Quando gli antibiotici diventano veleni

Se non avete mai pensato alle conseguenze dell’assunzione di farmaci sull’inquinamento ambientale, è proprio il caso di iniziare a farlo. I corsi e i bacini di acqua dolce di tutto il mondo, infatti, sono sempre più colmi di antibiotici, ormoni e analgesici che hanno seri impatti sugli ecosistemi naturali e sulla nostra salute. Se si aggiungono gli effetti sulla biodiversità delle droghe pesanti presenti nei fiumi in prossimità delle grandi città, il quadro che ne emerge risulta preoccupante. Secondo uno studio condotto dall’istituto olandese HIE Delft in collaborazione con il Catalan Institute for Water Research e presentato lo scorso giugno a Vienna in occasione della European General Geosciences Union Assembly, entro il 2050 la quantità di farmaci e stupefacenti nei corsi d’acqua potrebbe aumentare di circa due terzi rispetto a quella odierna.

antibiotici e ambiente

A causa del progressivo aumento demografico, di inadeguati impianti fognari e dell’ancora scarsa sensibilizzazione riguardo a un’assunzione più consapevole di farmaci e antibiotici, la contaminazione ambientale è destinata a crescere ovunque, specialmente nei dintorno delle metropoli e delle zone costiere. Fiumi come il Tevere, il Po e il Lambro che attraversano zone tra le più densamente popolate in Italia risultano essere delle vere e proprie discariche in movimento: anche se l’inquinamento da farmaci non è visibile a occhio nudo, il potenziale di destabilizzazione per gli equilibri ambientali è enorme. Ma l’aspetto dell’inquinamento ecosistemico non è il solo a destare allarme tra gli esperti. A essere minacciata, infatti, è anche la nostra salute per via dell’antibiotico resistenza. Un uso eccessivo di antibiotici, infatti, ne compromette l’efficacia ed è alla base del possibile ritorno di alcune malattie ormai debellate proprio grazie alla somministrazione di antibiotici. A tal proposito, l’ottimo reportage realizzato dal ricercatore Francesco Sparano e dalla giornalista Giovanna Borrelli per Internazionale ha sottolineato che uno dei problemi fondamentali in Italia è proprio legato alle prescrizioni errate da parte dei medici e alle autodiagnosi da parte dei pazienti: “così influenza, raffreddore e mal di gola – spesso causati da virus – sono curati con antibiotici che invece combattono le infezioni provocate da batteri”. Tutto questo ha fatto sì che il rapporto dello European center for disease prevention and control (ECDC) del 2017 ci mettesse al quinto posto in Europa per consumo di antibiotici dopo Grecia, Cipro, Francia e Romania: in pratica buona parte dei cittadini italiani non sa che gli antibiotici sono inefficaci contro i virus e non servono a combattere l’influenza. Inoltre, i farmaci e gli antibiotici utilizzati negli allevamenti intensivi o i pesticidi impiegati nelle attività agricole, contribuiscono in larga parte all’inquinamento delle acque e all’aumento della resistenza dei batteri che, nonostante la presenza di depuratori, fuoriescono dai nostri rubinetti,diffondendosi nel nostro organismo.

antibiotici e ambiente

E che dire degli stock ittici contaminati? La ricerca della biologa Anna Capaldo dell’Università di Napoli Federico II ha dimostrato che le anguille, pesci migratori molto diffusi negli ambienti d’acqua dolce e salmastra, dopo essere state immerse per cinquanta giorni in vasche con modeste concentrazioni di cocaina presentavano un’elevata accumulazione di questa droga nel cervello, nelle branchie, nella pelle e nei muscoli, tutti aspetti che potrebbero influire sulla loro capacità di nuotare e di riprodursi e che in particolar modo potrebbero colpire altre specie acquatiche. Nonostante sia da più dieci anni che l’OMS mette in guardia contro un uso eccessivo di antibiotici e farmaci, il relativo consumo continua a crescere soprattutto per mancanza di conoscenze di base tra la popolazione, per non parlare dell’abuso di droghe che secondo la relazione al Parlamento sullo stato di tossicodipendenze (2017) fa ancora parte della realtà di quattro milioni di persone in Italia. Dunque l’implementazione di studi e ricerche sugli impatti che i residui di farmaci e antibiotici nei fiumi hanno sull’ambiente e sulla salute umana è un’assoluta priorità, ma ancora più necessario è agire alla radice del problema, sensibilizzando i cittadini attraverso campagne informative come quella promossa dal Ministero della Salute in collaborazione con la Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) andata in ondata lo scorso dicembre sotto lo slogan «ci salvano la vita, ma usiamoli bene». Non c’è dubbio, infatti, che farmaci e antibiotici siano fondamentali nelle nostre vite, ma essere consapevoli dei danni che possiamo provocare abusandone, è il primo passo per tentare di porre rimedio a uno dei fenomeni più preoccupanti per gli anni a venire e già ampiamente riconosciuto dall’agenda sanitaria, politica e ambientale globale.

Ph credit: www.ambientesalute.apotecanatura.it, www.un-ihe.org, www.internazionale.it

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