Nel cuore della notte – il secondo volume della trilogia di Rebecca West

È trascorso del tempo da quando abbiamo lasciato la famiglia Aubrey. Il mondo che ritroviamo, all’apparenza sempre lo stesso, è invece cambiato molto. Le sorelle Aubrey non sono più bambine, le mode non sono più le stesse tra abiti da  donne e acconciature più sofisticate. Apriamo questo secondo volume, Nel cuore della notte, e bastano poche righe per capire quante cose sono cambiate: le Aubrey sono ormai donne, ognuna con un proprio progetto per il futuro, e pronte ad iniziare una nuova fase della loro vita.  Mary e Rose, gemelle, sono ormai due pianiste piuttosto affermate, al contrario di Cordelia che ha abbandonato il sogno di diventare una famosa violinista pronta a diventare una moglie modello. E come dimenticare Richard Quin, il più piccolo della famiglia, e forse anche il personaggio che più si lascia amare fin dalle prime pagine del primo volume. Lo ritroviamo ormai grande e dotato di un’intelligenza e di una scaltrezza che lo rendono ancora più attraente. Anche Rosamund, una sorella più che una cugina, assume via via dei tratti sempre più affascinanti. Ultima tra tutti c’è la madre, la povera signora Aubrey, ancora profondamente sconvolta dalla perdita del marito, fuggito durante la notte un anno prima senza lasciare tracce, ormai sempre più fragile e spenta. 

A me e a Mary le cose stavano andando bene. Per tutta l’infanzia avevamo continuato a ripeterci che alla fine ce la saremmo cavata, e così era stato. Eravamo state cresciute per diventare delle pianiste professioniste, e ora Mary aveva ottenuto una borsa di studio al Prince Albert College di South Kensington e io una all’Athenaeum in Marylebone Road. Anche Rosamund stava bene. Dopo le vacanze avrebbe lavorato in prova come infermiera in un ospedale per bambini nei sobborghi dell’East End londinese; desiderava diventare infermiera almeno quanto noi desideravamo diventare pianiste. Stava seduta e pensava alle corsie e ai reparti per i pazienti esterni e ai bendaggi e alle uniformi con una bramosia quieta, riflessiva, nello stesso modo in cui sgranocchiava le zollette di zucchero. Non sapevamo esattamente come avrebbe fatto a cavarsela Cordelia, ma eravamo sicure che ce l’avrebbe fatta. Aveva desiderato diventare una violinista fin da piccola, ma aveva sempre suonato come un ambulante in un negozio di tè, da intrattenitrice; non capiva proprio niente di musica.

A fare da sfondo alle vicende della famiglia c’è la catastrofe della Prima guerra mondiale, che senza clemenza piomberà sulla vita degli Aubrey sconvolgendone la tanto amata tranquillità e rendendo il loro mondo sempre più un universo quasi esclusivamente femminile.

Potevamo vedere la rovina che fioriva e si diffondeva lentamente, simile a un fungo tra gli oggetti familiari in mezzo ai quali eravamo cresciute. Per i primi dodici mesi dovemmo portare a termine i contratti esistenti e continuammo a girare le province inglesi. Ma le restrizioni che si erano abbattute improvvisamente sui nostri colleghi più anziani e talentuosi lasciavano presagire tristi sviluppi anche per noi.

A differenza del primo volume la narrazione si sviluppa in maniera più lenta, lasciando uno spazio sempre maggiore alla descrizione dei dettagli anche più piccoli. Le descrizioni si allungano e si caricano di una forza emotiva sempre maggiore. Eppure, nonostante le pagine si infittiscano di particolari e il racconto si impoverisca di eventi, la lettura non risulta affatto pesante. Ogni descrizione, ogni soffermarsi sui dettagli anche più banali, infatti, non è altro che un modo per rendere il più vivida possibile l’immagine di una società piccolo borghese vittima della guerra, delle difficoltà economiche e alla continua ricerca di risposte a quesiti come l’amore o la necessaria presenza nelle famiglie di una maschile.

Ancora una volta, come per il primo volume, al lettore viene di richiesta la pazienza di dedicare attenzione ad ogni dettaglio e la voglia, la curiosità di addentrarsi nel mondo, nel cuore e nella testa della scrittrice che mette a nudo, senza troppi colpi di scena o bruschi cambiamenti, la realtà di una modesta famiglia nell’Inghilterra del primo Novecento.

Immagini: https://goo.gl/qtnkaw, https://goo.gl/8b28VE

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