Una coperta di neve

#MonterosaRacconta | Una coperta di neve di Enrico Camanni

Si fa fatica, talvolta, a districare la realtà dall’immaginazione. Ho letto Una coperta di neve  in questi giorni, mentre la televisione recitava il bollettino da Courmayeur: oltre mezzo milione di metri cubi di ghiaccio a rischio crollo dal massiccio del Monte Bianco, con l’evacuazione preventiva di residenti e turisti dalla Val Ferret. Il ghiacciaio di Planpincieux è monitorato dal 2013 e la brusca risalita delle temperature potrebbe innescare un crollo istantaneo, senza segnali precursori.

Val Ferret Monte Bianco

Per me che abito al mare la valanga è un mistero, una cappa di fumo bianco, «inesorabile come un sicario, vigliacca come il terremoto». È una betoniera, che impasta il cemento e opprime i sommersi, piegandoli in curve grottesche. «Anarchica per natura, la vigliacca scende quando e dove vuole, se ne frega dell’ora e della stagione, e se ne frega di chi sei  […] La spiegazione ultima, la sola, è che un capriccio di neve non ha alcuna spiegazione

Enrico Camanni, Una coperta di neve

Di Enrico Camanni, scrittore torinese, giornalista e alpinista, resta in particolare la prosa chirurgica, colta, che incornicia un impeccabile giallo di montagna: dalla cima del Monte Bianco si stacca un seracco (uno di quei blocchi pericolanti che orlano le sporgenze dei ghiacciai) e i sopravvissuti alla slavina sostengono che i membri di un’altra cordata non sono stati altrettanto fortunati. Sotto la coltre di neve, gli operatori del Soccorso Alpino ritrovano una donna viva per miracolo, che non ricorda niente di sé e ha una fune legata in vita: ma all’altro capo della corda non c’è nessuno

Il meccanismo congegnato dall’autore si mette in moto lentamente, prendendosi il tempo per disegnare i contorni di un protagonista umano troppo umano, la guida alpina Nanni Settembrini, che non indossa i paramenti dell’unto del Signore, ma sa rendersi carismatico suo malgrado. Marito e compagno zoppicante, padre con ampi margini di miglioramento, non è un supereroe all’americana e neppure un polentone iperattivo: non disdegna i pomeriggi oziosi e il sapore della mocetta, ma sa stare in mezzo alla gente, avvicinarla e comprenderla, tirando fuori il lato migliore di sé. E così, mentre i giornali locali liquidano la notizia della valanga e il suo vice si concede qualche giorno di riposo, Settembrini non può fare a meno di rimettere insieme i pezzi del racconto, prendendosi la responsabilità di quella donna senza nome che battezza Lavinia per l’assonanza con slavina.

Cordata Monte Bianco

C’è un’intima connessione tra la neve e il giallo letterario, forse perché il rosso del sangue deturpa il candore e lo cambia per sempre. È una bufera di neve a bloccare l’Orient Express in Jugoslavia, e un’altra tormenta assedia la pensione “Castel del Frate” in Trappola per topi.  Innevati sono i paesaggi del giallo scandinavo (Nesbø, Läckberg, Høeg), ma anche gli inverni di Rocco Schiavone, ostinato a portare le Clarks anche sul ghiaccio.

Scioglimento Ghiacciaio Monte Bianco

Ma quel che distingue Una coperta di neve  è l’atteggiamento dell’autore, che cammina a lato del protagonista, legato alla sua stessa corda. Le strade bianche sono già state battute, le pareti rocciose sono state scalate: l’esperienza di Enrico Camanni completa e arricchisce quella di Settembrini, con cui condivide i natali e una certa idea della montagna – scrigno di pericoli, certo, ma anche di memoria e riscoperta. Nell’ossimoro del titolo c’è già una chiave di lettura: «Non li odio, i tuoi ghiacciai, solo gli imbecilli danno la colpa alla montagna

La voce del narratore, perfettamente integrata nel racconto, compila un romanzo che non fa della montagna una scenografia a due dimensioni, ma un luogo palpitante e vivo, ineluttabile e inerme al contempo. Si parla di global warming  senza indulgere nella retorica, ma sollecitando l’urgenza di una riflessione più profonda.

I pensieri di Settembrini (e del suo autore) puntellano il racconto, e sembra quasi di sentirli, talvolta in tono sommesso, altrove più irruenti, mentre lo sguardo si posa sui ghiacci disciolti che lasciano intravedere brandelli di roccia. Ripenso all’allerta in Val Ferret, alla disperazione degli albergatori già provati dal Covid, e mi sembra che tutto stia andando in pezzi. Ma non la letteratura, che resiste, si schiera, prova a immaginare un finale diverso e a dirlo con parole di speranza. Ci vuole coraggio per restare aggrappati alla parete: le vette da scalare sono (anche) dentro di noi.

Camanni in vetta

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