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Tesori dalla mostra “Guggenheim. La collezione Thannhauser”

Da New York a Milano, più precisamente a Palazzo Reale: la collezione Thannhauser è per la prima volta in mostra in Europa con alcuni dei suoi tesori più preziosi, donati nel 1963 alla Guggenheim Foundation di New York e accuratamente selezionati, nel corso del tempo, da Justin K. Thannhauser e da suo padre Heinrich.

 

GUGGENHEIM. La collezione Thannhauser. Da Van Gogh a Picasso
mostra a Palazzo Reale
Piazza del Duomo, 12 – Milano
durata: dal 17 Ottobre 2019 al 1° Marzo 2020

 

Competenti e appassionati commercianti d’arte, i Thannhauser furono in grado di portare in Germania i più grandi artisti loro contemporanei: dalla più importante rassegna impressionista organizzata fino ad allora, quando invitarono cinquanta pittori a esibire le loro opere a Monaco, fino all’attenzione che seppero dimostrare alle singole personalità di Henri Rousseau o di Van Gogh. Fu Heinrich, nel 1908, ad aprire la prima retrospettiva dedicata a Vincent Van Gogh in Germania, dimostrandosi cruciale nella diffusione delle opere (e del culto) di questo pittore. Per tutto l’arco delle loro vite si dedicarono all’arte, aprendo gallerie anche a Lucerna, a Berlino, a Parigi e infine a New York, dove Justin si era trasferito nei primi Anni Quaranta.

Tra gli autori esposti a Milano, che possono essere ammirati fino a marzo 2020, ci sono Cézanne, Degas, Manet, Monet, Gauguin, Van Gogh, Renoir e Picasso, con opere che provengono direttamente dalla donazione dei Thannhauser, ma che sono integrati – sapientemente – anche da altri pittori come Seurat, Braque, Klee, Kandinsky o Rousseau, che appartengono alla Solomon R. Guggenheim Founding Collection. È una scelta in pieno spirito Thannhauser: si crea così un percorso nell’arte dall’Impressionismo alle avanguardie, che permette di inquadrare al meglio le singole opere, dando loro la corretta interpretazione proprio mentre comunicano l’una con l’altra.

[I quadri] coprono un periodo che va da 75 a 100 anni, e vedo che derivano l’uno dall’altro.

Justin K. Thannhauser

Questo continuo dialogo, più o meno consapevole, più o meno intenzionale, è ciò che è in grado di portare alla luce la mostra GUGGENHEIM. La collezione Thannhauser. Da Van Gogh a Picasso, attraverso le opere che mostra in anteprima in questa terza tappa europea. Proprio perché nessun pittore è un’isola, siamo in grado di vedere le differenze ma anche le influenze, i contatti ma anche la separazione, le sperimentazioni ma anche le prese di posizione.

Lo rivela, per esempio, la sala che vede vicine due sole opere, il resto perfettamente bianco: sono Haere Mai (1891) di Paul Gauguin e le Montagne a Saint Rémy, dipinte nel luglio 1889 da Vincent van Gogh. È noto come i due pittori fossero molto legati, ma forse per la prima volta riusciamo a cogliere davvero le loro personalità e il loro approccio, non solo alla tecnica e alla tela ma anche alla realtà.

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Paul Gauguin, Haere Mai // Vincent Van Gogh, Montagne a Saint Rémy

Da un lato abbiamo i colori calmi, realistici ma allo stesso tempo sentimentali, e la visione geometrica ed essenziale di Gauguin, che racconta quello che vede. Dall’altro, abbiamo l’espressione emotiva di Van Gogh, che è dirompente e, soprattutto, più importante della rappresentazione del reale – anzi, meglio: è la sola rappresentazione del reale possibile, perché ciò che sentiamo è ciò che vediamo che è ciò che conosciamo.

È la stessa sensazione di scoperta che proviamo mentre le opere di Picasso della donazione Thannhauser si svelano, stanza dopo stanza. Ogni quadro corrisponde a una fase diversa della sua vita, tanto da farci avere l’impressione di aver avuto accesso al suo blocco di studi o al suo atelier senza filtri, più che a un’esposizione studiata. Quello in mostra è il Pablo prima che diventasse Picasso, il giovane pittore giunto a Parigi che guarda agli altri artisti affermati con ammirazione, come Le Moulin de la Galette, realizzato nel Novembre del 1900, ci fa intuire, perché è impossibile non pensare alla Dance at le Moulin de la Galette di Pierre-Auguste Renoir, dipinto meno di venticinque anni prima.

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Pablo Picasso, Le Moulin de la Galette

Sembra un Picasso questo quadro? No, ma è Pablo, ed è proprio per questo la collezione è così sorprendente. Ci mostra un lato, una fase, un Pablo Picasso che non sapevamo potesse esserci stato, perché è troppo facile pensare ai visi scomposti e alle linee decise e credere che Picasso sia tutto lì, che sia sempre stato così. Mentre i Thannhauser hanno saputo individuare e supportare anche Pablo, creando con questo pittore un rapporto di amicizia, oltre che professionale, in grado di durare nel tempo.

Un simile effetto lo si prova anche durante l’incontro con le ballerine per cui Degas è da sempre famoso e che sono proposte, nella collezione Thannhauser, in tre dimensioni. Le sculture in bronzo della Ballerina che incede con braccia alzate, della Danza Spagnola o quella della Donna che si asciuga il fianco sinistro abbandonano la leggerezza eterea dei tulli delle étoile degassiane: queste figure attraversano lo spazio con una nuova rotondità dirompente, fendono l’aria con le braccia, creano diagonali.

Grazie a questa mostra, di ogni pittore scopriamo un nuovo aspetto o una nuova sfumatura, ma ancora di più abbiamo la possibilità di vedere con i nostri occhi, e quindi di comprendere davvero, come ognuno di loro si sia posto nei confronti del proprio tempo, come abbia scelto di affrontare un tema, come abbia approcciato un materiale rispetto agli altri. Così, quando alla fine vediamo un Picasso che è il Picasso che abbiamo imparato a riconoscere e amare come tale, quello della Donna con i capelli gialli – a cui, per un inaspettatamente perfetto gioco di riflessi, uno dei lampadari di Palazzo Reale ha donato un’aureola di piccole luci – comprendiamo davvero quale lavoro abbiano fatto i Thannhauser, e quale fortuna abbiamo noi ora. Quando si esce dalla mostra GUGGENHEIM. La collezione Thannhauser. Da Van Gogh a Picasso si è consapevoli, educati, e ancora più innamorati dell’arte.

[Con questa donazione] l’opera di tutta la mia vita trova infine il suo significato.

Justin K. Thannhauser

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Pablo Picasso, Donna dai capelli gialli, 1931

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