“Odio” di Daniele Rielli

A fine giugno è stato pubblicato il libro Odio di Daniele Rielli per Mondadori. L’autore, anno 1982, ha già in repertorio Quitaly (Indiana, 2014), Lascia stare la gallina (Bompiani, 2015), in corso di ripubblicazione per Mondadori, e Storie dal mondo nuovo (Adelphi, 2016).

I libri andrebbero scritti unicamente per dire cose che non si oserebbe confidare a nessuno.
– E.M. Cioran

Daniele Rielli

Questa è una delle tre citazioni che l’autore ha scelto per aprire il suo romanzo diviso in quattro parti dai caratteri sociali. Odio è un libro che ci racconta il nostro tempo, la contemporaneità e le sue ossessioni, tendenze, forme di violenza sociale e nuovi poteri. Ritrovandosi un po’ come nella fase direttamente precedente alla società di sorveglianza di massa di 1984 di George Orwell, il tema del romanzo è l’odio sociale legato alla sorveglianza digitale e l’odio simbolico e verbale con il bisogno costante di capri espiatori da esporre sulle pubbliche piazze.

L’esperienza del lockdown ci ha resi forse maggiormente più consapevoli che ci stiamo avviando con il veleno fomentato dai social network verso una società del controllo – come l’aveva teorizzata Gilles Deleuze un ventennio fa – o un capitalismo della sorveglianza – come è stato teorizzato più recentemente da Shoshana Zuboff. Quando sono crollate le difese contro l’eccesso di informazione, quando la vita istituzionale viene sopraffatta dall’informazione generata dalla tecnologia, cercando di servirsi della tecnologia stessa per un orientamento chiaro, ci si trova davanti a un fallimento. In modo visionario come una puntata di Black Mirror, il libro ci fa riflettere come la distruzione della privacy riguardi la vita di miliardi di esseri umani, riguarda la loro dignità e riguarda il riduzionismo dell’essere umano in grandi cataloghi digitali monopolizzati.

Odio non è solo molto attuale. È un romanzo solido, avvincente e profetico pieno di interrogativi su una realtà molto simile alla nostra ma con qualche scarto laterale. Marco De Sanctis, il protagonista di questa storia, ha fondato la sua creatura BEFORE, un’azienda di Big Data in grado di analizzare il comportamento di milioni di consumatori in modo predittivo. La tecnologia è utilizzabile sia per il quotidiano, che per rovistare tra le cose più profonde dell’essere umano: il desiderio. Marco vede la maggior parte delle persone come esseri condizionabili senza sapere di esserlo. Basta iscriversi ad uno slam dei social: Facebook, Twitter, Instagram, e così via e il gioco è fatto per avere tutti i dati raccolti in BEFORE. Il segreto del successo dell’azienda era stato un raffinato algoritmo basato su un’equazione bayesiana che davvero era in grado di sapere parecchie cose prima che gli utenti potessero anche solo pensarle. Il romanzo ha toni davvero sarcastici, è esilarante in alcuni passaggi.

I dati di cui disponevamo a BEFORE non lasciavano dubbi: l’unicità è decisamente sopravvalutata presso gli esseri umani. «In principio era il verbo»… be’, non proprio. In principio c’è la propensione a imitare, il linguaggio è uno dei tanti sottoprodotti di quella pulsione originaria. Nei numeri di BEFORE la filosofia incontrava la scienza, mica una cosa da niente. Peccato che fosse un sapere destinato a rimanere ignoto ai più, ogni tanto arrivavo a dolermene un po’. (1)

Nel cuore di una Roma decadente dietro le quinte del potere e dei media, a un certo punto della sua vita Marco si è dovuto ripensare da zero. Il lettore, nei diversi piani di pensiero di Marco, lo scopre non solo come founder cinico ma anche un blogger-filosofo-scrittore. I giornalisti a un certo punto lo accusano per una vecchia storia legata ai tempi in cui Marco aveva 23 anni, un fricchettone di discreta famiglia, e si era ritrovato in carcere durante una vacanza in Salento accusato dell’omicidio di una ragazza. Dato che ogni successo, in fondo, è un malinteso come disse Ennio Flaiano (2), i giornalisti non sanno quanto avventurosa sia stata davvero la vita di Marco dal giorno in cui ha conosciuto anni prima il Mastro, eccentrico imprenditore del digitale che inietta soldi, per poi diventato il suo mentore all’interno di una dialettica servo-padrone.

Odio è la biografia immaginaria di un giovane uomo, un guru delle nuove tecnologie, che si costruisce un posto privilegiato. Diventa imprenditore e raggiunge in brevissimo tempo il successo economico incedibile cercando di prevedere, tramite i social network che utilizziamo quotidianamente, l’unica legge che tra gli uomini regna: l’universalità dei desideri.

Sullo sfondo un universo privo di un Dio, ambienti sbrilluccicanti ma pieni di inconsistenza umana e zero sostanza, la società di cui si è servita della rivoluzione tecnologica per arricchirsi aumentando le distanze tra i ricchi, sempre più ricchi, e tutti gli altri, senza possibilità di salire per la scala sociale. L’assetto istituzionale dietro al realtà del romanzo incanala la violenza della società per esempio nell’esecuzione del garante del popolo, un singolo evento estremo ma circoscritto per garantire la pace sociale: l’istituzionalizzazione del sacrificio del capro espiatorio, di una vittima innocente per riportare la pace nella comunità – coerentemente al pensiero di René Girard – quasi come fosse un atto d’amore che previene l’esplosione della violenza umana.

L’uccisione dovrebbe riguardare colui che per un determinato periodo di tempo – finché cioè le percentuali di gradimento glielo permetteranno – godrebbe del titolo di “garante del popolo”, una sorta di presidente del Consiglio non eletto ma nominato per estrazione. (3)

Il libro descrive l’umanità e il potere dato ai pochi che con individualismo spinto e con fortuna si sono accaparrati posti di spicco. L’uomo occidentale in via di progressivo depauperamento si trova davanti a un mandato culturale fra i più impegnativi: ricercare la felicità in un contesto di ampissima libertà personale. Ma dov’è in questa realtà il bene comune o la giustizia sociale o, il più universale dei concetti, la solidarietà umana? L’autore è bravo, brillante, ha solide basi culturali e un piglio narrativo trascinante, ci spinge a riflettere ironicamente e ad attivare il senso critico. Bravo!

Note

(1) Daniele Rielli, Odio, Mondadori, 2020, pag. 16

(2) Ivi, pag. 253

(3) Ivi, pag. 485

Immagine di copertina: dal profilo ig dell’autore @danielerielli

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