Cadaveri a sonagli

Esistenze abitudinarie e sogni di riscatto: Cadaveri a sonagli di Christian Frascella

Uno degli aspetti più rilevanti nella stesura di un romanzo giallo è la capacità dello scrittore nel presentare un intreccio che, oltre a basarsi su un preciso programma narrativo, possa essere accattivante e scorrevole per il lettore. Cadaveri e sonagli, l’ultimo romanzo di Christian Frascella per Mondadori. appassiona fin dalle prime pagine. Le coppie scelte dall’autore vivono situazioni evolutive in parallelo e si presentano al lettore fin da subito. I personaggi e l’ambiente di riferimento torinese contribuiscono a infittire la storia di suspance e di mistero: una coppia di giovani ladri sprovveduti è alle prese con sogni miliardari, mentre un’altra coppia si presenta agli occhi della società moderna: una moglie matura e ricca a sufficienza è motivo di stabilità per un marito giovane e con pochi soldi in tasca.

Lea e Nicola erano in auto e guardavano la villetta. L’avevano scelta tra decine di simili nel paese di Santa Margherita alle Langhe, cinquemila anime, tenore di vita alto perché erano quasi tutti viticoltori che, per il semplice fatto di produrre vino in quella zona, esportavano in tutto il mondo.

Carla era una donna magra di cinquantun anni, i capelli bianchi tagliati corti, nessuna passione per l’estetica, ma solo per la sua casa, per il suo giardino e per le sue letture, al circolo della biblioteca. Le piaceva stare sempre in movimento, controllare che ogni cosa fosse al suo posto. Gianni, suo marito, all’inizio ogni tanto le chiedeva di “mettersi in tiro”, qualunque cosa significasse.

Cadaveri a sonagli

Spesso nei romanzi gialli il delitto si rivela come evento inspiegabile. Questa volta invece il fatto efferato avviene per delle ragioni inequivocabili. Tutto ruota attorno ad un omicidio che finisce per innescare una serie di reazioni coinvolgendo più persone nello stesso momento: una coppia di ladri inesperti, ma convinti di avere tra le mani l’occasione per far soldi in fretta; un marito traditore ormai non più innamorato della moglie ricca; un operaio testimone, inconsapevole di ciò che sta per accadere, personaggi dalle vite diverse. Esistenze abitudinarie, annoiate, o vite al contrario caratterizzate da tradimenti, alcool, sesso, fumo; persone dai caratteri più disparati,  convinte di trovarsi davanti un’altra possibilità di riscatto della loro vita e alle prese con una prospettiva salvifica che credono di meritare anche a costo di rischiare, mettendo a repentaglio il proprio futuro.

Usciti dalla villa, luogo dell’omicidio, le loro storie iniziano ad incrociarsi e a incontrare una serie di imprevisti ed effetti collaterali che in breve tempo finiscono per sommergere tutti.

A indagare sull’omicidio è una sovrintendente di polizia, un bell’esempio di donna al comando di una squadra che deve mettere sotto esame l’accusato: in ballo ci sono un mucchio di soldi di cui nessuno immagina l’esistenza:

La volante sbucò dall’angolo del viale alberato che conduceva fuori dal paese procedendo a passo d’uomo. Dora mise via la sigaretta elettronica ma non si alzò. Un uomo sui trentacinque con un paio di baffi a manubrio, l’espressione stanca e afflitta, parcheggiò mestamente nel rettangolo giallo preposto alle forze dell’ordine.[…] «Buongiorno» fece, la voce impostata in modalità autorità-indivisa. La quale divisa, coi gradi di sovrintendente capo, gli pendeva addosso in molte curve complesse a partire dalle spalle per arrivare all’orlo dei pantaloni. Gli scarponi di servizio avevano bisogno di una lucidata, come tutto il resto in lui. Dora inquadrò con la coda dell’occhio un Tony divertito che osservava la scena da dietro la cassa del discount, la vetrata un po’ appannata. Poi si alzò, perché senza null’altro aggiungere il sovrintende capo sfilò un mazzo di chiavi e piazzò un piede sul gradino dove era stata seduta, alla ricerca della chiave giusta. Ne provò tre, e la quarta diede il suo okay. Non le chiese chi fosse o perché fosse lì. Nella sua testa, si disse Dora, probabilmente immaginava che se avesse avuto a che fare con una situazione disperata, lei si sarebbe subito messa a urlare non appena avesse visto la volante. Per certi individui la gravità di un evento dipende solo da quanto gli altri strillano o piangono o svengono o muoiono.

La narrazione prosegue e risulta particolarmente curata sul piano della ricerca metaforica e della personificazione curiosa e divertente. Frascella riesce a tratteggiare ogni situazione con chiarezza e le descrizioni proiettano il lettore nei sentimenti vividi dei personaggi. Durante il prosieguo del romanzo la curiosità del pubblico è rivolta a capire e a comprendere le azioni dei personaggi che si alternano nella vicenda. La storia, infatti, è intrisa di momenti in cui si percepisce la volontà di poter leggere nella mente di tutte le persone coinvolte. A far da sfondo luoghi a cui uno dei personaggi cerca di attribuire un senso.

Sapeva che Santa Margherita alle Langhe era in pendenza, le case costruite nel corso dei decenni le une sulle altre, i palazzi dei meno abbienti a Est, in mezzo il Tanaro, e dall’altra parte, sparse a macchia di leopardo tra il marrone spumoso degli alberi, i campi gravidi di brina e i vitigni coltivati, si trovavano le ville, alcune delle quali sfarzose, perché il quindici per cento della popolazione possedeva l’ottanta per cento della ricchezza del paese. Ma almeno qui non c’erano le periferie, i quartieri abbandonati dalle istituzioni, movimenti di coca e soldi, il cinismo della sua Torino. Qui Dora poteva forse trovare un senso. Forse.      

Dalla scoperta di uno stato di presunta colpevolezza, si prosegue alla ricerca delle prove e delle concause che conducono non solo all’omicidio, ma ad altri eventi che si aggiungono alla vicenda centrale.

Una narrazione piacevole, ben scritta e condita da sprazzi di sapiente umorismo.

Mariangela Lando

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