La casa sull’albero – Le ragazze stanno bene di Giulia Cuter e Giulia Perona

Data la situazione Covid-19 molte librerie sono state costrette ad annullare e/o a cancellare gli eventi. Sappiamo che è giusto così, anche se ci dispiace molto, soprattutto per gli autori e le autrici i cui libri che stanno continuando a uscire, per tutta la filiera editoriale che si trova in difficoltà. Per questo abbiamo deciso di aprire uno spazio virtuale temporaneo qui su Tropismi, dedicato esclusivamente alla presentazione dei libri orfani di presentazione. Pubblicheremo brevi interviste agli autori, come se ne stessimo parlando in libreria, con qualche domanda e, se possibile, qualche riga di estratto. Non potremo dare a ogni libro il pubblico e il tempo enormi che meriterebbero, ma cercheremo di riservare uno spazio di benvenuto per tutti.
Le ospiti di oggi sono Giulia Cuter e Giulia Perona, creatrici di Senza Rossetto, con il loro Le ragazze stanno bene, edito da HarperCollins.

Come nasce l’idea di questo libro?
Il libro nasce innanzitutto dall’interesse di Ilaria Marzi, editor, e di HarperCollins, per il nostro progetto Senza rossetto. A partire dal podcast e dalla newsletter che curiamo dal 2016 ci è stato proposto di pensare a un libro: un sogno che si avvera. Abbiamo quindi scelto di partire da noi e dalla nostra esperienza: dalle tappe fondamentali nella nostra vita di giovani donne (le prime mestruazioni, il primo bacio, il primo lavoro, il primo test di gravidanza). Andando a centrare quei momenti che ci hanno fatto emergere dubbi e domande sull’effettiva parità tra i sessi nella nostra vita quotidiana.

Riassumete il nodo centrale del libro in una frase.
La parità di genere è tutt’altro che raggiunta, ma cambiare si può, e abbiamo tutti gli strumenti per farlo. Ecco perché “Le ragazze stanno bene”.

Che tipo di lavoro avete svolto per realizzare questo libro?
Per scrivere il libro abbiamo deciso di partire dalla nostra storia personale, provando a renderla il più universale possibile: in ogni capitolo affrontiamo una tappa fondamentale nella vita di una giovane donna e mescoliamo delle parti narrative (abbiamo creato un’unica voce narrante, che riunisce le nostre esperienze, ma anche quelle di amiche, mamme, compagne di scuola) a dei contenuti più saggistici (dati, statistiche, studi) per provare a raccontare cosa significa crescere come donna in Italia negli ultimi 20/30 anni.

Avete dovuto compiere delle ricerche?
Assolutamente sì. Abbiamo letto molti libri, visto film, studiato analisi e ricerche per costruire ogni capitolo. È stato un lavoro lungo e approfondito per offrire al lettore molti spunti di riflessione. Non volevamo fosse un libro a tesi, ma anzi, un’occasione per fare il punto tutti insieme sul “dove” siamo nel percorso verso la parità tra i generi.

Chi vi piacerebbe che lo leggesse?
Tutte le persone che sono incuriosite da questo tema e che cercano un modo, semplice nella forma, per approfondirlo. Speriamo possa essere una lettura interessante per i più giovani, ma anche per i papà che hanno figlie femmine, per capire le sfide che dovranno affrontare durante la loro crescita. 

