Come e perché vedere Neon Genesis Evangelion

Guida in tre atti al capolavoro di Hideaki Anno

Con intervista a Matteo Grilli

 

Chi non ha mai visto Neon Genesis Evangelion ha un problema. Questo problema sono le persone che hanno già visto Neon Genesis Evangelion e pretendono – con buone ragioni – che tutti vedano subito Neon Genesis Evangelion.

Fino a poco tempo fa, i primi potevano facilmente sfuggire ai secondi, con frasi definitive e lapidarie: ma devo scaricarlo?, ma mi tocca comprare tutto il cofanetto?, no lo streaming no mi riempie il pc di virus. Fuga semplice.

 

Da oggi 21 giugno 2019 Netflix inchioda i cosiddetti newbies alle loro responsabilità. Diventa semplicissimo vedere in streaming la serie e i due film che compongono il canone di Neon Genesis Evangelion. Per la prima volta dal 1995 il capolavoro dell’animazione è facilmente fruibile da una platea di italiani dai gusti più diversi. Niente più scuse.

Ovviamente, io appartengo al gruppo dei torturatori – altrimenti non vi starei proponendo questa guida. L’argomento EVA è delicato, dunque ho tirato in ballo un esperto: risponde a tutte le vostre domande Matteo Grilli, autore di La liberazione dell’otaku. Una rivoluzione che passa dagli anime, che trovate nella raccolta Nerdopoli  (a cura di Eleonora Caruso, effequ, 2018).

Ecco quindi una guida in tre atti, per tutti i lettori di Tropismi che vogliono vedere Evangelion per la prima, la seconda o la decima volta.

 

 

 

Parte 1

Per chi non ha mai visto Evangelion e non vede il motivo per cui dovrebbe spendere circa 30 ore a guardare un cartone animato degli anni ’90.

 

Perché vedere Evangelion?

Se non si è appassionati di anime o cartoni animati in generale, vedere una serie come Evangelion è un’opportunità per ricredersi sul potenziale dell’animazione giapponese, poiché confuta due grandi posizioni pretestuose: 1. l’animazione è solo roba per bambini e 2. l’animazione è solo puro intrattenimento.

 

Ma soprattutto, come vedere Evangelion? È una serie o un film?

Evangelion nasce serie animata, si conclude come film e viene rivisitata come saga cinematografica. Il modo migliore per affrontare questo progetto colossale è spararsi come una fucilata tutta la serie del 1995, vedersi il finale The End of Evangelion, e se il rito iniziatico vi ha fatto innamorare di quell’otaku tenerissimo e disturbato chiamato Hideaki Anno potete passare a Rebuild of Evangelion, un progetto colossale di narrazione alternativa di tutta la storia suddivisa in 4 film. Avviso: il capitolo finale deve uscire da circa 8 anni, quindi prendetevela comoda, anche se consiglio la visione perché visivamente è spettacolare. La trama, neanche a dirlo, è un casino. Se si ha poco tempo per la serie, o solo in CASI ESTREMI la si può vedere in un montaggio chiarissimo e rapido chiamato Death(true, uscito nei cinema giapponesi per anticipare l’uscita di The End of. Il mio consiglio è vedersi la serie e il film/finale, in quel caso “l’esperienza Evangelion” può dirsi completa (o quasi).

 

Non mi piacciono gli anime, preferisco la qualità di un buon film. Perché dovrei vedere Evangelion comunque?

Fondamentalmente NGE è un anime molto cinematografico; ogni personaggio ha il proprio arco narrativo, è pieno di punti di svolta, cambi di tono, una regia fortissima e dinamica che passa da momenti action puri a primi piani drammatici a momenti dolcissimi con dialoghi off screen e riprese dei dettagli o dei panorami. Sì, insomma, ci siamo capiti.

 

Perché un vecchio anime che parla di grossi robot colorati ha un impatto culturale così forte?

Evangelion è forse la prima serie animata giapponese creata da un appassionato di serie animate giapponesi; anzi, il suo creatore è un vero e proprio otaku (termine per descrivere una figura ossessionata da manga, anime e tutti i gadget correlati) che attraverso il progetto EVA ha compiuto un percorso intimo e distruttivo di autocritica. Dalla prima messa in onda, Neon Genesis Evangelion ha creato personaggi iconici, sviluppato un mercato da miliardi di yen e al contempo portato avanti una narrazione che porta alla luce tutte le componenti oscure, disgustose e annichilenti di chi quel mercato lo muove e, in questo caso, lo crea. Tutto questo 25 anni fa, e ora che la figura del nerd (quasi un equivalente occidentale dell’otaku) è diventata oggetto comune di studio, Evangelion è ancora più rilevante.  

 

Perché ne sento sempre parlare ma non l’ho mai visto in tv?

