Amore e altri naufragi – L’ironico libro di Daniele Pasquini

La premessa narrativa di Un naufragio di Daniele Pasquini (Sem, 2022) non sono è tra le più semplici ma nemmeno tra le più tremende: due neo-sposi, di ritorno dalla luna di miele alle Seychelles, si salvano da un disastroso incidente aereo e si ritrovano su un’isola deserta, con spiagge bianche e crostacei polposi, in attesa che qualcuno arrivi a salvarli. Poteva andare meglio, certo, ma poteva andare anche molto peggio.

Purtroppo nè Valentina nè Tommaso, i due protagonisti del libro, riescono a essere stupiti della loro sopravvivenza, complici la consapevolezza dei loro ruoli di naufraghi letterali e narrativi, e soprattutto una grande crisi che incombe su di loro dal mese prima del matrimonio.

Prima del disastro aereo erano due perfetti rappresentanti della contemporaneità: trentenni, incompleti, connessi ai social, discontinui, indecisi. Stavano cercando loro stessi, certi che avrebbero già dovuto trovarsi nel decennio precedente, e giravano, giravano, giravano su loro stessi, tra aperitivi sull’Arno e lavori a tempo determinato, infelici.

E dopo il naufragio? Apparentemente la crisi della coppia si manifesta in tutta la sua forza: Valentina è stufa della mollezza di Tommaso, della sua poca reattività e aderenza al reale, e Tommaso non ne può più delle pose, dell’organizzazione, della poca poesia di Valentina.

Nessuno dei due fa mai quello che l’altro vorrebbe, eppure è evidente che la storia tra loro non sia ancora finita. Tra papaye e cocchi, tra la ricerca della legna con cui accendere un fuoco e manifestare la propria presenza alle navi (ciao, Cast Away!), e la ricerca di altri esseri viventi, i due si avvicinano e allontanano come a bordo un elastico slargato.

Un naufragio racconta la nuova età pre-maturità, quella dei trent’anni, e la riassume in una fuga dalle responsabilità, dalla crescita, dal doversi dire in faccia che alcune cose proprio non vanno. Un tentativo escapista alla Mediterraneo di Salvatores, per evadere dalla guerra delle proprie vite. Che poi la fuga non faccia altro che mettere i protagonisti di fronte alle proprie scelte e ai propri errori, invece di permettere loro di fuggirne, è la grande bellezza delle storie.

Pasquini è ironico e cinico quanto basta per rendere questi personaggi irritanti o adorabili, a seconda delle occasioni, e Un naufragio alterna e mescola la storia d’amore al genere survival, il romanticismo alla cottura di un grosso granchio. 

Un naufragio è un libro da portarsi in vacanza, sottile abbastanza da infilare nello zaino, nella borsa, nelle shopper. È fresco, è divertente e, per chi ha trent’anni, l’unico vero rischio è quello di specchiarcisi un po’ troppo.

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