Estratto

Il 5 luglio 2018 il premio Strega, il più prestigioso premio letterario italiano, viene vinto da Helena Janeczek con il romanzo La ragazza con la Leica, una biografia della fotografa Gerda Taro. Erano quindici anni che il premio non veniva assegnato a una donna, l’ultima volta era stata Melania Mazzucco con Vita nel 2003. La vittoria di Janeczek è un evento straordinario, perché fra i vincitori delle settantuno edizioni del premio ci sono solo undici donne, e perché sembra aprire la strada a molte altre autrici nei più importanti premi letterari del nostro paese.
Nel luglio dello stesso anno il premio Bancarella viene assegnato al romanzo Tutto questo ti darò dell’autrice basca Dolores Redondo, mentre a settembre Rosella Postorino si aggiudica il premio Campiello con il libro Le assaggiatrici (anche questa una storia con protagonista una donna, in particolare una delle ragazze preposte, durante il Nazismo, ad assaggiare i pasti di Hitler per assicurarsi che non fossero avvelenati). Rosella Postorino è la quattordicesima donna su cinquantasette vincitori del Campiello, Dolores Redondo è la decima su sessantasei per il premio Bancarella. Lo so cosa state pensando, l’ho pensato anche io a lungo: forse in tutti questi anni gli uomini hanno scritto libri migliori. Ecco, non è così. Nell’autunno 2015, quando iniziavamo a lavorare al progetto di Senza rossetto, scoppiò una grande polemica intorno a uno dei festival più importanti per il mondo del fumetto, il Festival de la Bande Dessinée d’Angoulême. Tra i candidati al Grand Prix, il più prestigioso riconoscimento assegnato dal festival francese, non c’era, per l’ennesimo anno, neanche una donna. Il Collectif des créatrices de bande dessisée contre le sexism, a cui aderivano oltre cento autrici della scena internazionale del fumetto, chiese di boicottare il premio e sulla loro scia fecero lo stesso molti colleghi maschi. Dopo mesi di pressioni il collettivo ottenne che alcuni nomi di autrici donne venissero aggiunti alla lista dei candidati. Io mi indignai. Trovavo svilente la necessità di inserire le quote rosa anche in un riconoscimento artistico, valutavo la possibilità che quell’anno gli uomini fossero stati effettivamente più meritevoli delle donne, mi scaldavo nelle discussioni sul tema. Poi, in un articolo dedicato alla questione trovai la spiegazione. L’autore del pezzo specificava, giustamente, che il Grand Prix de la Ville d’Angoulême non premia le singole opere, ma è un premio alla carriera (peraltro davvero capace di consacrare un autore nell’olimpo dei fumettisti). Solo allora capii: possibile che non ci fosse nemmeno una fumettista la cui carriera potesse aspirare a quel riconoscimento?
Comunque quell’anno il Grand Prix lo vinse Hermann, fumettista belga, uomo. Le donne avevano già ottenuto abbastanza.
Tornando ai premi letterari, la scarsa presenza di donne candidate e vincitrici è uno dei tanti esempi di cosa non va nel nostro sistema culturale: dalla fine degli anni Ottanta sono soprattutto le donne a leggere in Italia. Nel 2016, secondo il report Leggere è donna. Scrivere è maschile dell’Osservatorio dell’Associazione italiana editori e di Pepe Research, tra le persone con più di sei anni ad aver letto almeno un libro nell’anno precedente la percentuale femminile era del 47,1% contro il 33,5% di quella maschile. Ma stanno crescendo anche le donne che scrivono: nel 2017 le scrittrici erano il 38,3% (contro il 61,7% degli uomini), mentre nel 2005 le donne si fermavano al 29,7% (contro il 70,3% degli scrittori); e aumentano anche le lavoratrici della filiera editoriale. Se entriamo in una casa editrice, di qualsiasi dimensione essa sia, questo è lo scenario che con ogni probabilità ci troveremo davanti: una schiera di redattrici, traduttrici e lettrici donne, e direttori editoriali, presidenti, amministratori delegati uomini (al 2017 le donne in ruoli dirigenziali erano il 22,3%, gli uomini il 77,7%). Qualcosa di simile succede anche nei festival letterari. Nel 2018 una collaborazione tra la webzine InGenere, il festival di scrittrici InQuiete, BookPride Milano e il Salone internazionale del libro di Torino ha dato vita all’Osservatorio su donne e uomini nell’editoria. Con l’obiettivo di comprendere meglio quale fosse il ruolo occupato dalle donne in questo settore, nel maggio del 2018 si sono concentrati proprio sull’evento editoriale più importante in Italia per numero di editori e autori coinvolti, ma anche per ampiezza del programma e numero di visitatori: il Salone di Torino, appunto. E hanno constatato che in un programma di oltre ottocento eventi le donne invitate a presenziare erano sempre in minoranza (fatta eccezione per quelli dedicati alla letteratura per ragazzi), forse anche perché ai vertici dell’organizzazione del festival gli uomini erano il doppio delle donne (tredici maschi contro sette femmine). Nel nostro paese i libri li fanno le donne, eppure quando si tratta di ricoprire ruoli di prestigio nella filiera editoriale, quando si tratta di raccontare questi libri al grande pubblico o di ottenere il riconoscimento della critica (che si sa, spesso corrisponde anche a grandi vendite in termini di mercato) il primo posto spetta ancora ai maschi.

Credits estratto e immagini : © 2020 HarperCollins Italia

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