“Vai all’inferno, Dante!”, ma aleggia intorno a noi

Quest’anno ricorre il 700° anniversario dalla morte di Dante Alighieri, e abbiamo deciso di celebrarlo con una rubrica chiamata Danteversario che ci accompagnerà per gran parte dell’anno dantesco. La rubrica parlerà esclusivamente di Dante, concentrandosi su curiosità, reinterpretazioni, recensioni, suggerimenti e consigli


Qualche anno fa, quando facevo l’assistente di lingua in Francia, una collega mi chiese di parlare di Dante e della Divina Commedia in una classe di scuola superiore. Il giorno prima, mentre preparavo la lezione, ero veramente emozionata e felice perché, nonostante siano passati secoli, Dante continua a essere attuale e la sua Commedia ci offre costantemente spunti e argomenti di discussione che possono essere declinati nell’attualità in diverse tematiche.

Quest’anno ricorre il settecentesimo anniversario della sua morte e molte iniziative sono state organizzate per celebrare il padre della lingua e della letteratura italiana. Oltre a eventi fisici e digitali, sono stati pubblicati in questi mesi molti libri di fiction e non-fiction ad hoc. Tra questi Vai all’inferno, Dante! di Luigi Garlando (Rizzoli), un romanzo divertente e pirotecnico, pieno di colpi di scena e di dialoghi in endecasillabi.

Vasco Guidobaldi, l’ultimo valoroso discendente del crociato Guidobaldo Guidobaldi, caduto eroicamente nel 1187 in difesa del Santo Sepolcro, è il protagonista di questa storia ambientata ai giorni nostri. Ha quattordici anni, vive a Firenze alla Gagliarda, una sontuosa villa cinquecentesca, residenza dei Guidobaldi e sede dell’impresa di famiglia, la Mors tua, un’azienda che crea tombe stravaganti e sontuose per vip e persone dell’alta società.

Vasco sembra avere tutto dalla vita: è ricco sfondato, alla Gagliarda il personale è al suo servizio, il nonno lo porta a vedere le partite della Fiorentina in tribuna vip, a scuola quasi tutti i compagni lo osannano e il suo canale Youtube ha migliaia di follower. Vasco, infatti, è imbattibile a Fortnite e in futuro vuole diventare un gamer professionista.

Vasco è ripetente, frequenta la scuola media Collodi, ma di studiare non ha voglia. Preferisce maltrattare e bullizzare gli insegnanti e i compagni. E anche a casa, tolti dalla lista il nonno e il padre Cosimo, l’adolescente organizza scherzi meschini a discapito dei suoi zii e dei suoi cugini. A primo impatto Vasco è antipatico, snob, prepotente e tremendamente sicuro di sé tanto da essere convinto di essere in credito con la vita, ma conoscendolo meglio – canto dopo canto (invece che capitolo dopo capitolo) – si comprende di trovarsi davanti a un ragazzino triste, che sconta giornalmente la perdita della madre avvenuta cinque anni prima. Vasco si sente terribilmente solo: il padre ha abbandonato l’azienda di famiglia e passa le giornate a giocare a golf, immerso nel suo dolore; mentre Tessa, la sorella di Vasco, ha preferito fuggire da Firenze e andare ad aiutare i migranti in mare, facendosi arrestare di tanto in tanto e creando scompiglio per salvare delle vite (indubbiamente la sua figura è un omaggio a Carola Rackete e a tutti/e i/le volontari/e che fanno parte di associazioni e ONG che si imbarcano nel Mediterraneo).

Vasco non lo sa, ma la sua vita è destinata a cambiare e capovolgersi nel giro di qualche giorno. Una sera, mentre sta giocando a Fortnite ed è in diretta, viene battuto da un avversario che si fa chiamare Dante e indossa il classico copricapo del Poeta.

«Oh Guidobaldi, becca Montaperti!
Or mi conoscerai, vil ghibellino.
Ben ti convien tenere gli occhi aperti.»

