Quando una storia per ragazzi parla a tutti – “Il nido” di Kenneth Oppel

Prima di chiudere l’ultima pagina di questo libro di Kenneth Oppel intitolato Il nido (Rizzoli, 2016), ho avuto bisogno di un momento per ripensare alla forza della storia che avevo appena letto. Meraviglia, delicatezza, inquietudine. Orrore. Quando un libro restituisce tutto questo, quando senti qualcosa che si smuove dentro, possiamo dire di trovarci di fronte a una magia rara.

Tutto comincia con Steve, un ragazzino di dodici anni.
Ma Steve non è come gli altri ragazzini di dodici anni. Lui è ansioso e “tanto, tanto sensibile” a detta dei genitori. E noi lettori guardiamo il mondo attraverso la sua ansia, il suo sentire troppo tutto, attraverso i suoi sogni che sembrano reali, i suoi tic, le sue ossessioni. Le sue paure. Paure che peggiorano quando i genitori portano a casa il fratellino appena nato, perché quello che dovrebbe essere un momento di felicità siIl nido sfalda: qualcosa dentro il nuovo arrivato non funziona bene. C’è come un guasto. Steve origlia stralci di conversazioni dei genitori e sente frasi che spaventano. Condizione congenita, non specificata. Operazione difficile. Il fatto che forse il piccolo non sarà mai “normale”.

Steve, vedendo i suoi genitori preoccupati per la condizione del fratellino e fare la spola tra la casa e l’ospedale, vorrebbe chiedere aiuto a qualcuno. Ma a chi può chiedere aiuto un ragazzino di dodici anni ansioso e ossessivo?
Ed è qui che comincia la storia: uno sciame di vespe crea un nido sul lato della casa di Steve, fatto che a lui spaventa moltissimo in quanto è allergico alle loro punture e, infatti, un giorno viene punto proprio da una vespa. Ma in questo libro le cose non vanno come dovrebbero andare e, quella notte, strane creature luminose gli appaiono in sogno…

La prima volta che le ho viste, ho creduto che fossero angeli. Cos’altro potevano essere con quelle loro ali chiare, leggere e sottili come garza, la musica che le avvolgeva, e la luce che le ammantava? Ebbi da subito la sensazione che fossero lì in attesa da tempo, ad osservarmi, e che mi conoscessero. Apparvero nei miei sogni dieci notti dopo la nascita del piccolo.

Una delle vespe, la regina dell’alveare, si avvicina a Steve e quando parla senza muovere le labbra, lui riesce a capirla perfettamente.

«Siamo qui per il piccolo» disse. «Siamo qui per aiutare.»

La regina lo rassicura e gli promette che se lui farà quello che gli verrà detto, tutto sarà sistemato… e Steve decide di fidarsi di quelle strane creature che sembrano innocue, ma non sa ancora che cosa dovrà essere disposto a pagare per aggiustare il piccolo.

Il nido, quindi, è tante cose insieme.
È una storia fuori dal comune, di paure ancestrali e di coraggio, dove realtà e sogno sono sempre pronti a confondersi. Il nido è la culla che ospiterà il fratellino una volta che sarà guarito, è il nucleo familiare messo a dura prova, ma è anche un nido di vespe che sembrano angeli, che pungono e possono far morire.
E al centro di questa storia c’è il prezioso protagonista. Perché Steve è strano e ansioso e complicato, non si sente affatto “meraviglioso” come i genitori vorrebbero fargli credere. È Steve e basta. E l’autore ci restituisce il ritratto umano – e per questo imperfetto – di un personaggio che ha tutte le sue fragilità. Non le nasconde, ma non le celebra nemmeno. Bisogna solo conoscerle, accettarle per quello che sono e, alla fine, amarle.

Il nido di Kenneth Oppel, accompagnato dalle travolgenti e oniriche illustrazioni in bianco e nero di Jon Klassen, è una storia che merita di essere letta non solo dai ragazzi, ma anche dagli adulti. Perché, in fondo, dentro tutti noi c’è un po’ di Steve. Dobbiamo solo avere il coraggio di accettarlo.

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