È tutta una questione di tempo – “Castello di sabbia”, il graphic novel di Coconino Press

Cosa fareste se sapeste di avere un solo giorno di vita a disposizione?

Questa la premessa da cui è scaturito uno dei graphic novel più interessanti di quest’anno, portato in Italia per Coconino PressSandcastle in lingua originale, o Castello di sabbia, sceneggiato da Pierre Oscar Lévy e disegnato da Frederik Peeters. E da questo volume di poco più di cento pagine tutte in bianco e nero ne è nato anche l’ultimo film di M. Night Shyamalan, Old, dal titolo molto più esplicito.

Perché, come suggerisce il regista del Sesto Senso o di Split, tutto ruota attorno allo trascorrere inesorabile del tempo, contro cui siamo impotenti. In questo caso, in senso davvero letterale e… velocizzato. 

Un’esclusiva spiaggia incontaminata, circondata da alte pareti rocciose. Un mare cristallino. Una giornata di sole, da dedicare a costruire castelli di sabbia e a tuffarsi tra le onde. Sembra il paradiso, e invece non lo è. Un gruppo di sconosciuti – un giovane immigrato, una coppia con due bambini di tre e sei anni, una famiglia con un padre razzista e nonna annessa, uno scrittore di fantascienza, e così via – incrocia le loro esistenze ritrovandosi in questo posto sperduto. Ma ben presto, l’idillio di quello che sembra un vero e proprio locus amoenus viene interrotto, perché il mare porta a riva il cadavere di una donna…

Scatta il panico, e, mentre tutti sono intenti a risolvere il mistero, la madre dei due bambini si accorge che, però, qualcos’altro di strano sta accadendo. Prima per un singolo dettaglio, un costume da bagno di taglia 5-6 anni per un bambino di appena 3 che sta troppo stretto, poi i dettagli aumentano, iniziano a spuntare i primi peli, il seno, ed è impossibile negare l’evidenza. I suoi figli sono cresciuti di anni. In pochissimo tempo. All’improvviso, ciò che non può essere detto, o anche solo immaginato, viene pronunciato: non si tratta solo dei bambini, stanno invecchiando tutti quanti, nessuno escluso. Solo che per i bambini è più evidente. Ma se loro hanno più anni davanti a loro, cosa accade a chi ha già abbondantemente superato la metà della propria vita? Andarsene, ovviamente, sembra impossibile.

Ed è proprio l’accelerata trasformazione dei ragazzi a mettere a disagio, perché in poco tempo, quei bambini sono ragazzi e poi giovani adulti, e nel giro di pochissime pagine scoprono non solo il loro corpo cambiato ma anche il sesso in maniera talmente repentina che mette – volutamente – a disagio, perché al loro cambiamento fisico non corrisponde un’altrettanta crescita mentale. Tutto viene esasperato, e la lettura scorre d’un fiato, angosciata, come la vita per i protagonisti su quella spiaggia maledetta.

Quello che inizia come un semplice giallo – è stato ritrovato un cadavere – si trasforma invece in una storia disturbante ai confini del possibile, in una riflessione esistenziale sulla mancanza di tempo. Non c’è più tempo, razionalmente lo sappiamo, eppure il nostro agire quotidiano ha perso di consistenza e si dissolve, finché non sarà troppo tardi. Agiremmo diversamente se l’evidenza ci fosse sbattuta in faccia? Questa domanda si ricollega anche al tema del cambiamento climatico, a cui ammette di essersi ispirato lo sceneggiatore.

Mi preoccupano il cambiamento climatico e il rischio di estinzione delle specie, compresa la nostra… Noi umani facciamo fatica a prendere in considerazione pericoli di tale grandezza. Spesso ho l’impressione che nelle nostre vite non ci preoccupiamo delle cose essenziali.

Il castello di sabbia, che i due bambini costruiscono all’inizio del fumetto, diventa quindi il simbolo di qualcosa di immenso e di effimero, che nel film di Shyamalan sembra scomparire. Il graphic novel ha un tratto deciso e immediato, molto europeo, con un chiaro-scuro netto, che accompagna bene quel sentimento perturbante e lirico che traspare per tutte le pagine e che regala tavole di una potenza impressionante. Il film invece – che ricalca la graphic novel solo in parte, e per questo non convince – si fa carico di colori patinati e hollywoodiani, non ha quella forza e drammaticità visiva e, come spesso si è soliti fare si spiega il come e il perché, cosa che non accade in Castello di sabbia. Ovvio, anche i personaggi cartacei si chiedono cosa e perché stia accadendo, ma rimangono domande che non trovano risposta, come sassolini gettati tra le onde che fanno poco rumore. Perché non è quello il punto centrale.

Forse domani il castello di sabbia sarà ancora lì… mentre noi saremo scomparsi come insetti effimeri.

Se cercate, quindi, una lettura che vi spieghi tutto, allora non fa per voi. Ma se invece l’evanescenza non vi spaventa e cercare una storia che vi trascini fino alle densissime, ombrose, poetiche, mute tavole finali, che vi si imprimeranno negli occhi a dimostrazione di quanto un’immagine possa essere potente, allora dovete assolutamente dare una possibilità a questo che, per me, è uno dei titoli più interessanti dell’anno (e forse non solo), che ci sbatte in faccia che, in fondo, è solo una questione di tempo.

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