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#Libromania – Intervista a Skribi Parole Suoni Cose

Circa una settimana fa ho avuto il piacere di fare due chiacchiere con Elena Manzari, una persona dinamica, piena di energia, gentile e simpatica. Elena ha fatto moltissime cose nella sua vita e adesso si trova a Conversano (BA) dove ha aperto Skribi Parole Suoni Cose. Una libreria, ma non solo: un luogo di condivisione, un posto in cui le parole, i suoni e le cose si mescolano, un presidio culturale d’incontri e laboratori, e anche un’agenzia di servizi editoriali. Le ho rivolto qualche domanda per saperne di più sul suo lavoro e sulle prossime novità, guadagnandoci anche qualche consiglio di lettura. Se volete seguirla andate sul sito o sulla pagina Facebook della libreria. Grazie, Elena!

Mi racconteresti un po’ il tuo percorso e quando hai deciso di aprire Skribi?
Diciamo che è stato un colpo di fulmine. Amo leggere fin da quando ero piccola e amo le librerie. Dopo la laurea, sono riuscita a passare la selezione per lavorare in una Feltrinelli a Bari. Ci sono stata quasi nove anni, nella sezione saggistica. Poi ho capito che non era piacevole entrare in una libreria, ma farla propria così quando è arrivata l’opportunità ho rilevato Libriema, una libreria indipendente giuridica.
Dopo un po’, però, Bari ha cominciato a starmi stretta così ho ceduto tutto e mi sono trasferita a Roma dove sono stata assunta come libraia da Melbook Store, oggi Ibs. Ci sono stata otto/nove anni e mi sono resa conto che, oltre che a farlo di mestiere, ero brava a consigliare i libri tanto che alcuni mi facevano anche domande più tecniche sulla correzione bozze, editing… da autodidatta mi barcamenavo però non avevo risposte professionali sotto l’ambito redazionale e così ho frequentato i corsi Oblique a Roma per conoscere meglio e imparare a svolgere diversi servizi editoriali che comprendono tutti i passaggi che avvengono dal manoscritto fino alla pubblicazione e all’arrivo in libreria.
Da Roma sono tornata in Puglia e lì ho aperto Skribi, agenzia che si occupa di servizi editoriali e sono anche addetta stampa di TerraRossa Edizioni, una casa editrice pugliese. Contestualmente ho deciso di aprire anche la libreria che ha preso il nome dell’agenzia. Il 12 maggio 2019 Skribi ha compiuto un anno!

Da dove viene il nome?
Skribi in esperanto significa scrivere. Mi sembrava un nome armonioso, musicale ed era anche il nome dell’agenzia, come dicevo prima. Ho voluto aggiungere anche Parole, Suoni, Cose. Parole perché la libreria è piena di testi e i testi sono fatti di parole; Suoni perché in libreria facciamo anche reading musicali, poi mio marito è anche musicista e la musica fa parte della nostra quotidianità; Cose perché in libreria ne succedono tante e mi sembrava caratteristico inserirlo.

Ho visto che organizzi tantissimi eventi…
Amo organizzare eventi, la libreria è un motivo di incontro, è un presidio culturale. La mia libreria è a Conversano, siamo 28.000 abitanti. Penso sia importante avere uno spazio per potersi raccontare.

Quali sono i prossimi eventi?
Sabato primo giugno ci sarà una mostra su Leo Lionni. A 20 anni dalla sua morte e per i 60 anni dall’uscita di Piccolo blu e piccolo giallo abbiamo deciso di fare una mostra itinerante dei suoi lavori più rappresentativi, tutti pubblicati da Babalibri. Faremo una maratona di letture organizzate con l’associazione Semi di Carta. È un’occasione importante anche per dare spazio a Leo Lionni, un autore validissimo che ha dato tanto alla letteratura per bambini.


Poi l’11 giugno presenteremo Né padri, né figli di Osvaldo Capraro (TerraRossa Edizioni). Un noir ambientato in Puglia, due storie che si incrociano: quella di un sacerdote, in crisi vocazionale, dedito agli ultimi, agli emarginati, che tenta di far scappare dalla strada i ragazzini e si innamora di una ragazza che lo aiuta. La storia di questa ragazza si incrocia con quella di un ragazzino che potrebbe essere una promessa del calcio ma che subisce il fascino degli ambienti criminali. È un romanzo che mi ha scosso molto: si parla spesso del supporto familiare. La scuola accusa la famiglia e viceversa, se ci fosse mediazione tra scuola e famiglia non avremmo casi di ragazzini abbandonati a loro stessi. Per evitare che questo succeda, bisogna fare opere di formazione, dare a questi ragazzi degli stimoli e degli interessi.

Mi sembra un romanzo davvero interessante, me lo segno! Ho visto anche che organizzate diversi laboratori per bambini e per adulti…
Sì, per quanto riguarda quelli per i bambini facciamo letture animate e a seguire attività manuali. Con i mille impegni delle famiglie, i bambini hanno sempre meno tempo di dedicarsi alle attività pratiche, ma mi rendo conto che quando sono in libreria hanno voglia ed entusiasmo di cimentarsi in attività manuali, come per esempio coltivare o costruire.
Per gli adulti, invece, ultimamente abbiamo fatto un laboratorio di Caviardage che è piaciuto moltissimo. Il Caviardage, ideato da Tina Festa, è un metodo di scrittura creativa che consiste nel ricavare una poesia personale estrapolando le parole da una pagina scritta: scegli tu quali parole evidenziare e alla fine hai la tua poesia.
E poi oltre ai laboratori c’è il gruppo di lettura. Siamo partiti in cinque e adesso siamo in dodici. Ci vediamo una volta al mese e oltre a parlare del libro scelto, ci piace confrontarci su quello che abbiamo percepito, sulle emozioni scaturite dalla lettura e che confrontiamo con i nostri fatti personali. All’ultimo incontro abbiamo chiacchierato per circa tre ore su Boy Erased. Vite cancellate di Garrard Conley (Black Coffee). Un romanzo che tratta dell’omosessualità e che fa pensare che spesso manca il dialogo e da quest’assenza scaturiscono i pregiudizi.

Un libro che ti è piaciuto molto ultimamente e che vuoi consigliare ai nostri lettori?
Io sono una lettrice onnivora, leggo tutto e ovunque. Deposito libri in ogni stanza e mio figlio mi dice che dovrei essere ordinata come lo è lui con i suoi dinosauri. Allora, sicuramente consiglio Acqua di mare di Charles Simmons, tradotto da Tommaso Pincio e edito da Sur. Poi, Pizziche amare di Gabriella Genisi (Rizzoli): un noir ambientato in Salento dove ci sono gli odori della mia terra e dove la marescialla Chicca si addentra in una Lecce non tanto turistica. Ne ho già detti due, ma potrei continuare…

Ma certo, non c’è due senza tre!
Quest’anno è stata la mia prima volta alla Bologna Children’s Book Fair. In cinque ore di treno ho letto Mio figlio in rosa (Manni Editore) scritto da Camilla Vivian, una mamma giornalista, che racconta la storia di suo figlio, un bambino a cui piace indossare abiti di colore rosa, avere le unghie dipinte e che preferisce la compagnia di amiche femmine. L’autrice non ha ostacolato suo figlio, anzi. Si è informata sulla disforia di genere, sul gender fluid, sui bambini transgender eccetera. Un libro forte che dà da pensare: Vivian cerca di far riflettere sul fatto che non è il suo bambino a doversi adeguare, ma sono gli altri che devono imparare a capirlo e a non emarginarlo.

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