I diritti di Evangelion per un lungo periodo erano in mano a un distributore che ha pubblicato la serie prima sul mercato home video (in forma di videocassette) poi venne trasmesso in Italia per la prima volta su MTV nel 2000. Essendo una serie animata complessa e adulta, sicuramente una messa in onda su Mediaset era impensabile, per questo (credo) si è preferita una diffusione più “settaria”. Poi è successo qualcosa con i diritti esteri qualche anno fa e niente, scomparsa.

 

 

Parte 2

 

Per chi una volta ci ha provato, ha visto la serie e alle ultime 2 puntate è stato preso dalla voglia spaccare il televisore, poi non ne ha mai più voluto sapere niente.


Ma come è possibile che finisca così? 25 puntate – 25 ore della mia vita! – per vedere un pupazzetto che galleggia su un foglio? Cosa ho sbagliato?

Non hai sbagliato niente, anzi, sentirsi frustrati e quasi presi per il culo da Evangelion è una delle tante reazioni emotive che la definiscono come “esperienza” totalizzante. La serie di NGE è stata concepita episodio per episodio, ma ha una fortissima componente emotiva nella scrittura che ne mina la struttura e la fa esplodere gradualmente. Hideaki Anno, non a caso, ha descritto la creazione di Evangelion come un “concerto live improvvisato”; per cui ogni reazione emotiva è legittima, l’importante è che di NGE resti qualcosa (comunque devi vederti The End of Evangelion, quello è il finale ufficiale della serie).

 

 

 

Parte 3

 

Per chi ha già visto la serie di Evangelion, Death of Evangelion Death and Rebirth e The End of Evangelion, e nonostante fosse già tardi per andare a dormire ha fatto nottata su siti come “lacabala.org” e pagine Wiki paranoiche tipo “I rotoli del Mar Morto” o “Gesù e gli esseni”.

 

Non ci ho capito niente. In breve, quali sono le chiavi di lettura del finale?

Non mi piace spiegare Evangelion, per un semplice motivo: lo stesso Hideaki Anno non sapeva dove andare a parare. Ok, mi spiego meglio: come ho detto prima Evangelion nasce su un fondamento emotivo e appassionato di raccontare la propria passione per l’animazione giapponese attraverso la decostruzione dell’otaku, ma questa è solo una parte del tutto. Lo studio GAINAX, fondato da Anno e pieno di figure straordinarie, ha creato una serie animata senza barriere (appunto, nella forma free di un concerto improvvisato); per questo motivo è pieno di suggestioni visive, narrative, archetipiche, alchemiche etc che lasciano una grande libertà all’interpretazione. Il cuore di Evangelion sono i suoi personaggi, tutte le emozioni toccate sono vere e, a modo loro, coerenti; è una serie profondamente esistenzialista, e per questo motivo i suoi creatori hanno utilizzato moltissime suggestioni, dalla filosofia ottocentesca alla teologia passando per Freud, per raccontare la complessità (spesso contraddittoria e malsana) dei rapporti umani.

 

Ora che ho un’impressione generale, vorrei rivederlo da capo. Ma la versione Netflix sarà doppiata malissimo e a me non mi va di ascoltare il giapponese. Importa qualcosa?

Il mio consiglio è ascoltarla in giapponese e vederla sottotitolata, ma la versione Netflix avrà un nuovo doppiaggio quindi la si può vedere anche così, tanto non cambia niente. È sempre un magnifico casino suggestivo.

 

Ma perché tutti questi riferimenti al cristianesimo e alla cabala in un prodotto giapponese?

Come sopra, Hideaki Anno non si è limitato nelle proprie suggestioni quando lavorava su Evangelion; e la simbologia cristiana, insieme a un intrinseco e drammatico esistenzialismo proprio della fede, erano strumenti narrativi potentissimi. Sulla cabala ho questa teoria: nello shintoismo esiste la kotodama, ovvero la credenza di un potere trascendente racchiuso nelle parole, un concetto non dissimile ai fondamenti della cabala ebraica. Coincidenze? Non credo proprio.

 

Vorrei capire di più. Consigli per una breve bibliografia online e offline per entrare nei diversi livelli di lettura dell’anime?

Il mio consiglio è immergersi nelle profondità abissali dei forum, andare a casaccio e tentare di costruirsi la propria interpretazione di Evangelion. Per muoversi bene nel fenomeno consiglio Dummy System, sito italiano che da anni produce contenuti sul fenomeno EVA di elevatissima qualità, e Distopia Evangelion, forse il primo grande sito italiano che dal 2003 aiuta gli utenti a muoversi nel caotico mondo di Shinji e compagnia. Un articolo importante sul fenomeno EVA è quello scritto da Valerio Mattioli su Prismo, Il giorno di Neon Genesis Evangelion, non a caso pubblicato lo stesso giorno in cui inizia la storia di Evangelion. Per scoprire il mondo dei cosiddetti ROBOTTONI consiglio due saggi bellissimi di Jacopo Nacci e Jacopo Mistè, Guida ai super robot e Guida ai super e mega robot, e ovviamente consiglio la raccolta di saggi Nerdopoli edita da Effequ dove analizzo Evangelion con dovizia di particolari oscuri.

