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Capelli, lacrime e zanzare: la storia di tutti

Per poterci addentrare nell’universo naturale e umano di Namwali Serpell, dobbiamo prima di tutto sciogliere ogni riserva. Dobbiamo lasciarle il comando, mentre ci conduce con maestria in case nobiliari piemontesi e in casupole zambesi di una stanza sola, mentre fa incontrare e fa allontanare, intreccia e disfa, compone e spazza via con un colpo di polso: perché Serpell tiene il filo bene stretto.

Capelli, lacrime e zanzare (Fazi Editore, 2021) è una saga multifamiliare, multigenerazionale, multirazziale, in cui la presenza femminile è forte, fondante e direzionale, in cui si scontrano poteri alti e la più intima quotidianità, in cui il desiderio e la disfatta convivono spalla a spalla. “Le nonne”, “Le madri”, “I bambini” e a concludere “La diga”: quattro sezioni per ottocento pagine e tante vite, che si ritrovano a gravitare attorno lo stesso centro – un punto preciso lungo il fiume Zambesi –, unite da legami invisibili composti anche da uno sciame di zanzare. Animaletti fastidiosi, inutili, dannosi, che in questo romanzo hanno però la stessa funzione del coro greco o degli intermezzi delle Onde di Virginia Woolf: accompagnare, sottolineare, commentare.

Ebbene, è ora di ribaltare le favole, per così dire, è ora che siamo noi a raccontare a voi ciò che sappiamo. Uno sciame non è che una rete allentata di nodi. Aleggiamo, un’individualità elastica.

Namwali Serpell, Capelli, lacrime e zanzare

A fare contemporaneamente da sfondo e da protagonista silenzioso c’è una nazione, lo Zambia, che vediamo trasformarsi sotto la colonizzazione, le rivoluzioni, i colpi di stato, il virus, in cui nulla rimane intoccato, dalla cultura alla moneta, dalla lingua al corso di un fiume. Una snaturazione vestita da progresso, un adattamento chiamato avanzamento, una perdita chiamata Storia.

Le sfumature della pelle, i termini razziali, le classi sociali, le possibilità economiche e le scelte politiche: in Capelli, lacrime e zanzare i punti di contatto e quelli di lotta si trasmettono con il dna o si rinnegano di genitore in figliə, avvicinano lə protagnistə o rendono le differenze insormontabili – come una diga, la Kariba Dam, arresta e doma lo Zambesi.

Le mie predilette sono le madri, l’inconsapevole inizio di tutto. C’è Sibilla, i cui capelli non smettono di crescere e sono su tutto il corpo, viso compreso, e saranno una condanna ma anche un investimento, c’è la benestante e bianca Agnes che diventa cieca e cambia direzione alla propria vita, c’è Matha che vuole solo imparare, imparare, imparare e che sarà la cadetta di una sgangherata missione spaziale fino a che non saprà far nulla altro che piangere sempre. A fare da contraltare a queste e alle altre donne, pratiche e poetiche, ci sono uomini iperambiziosi, scorretti, opachi, che anche quando sembrano coperti di dolcezza, come Lionel, non hanno paura di tradire e mentire. Più che l’amore, è la passione a trainare questi personaggi e la Storia: quella sessuale, quella per il potere, quella per la rivolta, quella per il denaro. E questa passione travolge chi la ricerca e chi seguirà: anche a distanza generazionale le colpe non smetteranno di essere pagate.

Il suo matrimonio le appariva da tempo come una borsa che aveva tralasciato di svuotare e che si portava ancora dietro, anche se teneva i soldi, il fazzoletto e il pettine da qualche altra parte.

Namwali Serpell, Capelli, lacrime e zanzare

Se pensare alle atmosfere di Cent’anni di solitudine è assolutamente corretto, l’abilità di Namwali Serpell sta nel trasformare Capelli, lacrime e zanzare da romanzo storico familiare a romanzo fantascientifico, quasi senza farcene rendere conto. Improvvisamente, le zanzare non sono solo insetti che trascendono il tempo, la Storia e le storie: diventano droni quasi impercettibili, un esercito alato in grado di attaccare sotto comando.
Ci ritroviamo in un tempo distopico, in cui tutto sembra muoversi più velocemente di quanto riusciamo a comprendere attraverso le pagine: questo è il momento in cui dobbiamo fidarci di Namwali ancora di più, sapere che ha il filo sempre tra le mani.

Leggere Capelli, lacrime e zanzare durante la parte più intensa della campagna vaccinale contro il Covid-19 è stato strano: il virus nella prima parte del romanzo sembra essere la malaria – supportata dalla presenza costante e ossessiva delle zanzare – mentre diventa chiaramente l’HIV nella seconda, fino all’iniezione sottocutanea di massa di un chip (Bead) che diventa «lo snodo di email, messaggi, social media, lavoro, soldi […], alcune catene sudafricane consentivano di usarli come carte di credito. La gente li usava addirittura per votare. Perché non per la salute pubblica allora?». Sounds familiar? Sono qui con Immuni scaricata sul mio smartphone sin dall’inizio del rilascio, mentre si discute di Green Pass e la certificazione si può scaricare da diversi siti e app, può essere scannerizzata e controllata – e questo sta infastidendo molti.

Mentre la tecnologia avanza, la malattia avanza, la globalizzazione avanza, lə nostrə protagonistə sembrano arrancare, confusə tanto sulla meta quanto nell’attimo, al crocevia di lotte mondiali e intime, di sforzi collettivi allo stesso tempo locali e universali, consapevolə di detenere un pezzo del futuro – ma mai liberə dal proprio passato.

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