Venuto al mondo: meglio il film o il libro?

Ultimamente si sente parlare spesso della scrittrice italo-irlandese Margaret Mazzantini. Sarà per la trasposizione cinematografica del suo libro “Venuto al mondo“, diretto da Sergio Castellitto (nonché marito della scrittrice) che vi ha anche una parte, insieme al figlio Pietro (non a caso, stesso nome del personaggio interpretato dal giovane Castellitto) che esordisce come attore.

Film in famiglia insomma, che però non è proprio piaciuto alla maggior parte del pubblico.  Sarà per la sceneggiatura, stilata dalla coppia Mazzantini-Castellitto, dai ridondanti toni malinconici (che permeano ovviamente le numerose colonne sonore). Costi da film colossal (è stato girato tra l’Italia, Sarajevo e la Croazia), fra tema del grande amore (ovviamente) giovane e pulsionale, e quello della sterilità, sullo sfondo l’assedio di Sarajevo, di cui si celebra il ventennale ma nel film non è trattato che da semplice background. In un’intervista sul Messaggero Castellitto, alla domanda sul perché andare a vedere il suo film, ha risposto: «Perché è un film sugli archetipi della vita e tocca corde profonde. Girarlo è stata un’avventura umana straordinaria. E il tono mélo è come un bisturi che mi ha permesso di accedere alle emozioni più potenti».

Presente anche stavolta l’intensa Penelope Cruz, ricomponendo così la triade Castellitto-Mazzantini-Cruz in “Non ti muovere”.  L’attrice Premio Oscar vinto nel 2009, è ora nei panni di Gemma, trentenne si innamora perdutamente di un ragazzo più giovane di lei, un fotografo e un ragazzo di una purezza commovente, Diego, interpretato da Emile Hirsch. Si conoscono a Sarajevo ed è lì che l’intera storia ha il suo corso e il suo fulcro. Quando si trasferiranno a vivere a Roma, scopriranno la sterilità di Gemma, la quotidianità di una vita che diventa pian piano sterile anch’essa, la pace di una vita che diventa aridità, l’aridità di un Occidente egoista, tronfio nel suo benessere. Cruz ha affermato in un’intervista: «Ho letto “Venuto al mondo”, me ne sono innamorata, mi sono proposta. E quando ti capita un altro ruolo così intenso?».

Foto tratta da: margaretmazzantini.com

C’è da riconoscere effettivamente che il libro, edito Mondatori nel 2008, ha venduto 650 mila copie solo in Italia, oltre ad essere considerato il lavoro più intenso della scrittrice, con  il quale ha vinto il premio Super Campiello nel 2009. Margaret Mazzantini sembra da non buttare proprio via, da attrice teatrale qual era di strada ne ha fatta, dice di sé «sono carne in tempesta». Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando si diplomò presso l’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” di Roma nel 1982. Nello stesso anno esordisce a teatro e da lì ha inizio una carriera teatrale fino agli anni ’90 quando smise di recitare per dedicarsi alla scrittura. Del 1994 è “Il catino di zinco, vince il suo primo premio Campiello in un anno concorrono al premio nomi del calibro di Alberto Arbasino, Francesco Biamonti, Giuseppe Pontiggia e Antonio Tabucchi.

Nel 2001 quando pubblicò “Non ti muovereebbe un successo formidabile, tanto da vincere il premio Grinzane-Cavour,  il premio internazionale Zepter come miglior libro europeo e nel 2002 il premio Strega, dandole così l’onorificenza di appartenere alla schiera dei letterati italiani che videro in Ennio Flaiano con “Tempo di uccidere” (1947) il primo assegnatario del celebre premio nazionale.

Photocredit: welovecinema.it

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