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La famiglia Aubrey – Quando il mondo è scandito dalla musica

Ci fu una pausa così lunga che mi chiesi se mia madre e mio padre avrebbero mai più ripreso a parlarsi. Non temevo davvero che avessero litigato, solo noi bambini litigavamo, ma piuttosto che fossero caduti preda di un incantesimo. Poi papà disse esitante: <<Mi spiace molto cara>>.

Così inizia La famiglia Aubrey (The fountain overflows), e così potremmo anche riassumerlo. Ripubblicato da poco dalla Fazi Editore, il romanzo è uno dei capolavori della scrittrice Rebecca West, pseudonimo di Cecily Isabel Fairfield, una donna forte e decisa, giornalista oltre che critica letteraria, di origine scozzese e irlandese.

Ma proviamo a capire in breve chi sono gli Aubrey. Sicuramente non una famiglia come le altre. Siamo nella Londra di fine Ottocento, e la famiglia è composta dalla madre, una donna esile e smunta, provata dalle prove a cui la vita l’ha sottoposta. Il padre, un uomo dal fascino singolare, così viene descritto nel romanzo, non riesce a tenersi un lavoro, e ha con il denaro un rapporto https://goo.gl/GxKu2rche potremmo definire di amore-odio. Le tre figlie, Cordelia, Mary e Rose, sono ragazze a modo, seppur cresciute tra povertà e continui spostamenti (dall’Africa, alla Scozia e l’Inghilterra). In ultimo c’è Richard Quinn, il più piccolo della famiglia, un bambino dalla bellezza notevole e capace di far tornare il sorriso anche nelle situazioni più cupe.

Il romanzo non è altro che il racconto delle vicissitudini quotidiane di questa strana famiglia, a cui fanno costantemente da sfondo le note di un pianoforte, o gli accordi stonati di un violino. Proprio la musica è uno dei temi centrali della storia, oltre che motivo di continui litigi e dispiaceri tra le sorelle. Ogni cosa rimanda a questa tematica, perfino la capacità di rapportarsi agli altri o di provare interesse verso altre persone. Persino Rosamud, una cugina di cui scopriamo l’esistenza al momento dell’arrivo della famiglia a Londra, è guardata con sospetto la prima volta che viene a contatto con la famiglia, perché non suona alcuno strumento e gioca a scacchi. Ancora peggio è visto chi suona male e si ostina a farlo, come Cordelia.

E se la musica fa da sottofondo alla narrazione, la povertà ne è l’argomento centrale. Motivo di imbarazzo e vergogna, diventa sempre più una vergogna man mano che l’abitudine del capo famiglia di investire i soldi in operazioni finanziarie sbagliate si consolida. Ognuno dei personaggi viene influenzato in qualche modo dalla situazione economica in cui versa la famiglia. Cordelia più di tutte, tanto che inizia a suonare anche contro la volontà della madre, nella convenzione di diventare un giorno un’affermata violinista e riuscire a mantenere anche le sue sorelle e Richard Quin. Anche Rose e Mary, però, non sono immuni, e si ritrovano spesso a sognare, Rose in particolare, al loro futuro da concertiste, per poter finalmente aiutare la famiglia.

Legato alle origini scozzesi e irlandesi dell’autrice, si fa ampio spazio tra le pagine anche il tema del sovrannaturale. Rose e la madre, ad esempio, assistono alla possessione della casa della https://goo.gl/6tCvyUcugina Rosamund da parte di Poltergeist, o ancora Rose sembra avere il dono della preveggenza, come anche la domestica Kate.

Eppure, nonostante le difficoltà finanziarie e gli screzi familiari, nella casa si respira quasi sempre un una peculiare allegria, la volontà di voler e saper trasformare anche le piccole cose in eventi festosi. Nonostante le delusioni, i timori legati ad ogni nuovo spostamento o inizio, le donne di casa Aubrey non smettono mai di sognare a occhi aperti e di nutrire per i propri genitori, anche se causa delle loro sventure, un amore incondizionato.

La storia è raccontata in prima persona da Rose, la minore delle sorelle, che attraverso un lungo flashback ricorda le vicende che hanno riempito la sua adolescenza. Così la narratrice si lascia sfuggire a volte dei brevi commenti, dal tono più freddo e distaccato, delle considerazioni più lucide sugli eventi.

La famiglia Aubrey non è un romanzo per tutti. Non perché la scrittura sia ricca di fronzoli o troppo complessa, quanto per l’impostazione dell’intera opera. Sembra quasi di essere davanti ad un grande classico, immersi in un’atmosfera lontana, contornata di riferimenti letterari e filosofici, non alla portata di tutti. Il ritmo è lento e cadenzato, mancano completamente i colpi di scena e gli eventi si dipanano in pagine fitte di particolari. Tuttavia, la scrittura anche se semplice, è elegante e capace di trasportare il lettore in un mondo distante, in una quotidianità d’altri tempi.

Immagini: https://goo.gl/S45wLP, https://goo.gl/GxKu2r, https://goo.gl/6tCvyU

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