È tutto un ciclo – Il graphic novel su quattro amiche e un paio di… assorbenti

Piccolo indovinello: cos’è che non può essere nominato, manco fosse Voldemort?

Risposta: loro due, il ciclo e le mestruazioni.

Al punto che per non chiamarli, abbiamo inventato tutta una serie di espressioni pittoresche e soprannomi improbabili: le mie cose, l’indisposizione, l’arrivo del Marchese o dei parenti in visita, quei giorni, gli ospiti, il Mar Rosso, le Giubbe Rosse, avere le regole, o addirittura il tempo della cioccolata, a indicare gli attacchi di fame improvvisi “tipici” dei giorni precedenti…

Insomma, che il ciclo e le mestruazioni siano un tabù, lo sappiamo bene. Ci hanno insegnato a non parlarne, a tenerle confinate dentro i muri dei bagni, di casa e delle scuole. Ci hanno detto che è soltanto roba da donne e che, dai, fa pure un po’ schifo. Con gli anni, noi ci siamo abituate ad abbassare la voce, a fare finta di niente, a sopportare i mal di pancia che ti spezzano in due, a spacciare assorbenti senza farci vedere dai maschi con una nonchalance che in confronto gli spaccini sono dei dilettanti. Una volta, ho chiesto a un mio amico maschio come immaginasse il ciclo, e la risposta è stata, Tipo una roba splatter, con schizzi di sangue, come nei film Tarantino, no? 

Apriti cielo.

È ora che del ciclo se ne parli, ad alta voce, e che non sia etichettato come “una cosa da donne”. Chi l’avrà vista, ricorderà lo shock della scena in cui Alyssa, la disturbata ragazzina protagonista di The End Of The F***ing World, è in viaggio da sola e, a un certo punto, infila la mano sotto il vestito e, trovandosi le dita sporche di sangue, entra in un negozio e ruba degli assorbenti. A molti potrà sembrare una scena piccola, e invece è enorme, perché era una roba mai vista prima in un prodotto televisivo. Come è enorme il graphic novel È tutto un ciclo di Lily Williams e Karen Schneemann pubblicato recentemente da Editrice Il Castoro. È la storia che mancava, e di questo non posso che ringraziare la casa editrice per averla portata in Italia.

Sono quattro le protagoniste di questo fumetto a tinte rosse.

C’è Brit, dalla pelle scura, dal corpo formoso e dalle lunghe treccine, che ha un ciclo talmente doloroso da essere costretta a letto. C’è poi Christine, la mia preferita, uno spirito libero, alta, secca secca, grandi occhiali, che prende tutto con estrema filosofia e ha sempre la parola giusta per strapparti un sorriso. C’è Abby, capelli rossi, sicura della propria femminilità, che non ha paura di nascondere: è la creativa e la battagliera del gruppo, quella che non sopporta le ingiustizie.

Infine, c’è Sasha, l’ultima arrivata del liceo Hazelton, talmente scricciola da sembrare quasi una dodicenne, e che ha il ciclo nel momento più sbagliato: a scuola, mentre indossa dei pantaloni bianchi. L’inizio della fine.
Ma saranno proprio le altre tre ragazze a soccorrerla, con grande spirito di sorellanza, e a portarla in bagno, per aiutarla a sistemarsi e cercare un assorbente da indossare. I distributori, però, sono tutti vuoti, e Abby comincia a far macinare i pensieri e a tirar fuori il suo senso di giustizia.

Perché ci sono dei distributori di assorbenti, se poi sono vuoti?
Perché gli assorbenti, che dovrebbero essere un bene di prima necessità, invece costano così tanto?
E soprattutto, perché non importa a nessuno?

Così, mentre la vita continua, tra lezioni e compiti a casa, lo sparlare di Mr. Darcy e dei ragazzi, alcune compagne di scuola che chiamano Sasha Bloody Mary, crampi alla pancia e possibili diagnosi di endometriosi, Abby fa partire la sua protesta, trascinando le amiche – non sempre contente – in una lotta a suon di reclami dal Preside, mostre e scritte sugli armadietti, per far capire che le mestruazioni sono una questione sanitaria, che riguarda tutti quanti. Insieme, però, capiranno che alzare la voce spesso non è la soluzione più giusta e che, a volte, basta un gesto piccolo per illuminare la strada a qualcun altro e fare in modo che il cambiamento diventi una realtà.

È tutto un ciclo è la storia che avrei voluto leggere a dodici anni, quando mia mamma venne da me con pacchettino lilla davanti agli occhi e mi parlò del ciclo, del sangue, dei 28 giorni e io riuscivo solo a pensare che sarebbe stata una cosa che mi avrebbe cambiato la vita e non volevo che accadesse proprio a me.

Dicevo, è la storia che avrei voluto leggere tanti anni fa, e non solo per ‘sta questione del ciclo, ma per una serie lunghissima di ragioni.

Del tipo, perché è la storia spassionata, divertente e sincera di quattro ragazze che sono più che amiche: sono quasi sorelle, e anche se non sono sempre d’accordo tra loro, non si giudicano. Sono lì per aiutarsi, in ogni caso. Poi, perché ci sono tanti corpi, tutti bellissimi – magri, senza forme, abbonanti, generosi, imperfetti, semplicemente diversi – e tanti caratteri, che mostrano come noi donne possiamo essere femminili o meno, arrabbiate, romantiche, agguerrite, indifferenti, spensierate, superficiali, leggere, profondissime, stronze ed empatiche, e mille altre infinite cose. Possiamo vestirci sempre coi jeans o indossare crop top e minigonne, avere chiome fluenti o tagli radicali, ci possono piacere i ragazzi o le ragazze, ma la sostanza non cambia.

Le due autrici sono riuscite a creare un caleidoscopio della femminilità, come a dire: ehi, ragazze, guardate che non c’è un modo giusto e uno sbagliato per essere donna! Noi possiamo essere chi vogliamo.

Non so cosa avrei dato, a dodici anni, quando durante un’estate caldissima mi è venuto il primo ciclo, per leggere una storia come questa e avere delle amiche come Brit, Christine e Abby per poter parlare di queste cose. O anche, per arrivare in fondo, all’ultima pagina, e leggere le note delle autrici, le loro esperienze, gli specchietti che raccontano di come funzionano le mestruazioni, di cos’è la normalità e di dolore e, soprattutto, di come fare a diventare un’attivista.
Perché il ciclo non è una scelta, e, quando avevo dodici anni, mai avrei pensato fosse cosa buona e giusta parlarne, senza paure o censure, per rompere un tabù che dura da mille anni e ancora di più.

Perciò, posso solo dirvi: regalatelo alla vostre figlie (ma anche figli!), è la storia che vorranno leggere.

È ora di aprire le porte dei bagni.

Per chi volesse approfondire, vi lascio a una bellissima intervista della nostra Cristina a Lucia Zamolo sul suo libro illustrato Rosso è bello.

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