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La Casa sull’albero – Se una notte di settembre l’alluvione di Martina Picca

Data la situazione Covid-19 molte librerie sono state costrette ad annullare e/o a cancellare gli eventi. Sappiamo che è giusto così, anche se ci dispiace molto, soprattutto per gli autori e le autrici i cui libri che stanno continuando a uscire, per tutta la filiera editoriale che si trova in difficoltà. Per questo abbiamo deciso di aprire uno spazio virtuale temporaneo qui su Tropismi, dedicato esclusivamente alla presentazione dei libri orfani di presentazione. Pubblicheremo brevi interviste agli autori, come se ne stessimo parlando in libreria, con qualche domanda e, se possibile, qualche riga di estratto. Non potremo dare a ogni libro il pubblico e il tempo enormi che meriterebbero, ma cercheremo di riservare uno spazio di benvenuto per tutti.
L’ospite di oggi è Martina Picca con il suo Se una notte di settembre l’alluvione, edito da Officine Gutenberg.

Se una notte di settembre l'alluvione

Come nasce l’idea di questo libro?
Il 14 settembre 2015 il territorio piacentino ha subito uno degli eventi più catastrofici mai registrati: un’alluvione che si è portata via vite e ha azzerato futuri. Io fino a quella notte avevo addosso tutta la bellezza dei miei 17 anni, i sogni nel cassetto e la voglia di vivere. Ma il mostro ha bussato alla porta e ha fatto calare le tenebre. Dal momento in cui mi hanno tirata fuori insieme ai miei genitori dalla nostra casa, che è diventata il simbolo di questa tragedia, gli anni si sono moltiplicati. Sono diventata “Martina, l’alluvionata” e non mi sono mai più riconosciuta. Se una notte di settembre l’alluvione nasce da quella bambina stretta in un pigiama rosa salvata per miracolo, e ripercorre tutti e quattro gli anni, questo è il quinto, da quel giorno. I millequattrocentosessanta giorni da alluvionata. Gli anni terribili, faticosi, sudati, interminabili. È un libro che non fa sconti: descrive il dolore in tutta la sua crudezza e in tutta la sua realtà, e soprattutto dà memoria a chi si è stato ucciso da quell’acqua affamata e diabolica. Ma vuole anche essere un messaggio più che mai di speranza. 

Riassumi la trama del libro in una frase.
Io ti ho scritto, e tu mi hai salvata.

Che tipo di lavoro hai svolto per scrivere il libro?
Il lavoro più grande che ho fatto è stato quello con me stessa. Mi sono ritrovata a essere la protagonista di una storia che non avrei mai voluto scrivere e per questo ho scavato fino in fondo, sia a me sia al mostro. Ne è venuto fuori tutto il dolore, tutta la paura, tutti gli anni di vita che sono andati persi e che nessuno ci restituirà mai più… Ma sono venute fuori anche tutta la speranza e tutta la forza di tornare ad accendere la luce. Questa è la cosa più importante.

Hai dovuto compiere delle ricerche per la tua storia?
No, quando la storia è la tua le uniche ricerche da fare le fai guardandoti negli occhi.

Chi ti piacerebbe che leggesse il tuo libro?
La risposta può essere un po’ banale e pretenziosa, ma io vorrei che lo leggessero tutti. Dai più piccoli ai più grandi. Soprattutto in tempi come quelli che stiamo vivendo. Io lo dico da settimane: andrà tutto bene. E se ve lo dice una che aveva smesso di crederci, potete fidarvi.

Estratto
«Ricorda quanto vali. Sentire se va via il dolore quando in mezzo alle ossa ci s’infila il sole. Scrive così Andrea Bajani. Proviamoci, allora. Sentiamo il sole nelle fessure lacerate del nostro dolore. Urliamogli in faccia. Ce la faremo. Non importa se la mia e la tua sofferenza sono diverse. Non importa se le nostre cicatrici testimoniano battaglie su altri fronti. Ce la faremo. Ce la farai. Siamo qui per questo. Per vivere a polmoni pieni. Per sorridere fino a farci seccare le labbra. Siamo qui per vivere fino all’ultima corsa. È tutto troppo breve. È tutto troppo imprevedibile. Non arrenderti. Tu non sei quello che ti è capitato. Le cicatrici sono lì per ricordarti che ti sei fatto male ma che alla fine hai vinto. Tu sei più forte. Alzati in piedi e combatti. Smontati. Ricostruisciti. Butta le fondamenta della tua casa. Meriti di tagliare il traguardo. Dei dieci comandamenti del tuo buio tu sii l’undicesimo. Tu sii la luce. Ricordalo. Ricordamelo.»

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