Famiglia gay in Francia? “Questo matrimonio non s’ha da fare”

 

Il 7 Maggio migliaia di Francesi scesero nelle piazze per festeggiare l’avvento di François Hollande al Palazzo dell‘Eliseo di Parigi, sede della Presidenza della Repubblica francese. Oggi, a distanza di poco più di sei mesi da allora, parte di quegli stessi francesi riempie le piazze in segno di protesta contro il disegno di legge presentato dal governo del suddetto esponente del PS che introdurrebbe le possibilità di matrimonio e adozione per gli omosessuali.

Da Parigi a Tolosa oltre 100.000 manifestanti si sono riversati in strada per palesare il timore del contagio dei diritti e l’indisponibilità ad accettare che gli omosessuali diventino cittadini a tutti gli effetti e usufruiscano dell’opportunità di potersi unire in matrimonio e creare una famiglia al pari di tutti gli altri.

In prima fila, agguerriti, hanno sfilato i cattolici, seguiti da esponenti della destra e della sinistra (?) francesi, associazioni a favore della famiglia tradizionale, musulmani patrioti e collettivi per l’umanità sostenibile. In coda numerose coppie eterosessuali sposate che non hanno esitato a farsi accompagnare dai propri pargoli perché non solo l’impatto potesse essere maggiore (può parlarsi, in tal caso – come avviene ad ogni buon gay pride che si rispetti – di strumentalizzazione infantile? ) , ma essi potessero essere indottrinati al razzismo fin dalla più tenera età e con una sola lezione lampo della durata di qualche ora.

Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, ha preso voce in qualità di rappresentante della Chiesa Cattolica durante la manifestazione tenutasi nella suddetta cittadina, e dimostrando grande sensibilità e realismo ha dichiarato (per la seconda volta, l’aveva già fatto a Settembre suscitando numerose polemiche) che nel caso in cui il disegno di legge dovesse trasformarsi in legge “ci saranno innumerevoli conseguenze [perché, ndr.] dopo vorranno fare delle coppie a tre o quattro, un giorno, forse, cadrà la proibizione dell’incesto”.

Il gruppo cattolico estremista Civitas , dopo aver lungamente promesso e promosso un’ostinata protesta contro le unioni gay, colpevoli di essere “contro natura“, ha manifestato quest’oggi davanti al Ministero della Famiglia di Parigi, dove una trentina di integralisti cattolici ha aggredito alcuni giornalisti e fotografi e una decina di militanti FEMEN intente in una pacifica contro-protesta. L’episodio di violenza è stato immediatamente denunciato dalla giornalista e saggista Caroline Fourest, malmenata insieme ad altre donne e colleghi da membri della Civitas che certamente agivano nel rispetto dell’amore verso il prossimo a lungo predicato da Gesù.

Tensioni simili tra i più accaniti sostenitori e detrattori della famiglia omosessuale, fortunatamente meno gravi nei loro risvolti, si sono verificate in altri momenti del  weekend, al punto che a Tolosa la polizia è ricorsa a spray urticanti per disperdere la folla.

Al di là di alcuni scontri, tuttavia, le manifestazioni si sono svolte piuttosto moderatamente. La sigla HF, posta su striscioni, magliette e cartelloni, attraversava tutti i cortei della Francia per la famiglia, ad indicare tacitamente la sacralità dell’unione Homme- Femme, ironicamente interpretata da un famoso umorista d’oltralpe come Haute-Fidélité (alta fedeltà, non si sa bene a cosa). Numerosi sono stati gli slogan pronunciati ripetutamente in difesa della famiglia tradizionale, tra i quali i più diffusi sono stati: “Tutti nati da un uomo e una donna”; “Lasciate stare i più piccoli”; “Mamma e Papà, non Genitore A e Genitore B“. Le motivazioni addotte al dissenso sono sempre le stesse del millennio scorso e sempre ruotano – come nel millennio scorso – attorno ai medesimi concetti: natura, equilibrio, normalità.

Sarebbe interessante capire di quale equilibrio godano gli orfani di genitori, i bambini delle case famiglia che attendono e sperano di essere scelti, quelli che possiedono un genitore violento, i figli di genitori divorziati, i figli di matrimoni infelici, e se tale equilibrio sia realmente maggiore rispetto a quello che una coppia omosessuale potrebbe offrire ad un bimbo. Sarebbe altrettanto interessante sapere che cosa significhi normale, oltre che “frequente” e “diffuso” come indicano i dizionari di tutte le lingue del mondo, e per quale ragione la norma(lità) si sia sostituita alla giustezza. E ancor più interessante sarebbe, infine, stabilire cosa sia naturale e cosa non lo sia, senza cedere alla debolezza di definire naturale ciò che si confà e conviene maggiormente alla propria ideologia e alla propria posizione. Ma una riflessione di tale portata metterebbe in crisi ogni certezza acquisita singolarmente e culturalmente, e certo non tutti saprebbero affrontarla senza preferire a tale sforzo la semplicistica soluzione che offre il rifiuto netto e categorico di un “no, perché è no”.

A poco serve che la psicologia abbia dimostrato come una coppia omosessuale non incida nell’evoluzione psichica di un bambino. A niente giova ricordare che un omosessuale potrebbe nutrire lo stesso identico desiderio di sposarsi o avere un figlio di un qualunque eterosessuale. A nessuno interessa che l’amore sia l’ingrediente migliore per bambini e adulti felici. E se almeno una di queste tre affermazioni fosse falsa, non si manifesterebbe ostinatamente contro la concessione di un diritto, che sia nella socialista Francia o nel resto del mondo.

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