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Pensieri periferici: Graveyard Kids di Davide Minciaroni

(colonna sonora obbligatoria)

Nonostante io abiti nel quasi–centro di Milano, il mio palazzo si affaccia sul cortile interno di un complesso di case popolari. Nel campetto da basket che sta proprio al centro ho osservato, quest’anno più degli altri, gruppetti di ragazzi di diverse età formarsi, disfarsi, ricomporsi e scontrarsi.

Quello che Graveyard Kids ci permette di fare è invece un incontro estremamente ravvicinato e immersivo: siamo in mezzo a questi ragazzi, alle loro promesse scambiate e alle loro battaglie. Prima uscita di Davide Minciaroni con Edizioni BD Next, Graveyard Kids è, proprio come i personaggi che rappresenta, un ibrido: corpi allungati e morbidi si contendono i riquadri con lettering violento e angolato, le espressioni variano dall’iper semplificazione – due puntini per gli occhi – al chibi.

La storia, in breve: Rob e Fratellino sono nuovi in città, ma il primo si mette subito nei guai fronteggiando il bullo della scuola, Bill, e si fa nemica tutta la sua banda. L’unico modo per fronteggiarli sembra essere quello di dare vita a una banda rivale, nella quale includere anche gli ex–alleati di Bill.

Bill e i suoi difendevano il loro territorio, dall’altra parte del cimitero… Quella era la via d’accesso al resto del quartiere… Per arginare la loro espansione e interrompere il loro regno di terrore… Era lì che andavano fermati! Il cimitero andava difeso. A qualsiasi costo!

Davide Minciaroni, Graveyard Kids 1, Edizioni BD Next

Nascono così i Graveyard Kids, composti da Rob, Chico, Abdul, Zucco (perché la sua testa è una zucca) e Fratellino – perché è il fratello del protagonista, certo, ma anche perché è proprio questo il suo compito: ricordargli l’umanità e i legami positivi, che non nascono per contrasto.

La figura del bullo connette la tradizione dei comics statunitensi ai manga e anime nipponici, così come l’espediente dell’arrivo di un nuovo personaggio come motore dell’azione. L’idea di superare tante piccole (ma altrettanto impegnative) prove prima dello scontro finale, accrescendo così la consapevolezza del protagonista, accomuna le fiabe popolari alla grande epica.
Questo è solo il primo volume delle avventure dei Graveyard Kids, ma la maturità della costruzione e la consapevolezza del racconto ci sono tutte.

A stupirmi (e conquistarmi) davvero è la capacità di Graveyard Kids di essere un fumetto corale. La “camera” e la nostra attenzione si spostano all’unisono da un personaggio all’altro, che sia protagonista o antagonista, che può raccontare la propria storia o i propri ricordi con la stessa profondità e la stessa dignità di spazio. Rob e Bill sono entrambi essenziali alla storia: devono poter avere la stessa chance di raccontarsi.

L’abilità di Davide Minciaroni è, in definitiva, questa: iniziare a dare vita a un universo credibile e curato in ogni dettaglio, anche nella sua semplificazione e apparenti contrasti. Attorno ai protagonisti ruotano personaggi felini o con tentacoli o foglie, perfettamente inseriti nel tessuto narrativo; compaiono zaini inconfondibilmente Invicta, ma anche inaspettati richiami al Tokyo Rockabilly Club.

Per sapere come proseguirà lo scontro banda di Bill VS. i Graveyard Kids, bisognerà tenere sott’occhio le prossime uscite con Edizioni BD.

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