Il misterioso avversario scrive in chat questi versi e se la prende sul personale con Vasco il quale è spaesato e comincia a sospettare di qualche suo compagno di scuola a cui non è particolarmente simpatico. Finché un giorno, fermato da due agenti per aver commesso un furto, Vasco viene salvato davanti al Battistero di San Giovanni da un signore vestito da Dante Alighieri, con il mantello rosso, il classico copricapo e una corona di alloro in testa, che recita canti della Commedia non appena qualcuno mette una moneta nel piattino. Il fatto più clamoroso è che quel signore non è vestito da Dante, ma… è proprio Dante, mandato in missione dal paradiso dalla madre di Vasco per aiutare il figlio a riprendere la retta via e a fargli da mentore virgiliano.
Inizia così un’amicizia speciale tra il poeta del Trecento e il ragazzo del Duemila. Un’amicizia fatta principalmente di terzine dantesche (Dante parla solo in versi), di risate, di consigli e confessioni.

Grazie a Dante, Vasco comincerà a vedere le cose da una prospettiva diversa, più umana e più altruista e permetterà al suo dolore di fuoriuscire e di elaborarlo. Sarà così che Vasco si appassionerà allo studio, all’arte e alla cultura di Firenze, alle cause umanitarie e imparerà il rispetto per l’altro, accompagnando Bice – la compagna di classe per la quale ha una cotta – nel reparto di oncologia dell’ospedale Meyer per intrattenere i bambini e le bambine malati di cancro.

Ma Vasco non sarà il solo a modificare il suo carattere. Anche Dante – che, diciamocelo, non era un santo – cambierà idea su alcune cose che ha scritto e tenterà di capire la modernità da cui è molto affascinato.

«Guardate che in tema di integrazione Dante non era affatto un santo. Anzi, ha le sue belle colpe e io in classe le ricordo puntualmente, Vasco lo può testimoniare, vero?»
Tanto per fare un po’ di casino, rispondo convinto:
«Certo, prof! Dante era un razzista».
Il Poeta arresta il movimento della forchetta e riporta il totano che stava per mettersi in bocca nel piatto. Si vede che mi sprofonderebbe subito all’inferno:
«Vorrei proprio saper di che parlate».
«Te lo dico subito, Paolo» risponde pronta la prof.
«Canto XVI del Paradiso, dove Dante incontra il suo antenato Cacciaguida che morì in una crociata come Guidobaldo, l’antenato di Vasco. Cacciaguida sentenzia:
“Sempre la confusion de le persone / principio fu del mal de la cittade”. Capito? Per il nostro Dante, la mescolanza delle persone è sempre la causa dei mali di una città.»

Dante, poeta illustre, si trasforma in gamer, rapper e latin lover: va allo stadio a vedere le partite della Fiorentina (durante le quali si infervorerà), gioca a Fortnite, rimane incantato di fronte alle scale mobili e corteggia la prof. Licordari, appassionata di Dante e insegnante di italiano di Vasco.

Vai all’inferno, Dante! è un vero e proprio viaggio dantesco. Vasco, dall’inferno, il periodo in cui si comporta male con tutti, passa al Purgatorio, periodo in cui comincia il pentimento, fino ad arrivare al Paradiso, momento in cui si redime. Accompagnato dalla figura illustre di Dante, Vasco intraprende un percorso di formazione che lo renderà un cittadino, un amico, un compagno migliore.

Ormai ci ho preso gusto con le espressioni matematiche. Faccio la somma delle cose dette e arrivo alla conclusione del ragionamento: «Quindi, secondo te, Rabbia Pura, Sfera Ebbasta e tutti gli altri sono il Dolce Stil Novo di oggi perché hanno cambiato il modo di cantare l’amore e parlano la lingua della strada?».
Dante dà una manata sul manubrio dell’hoverboard in segno di soddisfazione:

«Perfetto, Vasco! Hai colto nel segno.
Ecco perché più che al gran professore,
io mi rispecchio in quel Gué Pequeno.
Il rapper della rima è difensore.
Senza la rabbia di quelle canzoni
chi risuonare fa cuore e rancore?»

Il romanzo di Garlando, firma di punta della «Gazzetta dello Sport» e autore di numerosi libri per ragazzi (tra tutti il long-seller Per questo mi chiamo Giovanni), non è soltanto un omaggio a Dante Alighieri, uno dei poeti più straordinari del Trecento, ma è anche una storia comica e attuale, un invito per tuttə ə adolescentə di oggi a conoscere la Storia e il patrimonio che Dante ci ha donato.

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