Il potere delle storie – Sette minuti dopo la mezzanotte di Patrick Ness

Può un libro – un libro per ragazzi, per giunta – affrontare temi come l’abbandono, la malattia, il dolore della perdita, il bullismo, la forza spaventosa degli incubi, la paura ancestrale dei mostri e, infine, come se non fosse abbastanza, riflettere sul potere delle storie?
Tutto questo tutto insieme?

La risposta è sì, perché ci sono libri e poi c’è Sette minuti dopo la mezzanotte di Patrick Ness (Mondadori, 2012) – A monster calls in lingua originale, con una copertina molto ma molto più inquietante e azzeccata dell’edizione italiana.

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Sette minuti dopo la mezzanotte è considerato uno dei libri per ragazzi migliori degli ultimi anni, elogiato da critici, scrittori e riviste, vincitore di premi su premi, e perfino riadattato per il cinema nel 2016.

Ma partiamo dall’inizio.

Conor O’Malley: tredici anni, abbandonato dal padre che vive oltreoceano con una nuova famiglia, vittima della cattiveria dei suoi compagni di scuola, costretto a diventare adulto troppo in fretta e a prendersi cura della madre malata di cancro e sottoposta a continui cicli di chemioterapia, aiutato soltanto da una nonna dura e fredda che non gli è di nessun conforto.
Conor O’Malley, quindi, è solo. Solo, invisibile e tormentato da un incubo ricorrente, un incubo con un mostro troppo grande e troppo spaventoso.

Il mostro si presentò poco dopo la mezzanotte. È così che fanno.

Conor era sveglio quando arrivò.
Aveva avuto un incubo. Be’, non un incubo: l’incubo. Quello con il buio e il vento e le urla. Quello con le mani che gli scivolavano dalla presa, per quanto cercasse di trattenerle. Quello che ogni volta si concludeva con…

Sono le 00:07. Conor sente una voce chiamarlo fuori dalla finestra della sua camera. Per un attimo, pensa che il mostro del suo incubo l’abbia seguito nel mondo reale, ma poi si fa coraggio, si alza dal letto e guarda fuori dalla finestra, verso una collina dove si erge una vecchia chiesa, con tanto di camposanto a ridosso di un albero di tasso. Arriva una nuvola che oscura la luna per qualche istante e, quando passa oltre, il tasso si trova nel giardino del retro di casa sua.

E fu allora che il mostro parlò.
Conor O’Malley, disse, mentre un poderoso alito caldo odoroso di terriccio entrava dalla finestra e gli soffiava indietro i capelli. La voce tuonava potente, gutturale, così forte che Conor la sentì vibrare nel petto.
Sono venuto a prenderti, Conor O’Malley.

Conor è calmo. Perché, nonostante il mostro nel giardino di casa sua sia vero e reale, non è quello spaventoso del suo incubo: è soltanto un grande e deludente albero di tasso.
Tuttavia, il mostro-non-mostro non ha intenzione di andarsene, e allora Conor comincia a chiedersi cosa la creatura voglia da lui.

Ecco cosa accadrà, Conor O’Malley, proseguì il mostro. Continuerò a venire da te per altre notti.
Conor sentì una stretta allo stomaco, come se stesse preparandosi a ricevere un pugno.
E ti narrerò tre storie. Tre racconti sulle altre volte in cui mi alzai e cominciai a camminare.

Quando il mostro avrà finito i suoi racconti, toccherà a Conor raccontare una quarta storia, la sua storia. La sua verità. E se non lo farà, sarà divorato. Ma Conor non capisce: parla forse della verità sul suo incubo?

E così, tra il peggioramento delle condizioni della madre, i problemi a scuola, la vita che va avanti e sembra crollare inesorabile, il mostro tornerà come promesso, sempre sette minuti dopo la mezzanotte oppure sette minuti dopo mezzogiorno, e narrerà.
Narrerà di vecchi re, di streghe, di principi dall’apparenza che inganna, di farmacisti e di malattie e di un uomo invisibile che chiamò un mostro per farsi vedere da tutti.

Le storie sono creature selvagge e indomite, continuò il mostro. Quando le liberi, chi può sapere quali sconvolgimenti potranno compiere?

Notte dopo notte, in Conor comincia a crescere una piccola speranza: e se il mostro non fosse lì per lui, ma per sua madre? Se si fosse risvegliato dal suo sonno profondo per guarirla? Per salvarla.
Ma come le tre storie non finiranno come Conor si aspetta, così lui dovrà essere disposto a scendere nelle profondità più buie e dolorose del suo incubo e ad affrontarne la fine…

Ci sono storie e ci sono storie, quindi.
E Patrick Ness, basandosi su un soggetto di Siobhan Down – autrice irlandese morta prima di poterlo finire – e insieme alle cupe illustrazioni di Jim Kay, scrive una delle storie più belle, più disperate e allo stesso tempo più luminose degli ultimi anni. Un testimone da passare di mano in mano.
Concludo con le parole che l’autore stesso scrive in una nota posta all’inizio del libro:

E adesso è tempo che il testimone passi nelle vostre mani. Quale sia l’inizio della corsa, le storie non si concludono mai con gli scrittori. […] Adesso andate. Correte, portatelo con voi.
Sconvolgete tutto.

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