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Nel rovescio della pelle con Jeferson Tenório

Fare i conti: con la storia del padre, con quella del Brasile, con il proprio passato, con l’essere bipoc in un Paese i cui modelli – estetici, politici, sociali – sono profondamente colonizzati. È così che Jeferson Tenório ci conduce per mano per le strade e nelle case di Porto Alegre, indietro e avanti nel tempo. Fa male, Il rovescio della pelle (Mondadori, 2021), perché è molto lontano da qualsiasi libro brasiliano io conosca.

Ben lontanə dalla magia di Amado, che se pur descriveva una vita di degrado e povertà (come in Capitani della Spiaggia) ci lasciava con gli occhi sognanti, ben lontanə dall’intimismo della Lispector, lontanissimə dall’epopea di Guimarães Rosa, siamo invece vicinissimə alla canna di una pistola.

Ma prima, siamo in una casa.

“Bisogna aver cura del rovescio” mi dicesti. “Preservare ciò che nessuno vede”.

Il rovescio della pelle, p. 58

Pedro è figlio di Henrique e si trova, all’inizio del libro, a svuotare l’appartamento abitato dal genitore e, contemporaneamente, a ricostruire una storia che non ha vissuto ma che gli è stata tramandata – come il colore della sua pelle. Henrique e Pedro sono neri, neri in un Brasile prima europeizzato e ora con lo sguardo agli Stati Uniti, ancora colonizzato tanto nella forma quanto nella sostanza, in cui ti senti dire «anche se sei un negro […] eri un bravo negro» (p. 141), in cui mantenersi salvi è tenersi ai margini. Ma a volte non basta nemmeno quello.

Giovanissimo e poverissimo, Henrique è riuscito a pagarsi gli studi per Lettere e diventare professore, ma l’educazione accademica diventa per lui anche un momento di crescita personale e sociale. Improvvisamente ci sono, nero su bianco (pun intended), gli altri – ed Henrique è uno di loro, ma non per natura: «il tuo colore era una crudele invenzione orchestrata dagli europei» (p. 30). In quella classe, Henrique si rende conto del tremendo inganno, della trappola eterna in cui si trova ingabbiato e impotente. Gli occhi e la mente si aprono, con dolore, all’evidenza.

Quando il professor Oliveira parlò alla classe di Malcolm X, quando parlaste di Martin Luther King, quando sentisti per la prima volta la parola “negritudine”, la tua consapevolezza della vita prese un’altra dimensione e di rendesti conto che essere nero era più grave di quanto immaginassi.

Il rovescio della pelle, p. 29

Pedro del futuro è al fianco dell’Henrique del passato e della dolorosa scoperta: ora che «la pelle era stata nominata» (p. 51) non si può più tornare indietro, l’innocenza è persa per sempre. Si rivolge al giovane non–ancora–padre con il tu, mentre lo accompagna da un lavoro a un altro, da una donna all’altra (spesso bianche), da una fatica a quella dopo, da una contestazione all’altra, indietro nel tempo negli anni in cui una parte del Brasile stava capendo di poter lottare per essere riconosciuta, integrata e apprezzata. Ma anche: un matrimonio fallito con Martha, stralunato e allucinato tanto quanto lei, l’allontanamento dal piccolo Pedro, la propria passione e professione ridotta a un lavoro serale. E, dicevamo, la pistola.

È quella che un poliziotto bianco punta contro Henrique e che poi esplode una raffica di corpi. Henrique è a terra, muore. Scambiato per un malvivente, si difende il poliziotto. Un professore di mezza età affaticato con la camicia. Accanto ha la cartella con i compiti in classe dei suoi studenti, che non verranno mai riconsegnati.

Pedro incontra il padre cadavere e lo cerca come fantasma, come ricordo, raccontando a noi, a se stesso e al suo tu prediletto – Henrique, appunto – la verità di un Brasile che assomiglia pericolosamente a Minneapolis, Miami Gardens, Louisville e Voghera, in cui il razzismo è strutturale e strumentale, in cui non ci sono risposte o reazioni che tengano, in cui per quanto lotti apertamente e privatamente rimani solo, orfano, a inscatolare per sempre gli averi di un padre eternamente lontano, nero e solo come te. E fa male, a Pedro, a Tenório e a noi, perché è vero.

So che durante la vita hai corso il rischio di essere fucilato. E il tuo grande merito è stato continuare a rialzarti, giorno dopo giorno. Nonostante tutto, hai continuato a sfidare la possibilità di morire. Nel sud del Paese un corpo nero sarà sempre un corpo a rischio.

Il rovescio della pelle, p. 170

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