 

Ma perché il web è fissato con i meme su Ramiel?

Perché è effettivamente un gigantesco octaedro incazzatissimo che urla.

 

 

 

Parte 3.0 – You can (not) redo

Post 21-06-19

Potresti trovarti anche in questa situazione parallela: hai iniziato a (ri)vedere EVA nell’adattamento italiano di Netflix, curato da Gualtiero Cannarsi. Stai pensando di essere finito in una realtà alternativa, un futuro post-umano dove gli anime usano lo stesso registro di Fascisti su Marte. Arrivano gli Apostoli. Defenestrato Sinatra dall’ending theme. Da un lato qualcuno evoca il Devoto Oli, dall’altro il fandom chiede in stato di furia scuse immediate per l’ingente incomodo datoci nel frangente. Il web è pieno di meme che memano meme. Abbiamo chiesto a Matteo di affrontare l’argomento e chiuderlo una volta per tutte.

Così che si torni a parlare dell’opera.

 

Che ne pensi di questo adattamento?

Ovviamente è stato gestito male, seguendo la falsariga di altri adattamenti di Cannarsi che avevano già creato dissenso tra gli appassionati di anime, e a mio parere un prodotto come EVA aveva bisogno di un linguaggio totalmente diverso. Quindi no, per niente.

Questo adattamento proprio non mi piace: c’è un modo per migliorare la situazione, pur continuando a guardarlo su Netflix? O devo fare marcia indietro e tornare alla vecchia versione?

Si può tranquillamente tornare a una vecchia versione, che tanto vi serviranno sempre blog, articoli, video e altre robe per cercare di capirci qualcosa del contenuto. Se volete vederlo su Netflix, procuratevi dei sottotitoli da altre fonti e caricateli usando un add-on di Chrome che permette questo trucchetto. Neanche a dirlo, scegliete come lingua parlata il giapponese.

 
Ecco la domanda più importante: secondo te la complessità del linguaggio usato, pieno di neologismi e forme sintattiche fantasiose, intacca in qualche modo la comprensione dei contenuti? La grandezza dell’opera ne viene in qualche modo sminuita?

Un cattivo adattamento è sempre un pessimo modo di presentare a un pubblico nuovo qualsiasi cosa, figuriamoci una bestia stratificata come Evangelion; in questo caso l’immagine su schermo, il plot, e la mitologia sono talmente forti che un adattamento simile non la sminuisce, ma certamente peggiora la comprensione di tutto. Il vecchio adattamento della Dynit non era perfetto, ma risultava scorrevole, chiaro, diretto. Non ha senso adottare un linguaggio complesso e pieno di arcaismi per un anime del genere. Oddio, non avrebbe senso in generale ma vabbè.

 

Al di là delle polemiche. Perché traducono “apostolo” e nei titoli c’è scritto “angelo”? È un errore, o questa duplicità apre nuove possibilità interpretative del contenuto?

Su questa nuova polemica (in realtà vecchia, nella community se ne discute da sempre) riporto semplicemente le parole di Hideaki Anno, prese da un’intervista con Nozomi Omori, neanche a farlo apposta un traduttore:  “Even if I received complaints from the perspective of Westerners about the equation of [the terms] ‘apostle’ and ‘angel’, I don’t think it would make any difference [to me]”. Il motivo è che per Anno sono termini accessori, anzi, è nella loro ambiguità che si compie l’idea del nemico che per Anno stesso è fondamentalmente paradossale, essendo loro “cose senza una forma” (come dichiarato in un’intervista con Hiroki Azuma, l’autore di Generazione Otaku). Come comportarsi in questo caso? Beh, non sono un traduttore, ma se in occidente è culturalmente riconosciuto l’uso del termine Angelo, se la prima title card della serie riporta la scritta Angel Attack, se uno dei theme principali della serie si chiama A Cruel Angel’s Thesis, ecco… boh? Sicuramente il dibattito è sempre aperto e pieno di interpretazioni matte molto interessanti.

 

Il caso Cannarsi rompe la quarta parete? Il messaggio d’incomunicabilità contenuto in Eva ha fatto il giro e ci sta tornando indietro?

Più che altro dimostra come il fandom sia un luogo infernale dove ci si arrovella su cose tipo “la purezza dell’adattamento” per una settimana, facendoci meme che smettono di essere divertenti dopo 3 secondi, e si mettono in secondo piano i contenuti di uno dei più grandi fenomeni culturali di sempre. Io direi di smetterla con queste stronzate da puristi e iniziare a fare dei rewatch seri di EVA che generino nuove interpretazioni folli della serie.

 

Potrebbe essere tutto un bellissimo scherzo? Siamo in una fase del progetto del perfezionamento del meme?

Io spero sinceramente che arrivi sto cazzo di Third Impact, grazie.

 

 

Diritti delle immagini

Le immagini sono state prese dai seguenti link: 

http://tiny.cc/vqo77y

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http://tiny.cc/dao77y

Tutte le immagini riprodotte appartengono a Studio Gainax.

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