Poncho e Mago

Tra scrittura, legno e illustrazione – “Nella foresta” di Martina Tonello. Parte II

Di Martina Tonello e del suo coraggioso progetto Nella foresta vi avevo già parlato tempo fa in questo articolo. Coraggioso, perché interamente autoprodotto. E soprattutto, perché Martina – illustratrice e aspirante falegnama (ci piace così) – ha avuto l’idea di creare tre scatole, ciascuna contenente un giocattolo in legno vero e proprio (ha perfino la marcatura CE), protagonista di tre storie illustrate. Poncho, il simpaticissimo armadillo giallo e blu della prima scatola, ve l’ho già presentato. Ma adesso è arrivato un nuovo personaggio, e per l’occasione ho deciso di fare due chiacchiere con Martina e di farmi raccontare come sta proseguendo questa avventura.

Pronti a conoscere Mago e a inoltrarvi nella foresta?

Cominciamo. Se dovessi spiegarlo in una frase, cos’è il progetto Nella foresta?

Nella foresta è un progetto che unisce la scrittura, l’illustrazione e il legno come elementi di un’unica narrazione.  È una frase semplice e descrive esattamente la mia idea… Eppure ci ho messo tantissimo a scriverla!

Mi avevi raccontato che l’idea di questi giocattoli/personaggi ti era venuta mentre curiosavi tra alcuni pezzi di scarto nella bottega di un falegname, dove poi hai iniziato a lavorare… ecco, da quel momento, come si è sviluppato il progetto? E quant’è importante questa dimensione del ridare nuovo valore a qualcosa che altrimenti sarebbe stato buttato?

Ormai un anno e mezzo fa, ho iniziato a giocare con alcuni pezzi di scarto della bottega, unendoli e creando diversi personaggi, animali inventati. Sono diventati sempre di più, e ad aprile hanno trovato posto in Non mi piace, la mostra che io e Noemi Vola avevamo realizzato per la scorsa Bologna Children Book Fair in Officina Margherita.
Dopo la mostra mi è venuta voglia di lavorare più nel dettaglio a queste figure, e ho finito per sviluppare, in modo più controllato, quelle forme di legno che inizialmente erano scarti.

Il progetto di Nella foresta è nato, allora, perché volevo dare un contesto ai personaggi che stavo creando. All’inizio ho semplicemente pensato di mettere la scultura/giocattolo in una scatola, ma poi si è aggiunta anche la parte del libretto con le storie, in cui si poteva scoprire un po’ di più del mondo della foresta e dei suoi abitanti.

Quindi, per riprendere la domanda… Ridare valore alle cose scartate può essere molto importante nel creare qualcosa! Per me la scintilla dell’idea di questo progetto viene appunto dagli scarti di legno, che, come molte altre cose abbandonate e trovate in giro, accostate insieme possono attivare nuovi collegamenti e pensieri.

Ci sono (o meglio, ci saranno) tre scatole per tre personaggi. Il primo è Poncho, un simpaticissimo armadillo giallo e blu; il secondo invece è Mago, un bel procione. Come li hai scelti? Puoi dirci qualcosa di Mago e delle sue avventure?

Come dicevo, Poncho e Mago (e anche il terzo personaggio) erano già nati per la mostra Non mi piace, insieme a una ventina di altri animaletti. Erano diversi in quel momento, un po’ gli antenati di quello che sono adesso. Ho scelto di sviluppare più nel dettaglio proprio loro due perché erano quelli che mi colpivano per le loro forme, e mi stavano più simpatici. Poi ho iniziato a conoscerli meglio, sia mentre li creavo con il legno, sia mentre scrivevo le loro storie.

Poncho mi è sembrato subito un tipo gentile, introverso e solitario, è uno a cui piace pensare seduto davanti al fiume. Ama le abitudini e la zuppa di terra.
Mago invece è molto diverso: è un tipo fra le nuvole, un po’ pigro e ingenuo. È anche un artista: nelle sue storie ha sempre delle idee strane, crea nuove cose, cerca nuove emozioni. Per lui anche arrivare da casa sua fino al fiume è un’avventura artistica!

Qual è stata la parte che ti ha messo più in difficoltà nella realizzazione del progetto?

Sicuramente la scrittura! Per me scrivere non è mai stato facile.
Le altre difficoltà sono state nella realizzazione dei giochi, e nelle infinite ore passate poi a dipingerli! Ma per fortuna il falegname Donato mi ha sempre aiutata, sia nella progettazione che nella lavorazione del legno.

Ecco, mi hai anticipata: parliamo proprio della scrittura. Nasci come illustratrice, ora sei pure una falegnama e perfino un po’ scrittrice. Come ti sei trovata nella stesura delle sei storie brevi? Su cosa hai puntato?

Volevo conoscere meglio i miei personaggi, scrivere di loro era un modo per farlo. E, anche se la scrittura era una cosa che mi terrorizzava, mi sono lanciata in questa nuova avventura. Ogni tanto mi disperavo e lamentavo di questa scelta, ma alla fine ne sono abbastanza soddisfatta.
Ogni storia che ho scritto ruota attorno a un aspetto o un’idea del protagonista che volevo esprimere, su cui ho costruito tutta la narrazione.

