ha viste tante e come te, tra donne, cerca solo la pace senza niente o nessuno da rincorrere o aspettare.

Abbiamo tutte paura di non farcela e spesso siamo il principale ostacolo alla nostra stessa realizzazione, bloccando azioni che potremmo compiere serenamente o commettendo apposta autosabotaggi. La verità è che siamo quello che siamo, non siamo un tipo di donna specifico. Ci basta per andare avanti. A volte sembra che non reggiamo quel mandato esistenziale arrivato dalla consapevolezza di procedere da una coppia primigenia, la paura di non saper rinunciare alla reiterazione dei litigi, dei divorzi, dei tradimenti, oppure di non riuscire a replicare l’amore indissolubile, quello che fa cinque figli e si guarda oltre le rughe. La paura delle piccole cose, come avere la febbre e nessuno che ti porti la Tachipirina, fa male, ci rende faticosa l’esistenza.

Valeria Parrella

Valeria Parrella con il suo stile scanzonato e irriverente ci racconta un viaggio verso la nostra vera essenza, alla libertà e alla solidarietà che ci fa compagnia nei momenti terribili. Le donne si possono riconoscere. Così riconosciamo le persone come nostre simili perché non potranno prenderti in giro o pesarti male. È bello perdersi quando ci si rivedrà all’uscita.

Incoraggiata da tutta quella sorellanza, l’io narrante si sente riposata come solo si può essere quando ci si lascia tutto dietro, ma dietro lontano in un altrove distante perché a volte non ti trovi di fronte a sfide ma a momenti in cui comprendi che non puoi essere sempre forte e ti devi proteggere per salvarti. Il viaggio è un bel viaggio, ma a un certo punto inizia a sembrare dolce anche il ritorno a casa. Perché nella vita ogni cosa ha un suo tempo, e non bisogna avere fretta perché tutto arriva quando deve. Bisogna però vivere con la perseveranza che appartiene al passato o al futuro prossimo. Ci sarà sempre un momento in cui si è coppia e un altro in cui si è solitudine, e poi si tornerà a essere gruppo. E bisogna ricordare che l’amicizia è l’amore nella sua prima forma.

Quel tipo di donna è un libro che mi è piaciuto ma che mi ha fatto anche male. Sono tornati gli incubi di notti insonni passate – perché questo libro è come un viaggio onirico. Alcune tra le persone che mi hanno deluso di più nella mia vita sono state delle donne. Non è solo l’atteggiamento poco corretto, ma è stata la rottura del patto di solidarietà femminile a ferirmi di più. E poi ci sono donne che considerano le altre donne delle nemiche con cui competere a prescindere. Penso non ci sia nulla di più sbagliato e quasi malsano, contronatura. Luisa Muraro in una conversazione privata con Parrella le ha dato il consiglio “Stringiti alla comunità delle donne, perché quando sarai vecchia saranno loro che ti salveranno: non i maschi” e lei l’ha resa la citazione di inizio libro in esergo. Non ho altro da aggiungere se non l’invito per tutte le donne a sostenersi di più, amarsi a vicenda perché solo così nascono tante belle cose nel mondo aldilà di ogni stereotipo. È che è molto facile innamorarsi delle donne, perché le donne sono belle. Innamorarsi in maniera estemporanea della propria immagine riflessa in un’altra sé.

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