Rompi il soffitto di cristallo!

Rompi il soffitto di cristallo! – L’emancipazione passa anche dal provare a immaginarsi leader

Non sarebbe bello se ci fosse un manuale per diventare delle leader? Presidenti, prime ministre, direttrici del WTO?

Julia Gillard e Ngozi Okonjo-Iweala provano a sintetizzare alcune regole, a tracciare una mappa che, seppur individuale e soggettiva, vuole permettere alle nuove generazioni di immaginarsi a capo di qualcosa. Così nasce Rompi il soffitto di cristallo! Vite straordinarie di donne che ce l’hanno fatta (Aboca Edizioni, traduzione di Simona Siri), un libro denso di storie, di concetti e di speranza.

È il 2011 quando Gillard – l’ex prima ministra australiana – e Okonjo-Iweala – la direttrice dell’Organizzazione mondiale del commercio – si incontrano e cominciano a scambiarsi idee, visioni del mondo, critiche alle realtà politico e culturali da cui arrivano, realtà estremamente diverse – una è australiana e l’altra nigeriana – ma con tante cose in comune, una su tutte il poco potere politico delle donne.

Ngozi Okonjo-Iweala || WTO

Decidono quindi di coinvolgere altre figure politiche che hanno incontrato e che stimano nel profondo: vogliono raccontare le loro storie, trovare dei tratti comuni e tirare dei fili. Sono tutte donne che, in qualche modo, hanno infranto il soffitto di cristallo, imponendo un nuovo modo di pensare la leadership politica al femminile. Così coinvolgono in lunghe interviste Hillary Rodham Clinton (non è un caso che abbia scelto di riappropriarsi del suo cognome negli ultimi anni), o Jacinda Arden, il capo del governo Neozelandese, o Christine Lagarde, prima direttrice del Fondo monetario internazionale e poi della Banca Centrale Europea, o Joyce Banda, prima presidente del Malawi, e molte molte altre.

Oltre a raccontare le loro storie, Gillard e Okonjo-Iweala vogliono sviscerare alcuni temi: sono le loro Tesi. Otto tesi con cui attraverseranno le storie delle loro intervistate, ponendo loro domande standard, cercando di analizzare le esperienze vissute dalle leader, con grande attenzione a studi psicologici (sempre citati, sempre fatti emergere in tutti i loro dati, e a volte nelle contraddizioni).

Quello che più interessa a Gillard e Okonjo-Iweala ha a che fare con le ragioni profonde che hanno permesso a queste donne di immaginarsi a capo di qualcosa, in un mondo in cui se ci viene chiesto di pensare il capo di un’azienda, quasi di sicuro nella nostra mente si materializzerà un uomo.

Julia Gillard

E quindi indagano i comportamenti delle persone circostanti alle intervistate, chi sia stato l’incoraggiamento e il mito a cui tendere, i vestiti che si è scelto di indossare (sempre troppo femminili, troppo “qualunque”, troppo etnici), l’attitudine che si è scelto di interpretare (la “stronza”, la “madre”, l’acida), il dilemma della famiglia se ne avevano una (“ma quindi chi li guarda i bambini se tu sei un Capo di Stato?”) o lo stigma della donna carrierista nel caso non la desiderassero. 

Non si dimenticano mai di sottolineare quanto siano straordinarie le persone che sono riuscite a ottenere questi risultati – non è semplicemente “se vuoi, puoi” – né quanti sacrifici e, per alcune, privilegi significhino.

Un concentrato di questo libro (sono quasi quattrocento pagine), la sua versione bignami, diciamo, andrebbe distribuito nelle scuole, elementari, medie, superiori, luoghi dove gioca fortissimo l’emulazione. Le ultime pagine del libro sono proprio dedicate a un riassunto di tutti gli insegnamenti che Gillard e Okonjo-Iweala hanno messo da parte nell’incontro di queste donne straordinarie. Otto insegnamenti più due, uno per ogni scrittrice di questo volume che è uno sprone e un incoraggiamento a non darsi mai per vinte e a concedersi di immaginarsi le leader di domani.

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