cartoline da Limón

Cartoline da Limón – Le radici di un albero genealogico

Da un paio d’anni, mia madre e mia zia passano ore e ore al telefono lavorando (nonostante sia un hobby, a volte pare anche impegnativo) all’albero genealogico di famiglia. Hanno iniziato per caso e quando c’è stata la possibilità, durante le vacanze natalizie degli anni passati, entrambe facevano domande alle mie prozie per scoprire qualcosa in più sui nostri antenati. Grazie a quest’albero genealogico ho scoperto cose interessanti, parentele che non credevamo possibili e tanti legami e segreti raccontati non solo sui documenti ufficiali, ma anche tra le lettere e le cartoline che ho ritrovato in uno scatolone dentro l’armadio della mia vecchia camera.

Tutto ciò è molto affascinante e penso sempre che se entrambe non avessero avuto questa caparbietà e questo tempo a disposizione, tolto ad altro, probabilmente saprei la metà della metà delle cose che riguardano la mia famiglia d’origine.

Questa ostinatezza di indagare sulle proprie radici è la stessa di Ramiro, alter ego di Edo Brenes, autore di Cartoline da Limón, storia familiare, delicata e intima pubblicata in Italia da Bao Publishing. In quasi trecento pagine Brenes raccoglie e intreccia le vite dei familiari, chi ancora vivente e chi no, che abitano in Costa Rica.

Deciso a scrivere un libro sulla propria famiglia, Ramiro – un giovane che abita a Londra insieme alla fidanzata Yoss – torna per alcune settimane in Costa Rica per poter intervistare letteralmente cugini, prozii, zii e genitori sulla propria grande famiglia, utilizzando come spunti per le conversazioni anche diverse fotografie dategli dalla madre Marta.

«Potrei mostrare queste fotografie. Usarle come una scintilla per ricordi dimenticati.»

Insieme a Ramiro si comincia un viaggio a ritroso nel tempo che inizia nel lontano 1937 e immediatamente si comprende che i tre personaggi principali sono i fratelli Osvaldo e Virgilio e la splendida Rosario che con i genitori si è appena trasferita a Limón. Rosario ha la stessa età di Osvaldo e i due andranno nella stessa classe scolastica, mentre Virgilio è più piccolo ed è sempre fra i piedi secondo il fratello maggiore.

I due fratelli sono diversi come il giorno e la notte. Osvaldo ha un senso di protezione nei confronti della famiglia un po’ esagerato essendo comunque un ragazzo, ma il suo obiettivo è quello di mantenere i suoi familiari, trovare un lavoro, avere sempre la testa sulle spalle. Virgilio è tutto il contrario, forse talvolta cullato dal fatto che ci sia il fratello maggiore a incarnare l’immagine di figlio perfetto. A primo impatto leggendo queste righe si potrebbe pensare che Virgilio sia un personaggio antipatico, ma – come tutti – è contraddistinto da luci e ombre e diverse volte, attraverso gesti e parole, sorprende.

Rosario, al suo arrivo, instaura immediatamente un rapporto con i due fratelli e diventa, per la madre dei due, “di famiglia” dato che passa la maggior parte del tempo insieme a Osvaldo e Virgilio. A questo punto ci si potrebbe domandare quale sia il rapporto fra loro tre e Ramiro. Si scopre subito che Rosario e Virgilio sono i nonni materni di Ramiro, il quale però non ha ricordi lucidi perché sono morti quand’era molto piccolo.

La madre di Ramiro parla dei genitori dedicando loro parole piene d’amore e di riconoscenza. Una storia durata a lungo, una fortuna, due genitori meravigliosi che si sono amati fino alla fine. E poi racconta di zio Osvaldo, di quanto lui fosse e sia legato a lei, quasi fosse la nipote preferita.

Tra una domanda e l’altra, Ramiro delinea la storia della sua famiglia dagli inizi degli anni Quaranta, e incappa in segreti (più o meno segreti) delicati e pesanti come macigni. E lì sorgerà una domanda: raccontare la verità con la consapevolezza di far soffrire persone a lui care oppure mantenere un religioso silenzio per non infliggere ferite metaforiche?

Cartoline da Limón è una saga familiare che incuriosisce e trascina perché il rapporto speciale fra Osvaldo, Virgilio e Rosario – per quanto possa essere un archetipo tradizionale di narrazione e di legame abbastanza intuibile – attira l’attenzione e fa voltare pagina con trepidazione per saperne di più. Non mancano momenti commoventi o drammatici in una narrazione che abbraccia più di cinquant’anni di storia, ma Brenes racconta anche aneddoti e curiosità come per esempio che in passato le biciclette avevano le targhe, che le sue prozie avevano fondato un club Primavera in cui non si faceva granché ma era formato esclusivamente da donne e che lo zio Osvaldo, per inaugurare l’inizio dell’estate, aveva inventato una gara di nuoto chiamata “Relevos de fregata”. Tra l’altro, l’incontro con zio Osvaldo, ultranovantenne che non ha più la mente lucida, sarà uno dei più interessanti e toccanti.

Cartoline da Limón è un bellissimo viaggio non solo nel tempo ma anche nei luoghi costaricani fra le spiagge, le baie e le strade non asfaltate percorse in bicicletta. Una storia che invita a interrogarsi sulle proprie origini.

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