Floridiana di Emanuele Pettener

Thomas è un dentista in pensione. Ricco, con una moglie bellissima, quattro figlә e una vita invidiabile. Eppure, una calda mattina di marzo decide di lasciare April e la propria vita per rifugiarsi in un motel e dedicarsi alla sua più grande passione: la scrittura.

Crisi di mezza età? Assolutamente no. Tom ha ormai settant’anni e vive con retrogusto amaro il folle amore che lo lega alla moglie – dalla quale non si sente pienamente ricambiato – e si presenta a noi come eternamente insoddisfatto per una vita vissuta in costante tensione tra le sue due più grandi passioni: la famiglia e la scrittura. Insoddisfatto della prima perché ә suoә figlә, oltre che sua moglie non lo comprendono, e frustrato dalla seconda per la continua mancanza di tempo, voglia, ispirazione che lo rendono uno scrittore mediocre.

A portare una svolta, oltre che una ventata di freschezza nella sua vita è un viaggio improvvisato a Venezia dove, insieme a tre amicә e in compagnia di una giovane argentina riesce a vivere avventure che non avrebbe mai immaginato fino a quando non vedrà risolversi il mistero del tradimento di April.

A raccontarci la storia è proprio Tom, l’io narrante che prende in mano le redini del racconto e ci permette di asssitere, da spettatorә, alle vicende del suo passato, essenziali e necessarie per comprendere il presente di cui sarà protagonista.

Così Emanuele Pettener, autore di Floridiana, edito da Arkadia editore per la collana Senza Rotta, sembra farsi da parte per permettere al suo personaggio – scrittore come lui – di dominare la scena. Ma non lasciamoci ingannare. Il tocco dello scrittore, quello reale e in carne d’ossa c’è e si sente. Lo stile di Pettener viene fuori nella scelta di una lingua che arriva dritta a chi legge, senza troppi fronzoli o giri di parole, e nell’attenta costruzione di una storia che lascia qua e là indizi su chi questa storia l’ha inventata.

L’Italia è uno sfondo costante. Thomas, per primo, è figlio di un immigrante americano. Anche sua moglie April è per metà italoamericana. Venezia è la location ideale per lo svolgersi finale della storia. Luogo da sogno, meta esotica, descritta dall’autore – quello reale nativo di Mestre – con i toni di chi la conosce bene e proprio per questo è in grado di descriverne tutta la magia.

La sera è placida, il cielo azzurro pallido s’è striato di rosso, le prime stelle sono apparse, e dolcemente è arrivata la notte. La magia che procura Venezia dall’alone dei suoi antichi mi lascia freddo: il mio cuore è altrove, e così per Eva.

Tutta la narrazione ruota attorno a una serie di rapporti problematici: quello tra Tom e la moglie, quello tra Tom e la scrittura e, non per ultimo, quello tra Tom e se stesso. Impossibile separare questi tre piani che si intrecciano e condizionano a vicenda.

La famiglia, per la quale Tom nutre un amore che in alcuni momenti ci appare totalizzante e quasi violento per quanto intenso – soprattutto quello nei confronti della moglie – gli ha sottratto il tempo per dedicarsi alla scrittura. Ogni volta che sembra aver trovato un equilibrio, la giusta motivazione, una nuova nascita arriva a interrompere i suoi piani e porta con sé l’urgenza di immergersi sempre di più nel lavoro per assicurare a se stesso e alla propria famiglia un’esistenza dignitosa.

Eppure anche quando lascerà April per buttarsi a capofitto in una nuova vita, con nuovi stimoli e spunti per la propria scrittura le cose non andranno come previsto.

E allora come sciogliere questa tensione? Come far coincidere queste passioni? Se un punto di incontro c’è e è possibile lo scoprirete soltanto leggendo questo romanzo, non senza varie e imprevedibili sorprese.

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