Anatomia di un istante 25 giugno/1 luglio

Un tifoso con la più classica delle tute, allo stadio. La sua squadra ha appena segnato un gol, il gol che la porterà a superare i gironi, quando ormai la davano tutta per spacciata. La sua gioia è incontenibile, è sfogo, è rabbia. Sono le sue mani che disegnano due diti medi, al mondo, a tutto il resto. Quel tifoso è Diego Armando Maradona, il calciatore più forte e discusso di tutti i tempi, trattenuto a stento da  un tifoso.

Capita che l’Argentina riesca a passare il girone, battendo una buona Nigeria e allontanando i fantasmi che stavano agitando le ultime settimane. Capita che segni Leo Messi, il talento sempre aspettato che stava deludendo più di ogni altro il suo popolo. Ma la scena, come al solito, se la prende lui. Quello che è considerato Dio in patria e un uomo piccolo piccolo dai suoi detrattori. Quello che è un uomo come tutti, più di tutti mentre esulta come l’ultimo degli ultras, lui che per l’Argentina è sopra ogni cosa. Lui che è diventato tante maschere, e ognuna sembra raccontarlo tutto, e insieme lasciar perdere qualcosa. Qualcuno l’ha definito una rockstar, straripante e votato all’eccesso. Forse aveva ragione lui,

Si ringrazia goal.com per la foto

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