fai rumore

“Fai rumore”, anzi, facciamolo tuttə

Il collettivo MOLESTE è nato ufficialmente il 27 ottobre 2020, data in cui è stato pubblicato online il manifesto del collettivo, sottoscritto da più di cinquanta artiste. Per chi non lo conoscesse, «MOLESTE è un collettivo femminista, uno spazio di mutuo ascolto, nato dalla necessità di un gruppo di autrici di condividere i propri vissuti di abuso o di discriminazione sessista nel mondo del fumetto. MOLESTE non è solo un gruppo di denuncia, ma un luogo di riflessione, un laboratorio in cui iniziare a immaginare un ambiente più paritario e più inclusivo, in cui la professionalità sia realmente riconosciuta a tutti i livelli».

Ed è proprio un fumetto quello che una parte del collettivo ha realizzato e portato in tutte le librerie d’Italia. Si intitola Fai rumore. Nove storie per osare, pubblicato da Editrice Il Castoro, e che vanta – oltre a una rosa di autrici che menzionerò fra poco – la prefazione di Jennifer Guerra e la cover (bellissima ed evocativa) realizzata da Grazia La Padula. Le nove storie sono firmate e disegnate da Anna Cercignano (Un viso da bambino); Eleonora Antonioni (Sabrina); Maurizia Rubino (Scrivimi quando arrivi); Francesca Torre e La Tram (Due di una); Lucia Biagi (La cosa giusta); Vega Guerrieri e Caterina Ferrante (La felpa gialla); Laura Guglielmo (Con cura); Davide Costa ed Elisa 2B (Sotto pressione); e, infine, Carmen Guasco, Marta Macolino e Alessia De Sio (Ascoltami).

Leggere quest’antologia è stato un pugno nello stomaco perché è intensa, a tratti dolorosa, ma soprattutto pregna di verità e distruggitrice di certi moralismi, soprattutto frasi dette e fatte che provengono dalla bocca di familiari, in primis, ma anche di amici (e su questo bisognerebbe farsi due domande e imparare a distinguere la linea sottile fra amicə e conoscentə). Le autrici si focalizzano sul punto di vista delle loro protagoniste che prima di essere fragili, innocenti, spaventate, vengono molestate. Che sia verbalmente o fisicamente, che sia per via di uno sguardo o di una parola (che non è di troppo, ricordiamolo, è solamente evitabile, punto), che sia per via di un video, una fotografia o una scritta sul muro. Le molestie raccontate e denunciate in Fai rumore sono tante e sono certa che sia capitato a chiunque almeno una volta nella vita di esserne nel mirino.

Il sistema patriarcale ha indottrinato per anni le generazioni precedenti, ma anche la nostra, la mia, tentando di convincerci, a poco a poco e in modo subdolo (e di questo, purtroppo, sono colpevoli anche quelle narrazioni tossiche del classico belloccio “bad boy” che può trattare le ragazze come gli pare e piace perché è proprio per il fatto di essere così stronzo che loro si innamorano di lui, per citarne una), che “no” vuol dire “sì” e “sì” vuol dire per forza “sì”, che un fischio per strada è “perché gli piaci”, che se mandi una tua foto nuda o in intimo di pizzo a qualcuno e lui la manda al resto dei suoi contatti “è per forza colpa tua, potevi stare più attenta”, così come “potresti evitare di vestirti da zoccola/sgualdrina/troia/puttana e quant’altro perché te la sei cercata” (che tra l’altro è un altro romanzo bellissimo sempre edito dal Castoro, ne avevo parlato qui)… potrei continuare all’infinito ma mi fermo qui.

Le storie di Elisa, Sabrina, Rosa, Lara ecc. sono nostre, ci appartengono, perché le protagoniste di queste narrazioni crude siamo noi. In Scrivimi quando arrivi di Maurizia Rubino si percepisce la tensione della protagonista che, dopo essere stata a cena fuori, deve rientrare con il buio a casa, da sola. L’inquietudine e la paura sono distinguibili passo dopo passo, quando in una strada buia c’è un solo uomo dall’altra parte della via, per esempio, o quando le luci fioche del parco da attraversare non illuminano altro che la strada deserta, ma si distingue anche una parvenza di conforto in un sorriso tirato quando si incrocia un’altra ragazza per strada, un sorriso che dice “Coraggio, sei quasi giunta a casa”, e soprattutto il sollievo non appena ci si chiude la porta alle spalle.

Eleonora Antonioni, nella sua storia, racconta il fenomeno del grooming: si tratta di adescamento di minori ed è quello che subisce Sabrina dal proprio coach della squadra di pallavolo. Dopo aver portato l’alunna a una partita e aver tentato di baciarla, l’insegnante – respinto – decide di non farla giocare più in squadra e la mette nella condizione di abbandonare lo sport che più ama al mondo. Sabrina è coraggiosa, racconta anche alla madre ciò che ha subito, ma gli unici che sembrano crederle – insieme a una compagna di squadra – sono sua sorella e Marzio, un tenero ragazzo che a Sabrina tiene tanto.

Con cura di Laura Guglielmo

In Due di una Francesca La Torre (ai testi) e La Tram (ai disegni, dai colori che ricordano gli impressionisti francesi) raccontano l’annullamento di sé di Rosa, a causa di un ragazzo possessivo e narcisista che inizia a dirle cosa deve fare e cosa non, come deve vestirsi, come deve comportarsi, e – con i suoi comportamenti abusivi – la costringe ad abbandonare gli amici di sempre. Anche Rosa è coraggiosa, anche lei – intraprendendo un percorso non semplice – riacquista lucidità e riprende a sorridere, ad ascoltare la musica che le è sempre piaciuta, in poche parole, riprende a respirare.

Le autrici del collettivo MOLESTE combattono, a suon di parole e disegni, i pregiudizi di genere di qualsiasi tono e forma e attraverso le storie descrivono perché è necessario e importante denunciare qualsiasi tipologia di molestia (ricordiamolo: non esistono molestie di serie A e di serie B, una molestia è una molestia, punto). Le protagoniste di questa storia ci ricordano che non dobbiamo mai permettere a nessuno di farci sentire inadeguatə, sporchə.

Nella prefazione Jennifer Guerra riprende proprio una frase preziosa che si ritrova nel fumetto di Francesca La Torre e La Tram: «nessuno può farlo per te, ma non devi farlo da sola». Fai rumore. Nove storie per osare è un faro nella notte, un fumetto che tuttə dovrebbero leggere per imparare a guardare oltre e non fermarsi alle apparenze (che il più delle volte, spiace dirlo, sono sbagliate).

Questo fumetto ci ricorda che non siamo solə, mai. Anche se a volte ci sembra di esserlo, di non essere all’altezza, di non avere il coraggio di chiedere “aiuto” per vergogna, pudicizia o a volte semplicemente per orgoglio. Una voce è udibile, ma un coro lo è molto di più. Facciamo rumore, facciamolo insieme.

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