Ritratto di una regina: Elisabetta II

Sulla Royal Family inglese – da definire unica al mondo – si parla tanto. I tabloid inglesi sono pieni di ultimi scoop o scandali, da ultima la notizia su voci di una possibile scomparsa del marito di Elisabetta II mantenuta segreta, lui e la Regina sono in isolamento. William e Kate Middleton reggono la Corona con Carlo positivo al coronavirus (ma in buona salute). Dopo il Brexit, l’exit dalla famiglia reale del principe Harry e l’ex attrice Meghan Markle che non hanno più un ufficio a Buckingham Palace dal primo aprile. Ma è solo lei, l’integerrima Queen Elizabeth II, espressione massima del senso del dovere, che resiste davanti gli obiettivi con i suoi tailleur colorati e il rossetto nella borsetta, dopo aver visto molte uscite di scena dalla sua famiglia purtroppo, pensando a Lady Diana o all’amata sorella Margaret. Dei suoi momenti privati è fotografata durante le passeggiate in stivaloni e foulard con gli inseparabili corgi. È la donna più fotografata di tutti i tempi.

Il 21 aprile spegnerà 94 candeline. Per ragioni di sicurezza e di lutto nazionale provocate dal coronavirus, ha chiesto anche di annullare l’omaggio con le cannonate a salve a Hyde Park – per la prima volta che succede in 68 anni di regno – e il Trooping the Colour a giugno, una parata risalente al 1748 effettuata dai reggimenti del Commonwealth e del British Army in onore del compleanno ufficiale del Sovrano del Regno Unito.

Un anno fa è uscita la biografia di Paola CalvettiElisabetta II: Ritratto di Regina”, edita da Mondadori con dieci capitoli strepitosi. L’autrice presenta questo ritratto di Regina, seguendo come filo conduttore le fotografie, da quando la regina veniva chiamata Lilibet fino allo scorso 66esimo anno passato sul trono inglese. Come in “The Crown“, la serie televisiva per Netflix, arrivata alla terza stagione, la biografia parla della regina Elisabetta e del suo lunghissimo regno lungo quasi un secolo di eventi mondiali ma delinea anche un profilo personale, quasi intimo, di una donna che oltre ad essere sovrana è anche moglie, madre di quattro figli e nonna. È la donna che, accettando il proprio destino, ha sorretto il proprio popolo in momenti di particolare difficoltà mondiale e che ha saputo accompagnare con polso il proprio Paese nel nuovo millennio.

Quando nacque non era ancora che la terza in linea di successione al trono. Era destinata a non regnare mai in un’epoca in cui essere Re o Regina significava essere scelti da Dio. Quando lo zio Edward abdicò, il peso della corona venne affidato per diritto a suo padre Albert, Re Giorgio VI. Bellissimo “Il Discorso del Re”, in originale “The King’s Speech”, il film inglese che racconta i tormenti personali del re Giorgio VI che, trovatosi a salire sul trono nel momento drammatico di inizio della Seconda Guerra Mondiale, dovette superare il problema di balbuzie che gli impediva di parlare al suo popolo.

Alla principessina Elizabeth, una bambina giudiziosa di appena dieci anni, fu richiesto di cominciare a prepararsi a regnare, a meno che fosse nato nel frattempo un fratellino, più titolato – in quanto maschio – alla carica dopo la sorella Margaret, la secondogenita:

«Lilibet dorme serena nella nursery di Piccadilly. Non è più little Princess, né Elisabetta di York, ma l’erede presuntiva al trono di Inghilterra e dell’impero più esteso del mondo. Soltanto la nascita di un fratello le farebbe riguadagnare il suo felice anonimato in cui il tempo, volendo, si può ancora fermare» (1)

Qualcosa è cambiato per sempre, Elisabetta e Margaret iniziano a inchinarsi davanti al re e alla regina i loro genitori. A Elisabetta, educata come una possibile futura regina, spetta di mostrarsi giudiziosa e distaccata con le persone, mentre alla sorella Margaret è concesso di essere sé stessa. Quando anni dopo arriva la seconda guerra mondiale:

«Elisabetta non si sottrae alla propaganda per il suo paese, posa per le copertine di Life e di Time e si lascia fotografare mentre ispeziona le truppe in qualità di Consigliere di Stato. Ma non le basta, vuole partecipare allo sforzo per la guerra in prima persona; il padre tenta di dissuaderla, ma lei si ostina. Così, nel 1945, entra nel corpo ATS (Auxiliary Territorial Service) col numero di matricola 230873 e il titolo di Secondo Subalterno Elisabetta Windsor, prima donna di una famiglia reale a servire il proprio paese come membro attivo, unica principessa a vestire una divisa militare dai tempi della regina celtica Budicca (33-61 d.C.). Di motori non sa niente, ma dopo un corso di 10 settimane diventa meccanico, è abilitata alla guida di automezzi, impara a leggere le mappe e viene promossa con il titolo di Comandante Onorario Junior» (2)

Nel 1947, nel giorno del suo ventunesimo compleanno, Elisabetta alla BBC pronuncia il suo discorso sull’annuncio del suo matrimonio con il principe Filippo, nato come principe Filippo di Grecia e Danimarca, sigillando un giuramento cui terrà fede per il resto dei suoi giorni: «Io dichiaro davanti a voi tutti che la mia intera vita, sia essa lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della grande famiglia imperiale alla quale tutti apparteniamo». Il fidanzamento fra Elisabetta e Filippo è salutato dall’amico Churchill come “un lampo di colore” negli anni difficili del dopoguerra in un paese stremato.

Altra pietra miliare è il 6 febbraio del 1951,  muore il re. Aveva 56 anni, l’Inghilterra perde un re. Elisabetta perde un padre a cui era molto affezionata. Nasce una regina. Il giorno dopo il primo ministro Winston Churchill parla alla nazione via radio: «Alla fine la morte lo ha raggiunto come un’amica. E dopo una giornata felice di sole e divertimento, dopo aver dato la buona notte a chi lo amava di più, si è addormentato. Ora io devo abbandonare i tesori del passato e guardare al futuro. Degni di fama sono stati i regni delle nostre regine. Alcuni dei più grandi periodi della nostra storia si sono sviluppati sotto i loro scettri. La regina Elisabetta II, così come la sua omonima regina Elisabetta I, non ha trascorso la sua infanzia con l’aspettativa certa della corona. Io, che ho vissuto la mia giovinezza nelle magnifiche, incontrastate e tranquille glorie dell’era vittoriana, provo una grande emozione nell’invocare, ancora una volta, la preghiera che è il nostro inno. GOD SAVE THE QUEEN» (3).

Nella biografia di Paola CalvettiElisabetta II: Ritratto di Regina” ci sono le fotografie unite ad aneddoti e retroscena che mostrano anche la verità di una donna sempre in attesa di vivere, di essere compresa e amata dentro il nostro sguardo.

Note:

(1) Paola Calvetti, “Elisabetta II: Ritratto di Regina”, Mondadori, 2019, pag. 30

(2) Ibidem, pag. 55

(3) Ibidem, pag. 86

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