Martina Tonello

La cosa che mi ha stupito di Nella Foresta è il suo guardare indietro e in avanti al tempo stesso: da una parte, abbiamo un giocattolo in legno, che richiama Pinocchio, o comunque un mondo “passato”; dall’altra, abbiamo una scatola che non è solo una scatola, ma qualcosa di più complesso, una narrazione più grande, che unisce scrittura, illustrazione, scultura e – fammelo dire – anche tutta la dimensione “social” della promozione (c’è addirittura un video!), in maniera davvero contemporanea. Quindi, ti chiedo: in un momento in cui si pensa che i bambini siano interessati solo ai videogames e ai cellulari, quanto è importante riscoprire la fisicità del gioco inteso come “giocattolo” vero e proprio? Quanto una narrazione transmediale è il futuro, perché amplia e integra l’esperienza?

La difficoltà nello descrivere il mio progetto in poche parole è stata proprio questa: unisce davvero tante cose! Scrittura, illustrazione, legno, video… In tutto questo, però, per me la narrazione è la cosa più importante, ed è presente in ognuna di queste dimensioni. Nella scultura/giocattolo la narrazione è latente, è il bambino che può crearla.
Quello che spero succeda è che, attraverso il gioco, i bambini continuino o reinventino le storie che ho scritto. Personalmente da piccola questo era il gioco che preferivo, cioè inventarmi mille avventure con i miei pupazzi e giocattoli, e quindi mi baso sulla mia esperienza di bambina.

Adesso mi sembra di vedere tanti giocattoli troppo interattivi, pronti a fare qualcosa. Schiacci questo, e fa un suono. Premi quest’altro, e succede qualcosa. Succede tutto subito, è efficiente e veloce, non c’è tempo per aspettare, sennò ci si annoia. Poncho e Mago invece sono giocattoli immaginativi, sei tu che li usi per fare qualcosa, non il contrario. Per me è importante questo atto del gioco immaginato, che arriva con calma e ti coinvolge sempre di più.
Ma, anche se penso questo, non significa che non mi piaccia la tecnologia, anzi! Video e videogiochi sono strumenti molto interessanti, se quello che vogliono dire ha un senso, e infatti sono un mezzo che mi piace usare nel mio lavoro.

Nelle tue storie, tutto ruota attorno alla bellezza delle piccole cose e al prendere la vita senza fretta, ed emergono temi importanti come l’immaginazione, la sorpresa, la meraviglia, e perfino la noia e il fallimento. Perché pensi che siano valori importanti? Qual è stata l’urgenza che ti ha portato a scrivere queste storie?

In un certo senso, ho scoperto con la scrittura un modo per parlare di alcune cose che non riuscivo a esprimere attraverso il disegno e basta. Per esempio, L’opera d’arte è nata dal ricordo di certi brutti momenti che ho passato, proprio come Mago: sentivo delle cose che volevo esprimere, ci provavo in tutti i modi e non ci riuscivo. Poi ovviamente mi arrabbiavo e me ne andavo frustrata… Dopo un po’ di tempo capitava che, riguardando quello che avevo fatto, mi piacesse pure.
Un’altra storia, L’immaginazione, l’ho scritta pensando a quei momenti in cui cerchi qualcosa, non la trovi da nessuna parte, e poi ti accorgi che ce l’avevi in mano. Anche le altre storie sono nate così, da esperienze personali che sentivo di voler esprimere con la scrittura.

Poncho, Mago e…? Ci puoi dare una piccola anticipazione per il prossimo personaggio?

L’anticipazione c’è nelle storie di Mago, dove consociamo già un po’ il prossimo e ultimo personaggio della serie! Si chiama Cacao, ed è un avventuriero. Adesso vive girovagando fra le montagne, le colline e la foresta, ma è stato in tantissimi posti sperduti nel mondo.

Un augurio che ti fai per il futuro?

Quando ho iniziato questo progetto, mi sembrava bello ma anche un po’ folle: un’autoproduzione, interamente prodotta da me, con giocattoli di legno da costruire, storie da scrivere e illustrare, packaging e grafica a cui pensare! All’inizio non sapevo a cosa stavo andando incontro, ma lo volevo davvero fare.
Adesso mi guardo indietro e penso che sia stato bellissimo, soprattutto grazie all’aiuto delle persone che mi stanno più vicine, e poi ne ho conosciute tante altre che hanno creduto in me (come La Bambina Filosofa e le ragazze di Zoo) e con cui ho condiviso esperienze che sognavo di fare.
Mi auguro di continuare con questi folli progetti.

«Oh. Sembra veramente un viaggio difficile…»
«Lo è. Maipiù è bellissima, certo, ma diventa ancora più fantastica proprio perché te la sei guadagnata con tutta la strada che hai fatto. È il viaggio epico che rende speciale l’arrivo.»

Glielo auguro anch’io, perché c’è bisogno di sognatori che credano nei progetti un po’ folli, negli armadilli e procioni e nei posti che si chiamano Maipiù. Mentre aspettiamo di conoscere anche Cacao l’avventuriero, chi fosse curioso di conoscere bene Martina – e i suoi amici – può dare un’occhiata al suo sito.

Per le foto e le illustrazioni ringrazio Martina Tonello.

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