John Ajvide Lindqvist – Lasciami Entrare

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Immaginiamo di essere Oscar, il ragazzino che nella classe delle medie è il grassoccio vittima prescelta dei bulletti di turno, i quali ogni santo giorno non mancano di rovinargli l’esistenza, prima, durante e dopo la scuola.

Il posto in cui viviamo è Blackeberg,  quartiere periferico di una Stoccolma in espansione, siamo all’inizio degli anni’80 e il sobborgo è particolarmente sfacciato nel mostrarci il suo cemento e niente più, animato da uno scheletro composto solo di palazzi enormi e tutti uguali, ognuno coi suoi cortili gelidi e con le sue cassette delle lettere.

Tornando a casa, Oscar trova sua madre, appena rincasata dal lavoro e che lo accoglie apprensiva e premurosa; a lei Oscar nasconde la rabbia che prova, le accuse che le muove per aver allontanato da casa suo padre, il genitore assente, un uomo  misantropo e strampalato. Prima del loro rituale di ogni sera a base di tv e latte caldo, Oscar va a fare due passi nel bosco poco lontano.  Quello è il suo rifugio, da lì può attendere nell’ombra i compagni che qualche ora prima lo avevano umiliato: quando li individua, si avvicina senza farsi sentire e una volta estratto il coltellino dalle tasche infierisce su di loro senza pietà. Anche se i loro corpi sono rami e i loro volti dei tronchi, anche se dalle loro ferite non esce sangue ma solo frammenti di corteccia, Oscar ha la sua vendetta, la sua giustizia. Fino a quando il giorno successivo a scuola lo umilieranno di nuovo.

Una sera Oscar si accorge che nel cortile del palazzo, accanto ai giochi per bambini, c’è una ragazzina, non l’aveva mai vista prima, e la cosa lo stupisce. Sì, perché quella è una “tipa” piuttosto strana…esile, silenziosa, pallidissima, schiva.

Quando si presentano gli dice di chiamarsi Eli e lui ha l’impressione che in realtà chissà quanti anni lei abbia, a dispetto di come appare. La vita di tutti i giorni continua, Oscar comincia a notare che le stranezze di Eli sono tante, non va a scuola e si fa viva solo di sera, quando è già buio. Prova ad ottenere spiegazioni, ma lei evita le risposte, e lo fa sentire uno stupido per aver chiesto qualcosa che evidentemente non deve sapere, almeno non subito, non ora.

La storia di Oscar e Eli camminerà parallela a quella di inquietanti delitti che nel frattempo faranno da sfondo proprio a quel distretto della capitale svedese, mentre i due ragazzini si avvicinano, si parlano, si stanno vicini. Ma nessuno dei due sa cosa l’amicizia appena nata porterà nella loro vita. Oscar non avrebbe mai potuto immaginare Eli avvinghiata al collo di passanti notturni per bere il loro sangue, men che meno avrebbe pensato di sentire la pancia ribollire di sentimento per quella creatura che dovrebbe essere mostruosa e non lo è. Lei che non gli chiede di capire e che lo fa sentire padrone della sua vita, dalla quale lui invece scappa per andarsi a rintanare nel suo mondo.

Nemmeno Eli crede di aver trovato in quel ragazzino paffuto e introverso una persona vicina, che non scappa, ma che la osserva e che la ascolta, senza pretendere spiegazioni plausibili al di là della realtà: lei che deve vivere nascosta e lontana dalla luce, da centinaia di anni, lei che non può morire se non per un raggio di sole, lei costretta a cambiare sempre luoghi in giro per il mondo.

Ci troviamo a essere trascinati nel rapporto complicato e intensissimo tra due giovani che, per motivi profondamente diversi, vivono da emarginati, e arrivati all’ultima pagina vorremmo essere lì insieme a loro, anche noi, all’altezza di un’amicizia che sembra fuori dalla realtà, impossibile da concepire, perché  i vampiri non esistono. O forse sì.

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*Lasciami entrare  di John Ajvide Lindqvist, ed. Marsilio, Venezia, 2011, traduzione di Giorgio Puleo

Filmografia:

1. Lasciami entrare, di Tomas Alfredson, Svezia, 2008

2. Blood story, di Matt Reeves, USA-GB, 2010

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