Siamo pesci nella rete, ma il mare è dentro di noi di Alessia Siciliano

Siamo pesci nella rete, ma il mare è dentro di noi

Molte volte, senza accorgercene, cerchiamo nelle storie risposte a domande che non abbiamo il coraggio di porci. E ancora di più quello che cerchiamo non è tanto una via di fuga, ma la speranza di una possibilità. Forse è proprio per questo che tifiamo sempre per gli eroi e le eroine nel loro viaggio verso il cambiamento.

Può l’amore superare ogni ostacolo? Questa è la domanda spinosa a cui cerca di dare una risposta Juan Álvarez nella storia Siamo pesci nella rete (Comicout). 

Una donna e uomo, non più giovanissimi, chattano per mesi raccontandosi le gioie e le sofferenze di vite cresciute in una Spagna segnata da cambiamenti politici e sociali importanti. 

La copertina del volume ce li mostra nel blu di una camera da letto, nudi nel mare dell’intimità desiderata e raggiunta. Un mare sereno che in un momento può però cambiare, creando onde troppo alte tra cui nuotare.

Anna e José non si sono mai incontrati, eppure si comprendono intimamente. Li leggiamo raccontarsi ed è così che conosciamo le loro storie: mentre le narrano l’una all’altro. Anna, una giovinezza segnata da un padre rigido e violento, lavora in una clinica psichiatrica geriatrica e si occupa della famiglia mentre il marito trascorre il tempo al bancone del bar, oscillando tra insulti e richieste di perdono. José, insegnante di matematica, ha rimandato il suo sogno di diventare un pescatore per non deludere le aspettative di una madre morta troppo presto e ha perduto l’amore della sua vita.

Due anime universali si incontrano nelle tavole di Álvarez e i loro sentimenti travalicano- visivamente- i limiti delle vignette, crescendo attraverso gli schermi che le separano. Difficile però liberarsi da un passato ingombrante, sganciarsi da ruoli ben costruiti in cui si ritrovano incastratə: reti da cui è difficile sfuggire.

La storia oscilla tra passato e presente, tra rimpianto e speranza. Le tavole si tingono di grigi delicati, i volti accennati e semplici dei personaggi sottolineano un contrasto importante con la forza dei loro caratteri. 

Ci sono poi le figure femminili che segnano una linea sottile lungo tutta la storia: donne che lottano contro la società per ottenere giustizia sociale e diritti, madri mancanti eppure troppo presenti, figlie abbandonate, che bramano una libertà emotiva spesso irraggiungibile. E i vuoti lasciati in cuori invecchiati sì, ma pervasi da una passione giovane, fresca che l’autore ci fa quasi annusare attraverso i brividi spezzati dalla vita che irrompe nell’intimità dei protagonisti.

Siamo pesci nella rete è una storia semplice che contiene tematiche importanti. La capacità autolesionista di rinchiuderci nelle gabbie emotive del senso del dovere, le cui sbarre sono spesso colpe non nostre ma con cui accettiamo troppo presto di convivere; la famiglia, desiderata, ma onerosa da una parte, mancata dall’altra; il perdono, verso chi ha ferito profondamente e cerca, egoisticamente, la pace e – molto più arduo – verso noi stessə, giudici severissimi di colpe a volte inesistenti. E il coraggio, tanto – troppo – quello necessario a rompere le corde della rete in cui ci dimeniamo quotidianamente.

Alla fine ci accorgiamo che le domande in questa storia sono molte e le risposte difficili da trovare. Il finale malinconico non ci lascia però orfanə di una speranza: un mare aperto che potrebbe portare ancora gioia a due anime affini, coraggiose che speriamo potranno un giorno essere finalmente libere.

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