salvate il soldato topolino

Salvate il soldato Topolino, sgrunt!

La par condicio esiste, ed è merito di Topolino. Da destra a sinistra, i politici e gli ideologi di casa nostra si sono allineati nell’infliggere al Topo il sinonimo di ignoranza, o di lettura superficiale e disimpegnata.

Cacciari e Belpietro

Cacciari imperversa a #cartabianca (Rai3)

Prima Carlo Calenda dileggia Maurizio Gasparri sulla cultura libresca di Matteo Salvini («Includi Topolino?»), poi il Ministro dell’Interno e Nicola Zingaretti pongono un problema di fake news («I numeri dei giornali hanno l’attendibilità di Topolino» dice il primo in materia di flat tax, «È una bufala da Paperon de’ Paperoni» rincara il secondo sullo stesso tema). Chiude in bellezza Massimo Cacciari, che apostrofa l’amico Maurizio Belpietro con un definitivo «Se la gente avesse letto qualche libro in più, oltre a Topolino, capirebbe molte cose.»

Una polemica da quattro soldi, direbbe qualcuno, eppure da quei nichelini si è levato un fantastilione di reazioni e post sui social, al grido di #lholettosutopolino: prima lo sceneggiatore Francesco Artibani, poi il collega Roberto Gagnor e il disegnatore Francesco D’Ippolito, seguiti a ruota da una schiera di lettori affezionati e di ex-bambini riconoscenti al Topo per l’alto valore educativo.

D'Ippolito

Dal profilo del disegnatore Francesco D’Ippolito

Qualcuno elenca le saghe più celebri (“L’Inferno di Topolino”, “I Promessi Paperi”, “Dracula di Bram Topker”, “La vera storia di Novecento”), altri confessano di aver imparato tanto dal progetto Comic&Science di Piero Angela e Carlo Rovelli, o semplicemente leggendo le invettive di Paperino e dello Zione: fellone, ribaldo, ciurmadore, marrano. Per non dire delle cure che al Topo hanno rivolto scrittori e filosofi: Eco, Buzzati, Camilleri, Giorello.

Come se Topolino avesse bisogno di referenze, poi: e questo perché, nel gran teatro del mondo, un’intervista esclusiva del pomeriggio di Canale 5 sembra pesare assai più di un monumento della cultura popolare. Facile schierarsi dalla parte della vittima, diranno: ma la sensazione è che, nell’eterno scontro fra alto e basso, fra erudizione e miseria, si sia perso il termometro del Paese, delle intelligenze, finanche del vocabolario che in tanti, guarda caso, hanno cominciato a masticare da bambini sfogliando il loro fumetto preferito.

«C’è un problema di comunicazione, di dialogo, all’interno del dibattito pubblico» spiega Artibani al quotidiano Il Foglio, «c’è sempre la necessità di offendere e mortificare l’interlocutore (…) Per buttarla in caciara c’è solo Topolino, uno degli ultimi riferimenti popolari per l’infanzia rimasti.» «Il problema è che si confonde l’autorevolezza con il distacco» aggiunge Gagnor, «il nostro linguaggio politico non è abbastanza consapevole dei media contemporanei (…) e Topolino è una meravigliosa intersezione di queste cose.»

Paperino fellone

Treccani e due paperi

Costruito come una serie televisiva, ma con l’obiettivo di parlare a un pubblico trasversale: Topolino è figlio del suo tempo quando il tempo è in divenire, calato nell’eterno presente dei suoi personaggi, dove il linguaggio è il risultato di una perfetta e incessante decantazione. Una «scuola di lingua» di inestimabile dignità letteraria, alla quale concorrono autori e artisti che alla politica potrebbero insegnare, fra le altre cose, la capacità non comune di parlare a tutti, e con una sintassi impeccabile.

Chiediamo scusa ai bambini se dedichiamo le ultime righe a certi adulti. Abbiamo un buon motivo: questi adulti sono tra i più disincantati al mondo. Abbiamo un altro motivo: questi adulti possono capire tutto, anche Topolino. Abbiamo un terzo motivo: questi adulti abitano in Italia, e ricoprono incarichi di spicco. Hanno un gran bisogno di trovare consolazione. Se tutti questi motivi non bastano, vogliamo dedicare queste righe ai bambini che questi adulti sono stati molto tempo fa.

Tutti gli adulti sono stati prima di tutto dei bambini (ma pochi di loro se lo ricordano).

Quindi correggiamo la dedica: a Carlo, Matteo, Nicola e Massimo, quando erano bambini.

Topolino 31 Dicembre 1932

Lo storico N.1 del 31 Dicembre 1932

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