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La vendetta de La vedova bianca di Fran

Cosa sei disposto a fare per la notorietà? E per il successo del tuo programma? E per non essere licenziato?
Cosa comporta diventare famosi? E quale diritto puoi esercitare davvero sulle tue creazioni?

Per trovare una risposta a queste domande, devi recarti negli studi e negli uffici del Canale Channel, dove si muovono i protagonisti de La vedova bianca di Fran De Martino (Edizioni BD). O meglio, non si muovono più: sarebbe infatti il misterioso uomo con il tutù a dover dare il via al racconto e al nuovo talent show di Canale Channel, Comic Master, dedicato al mondo dei fumetti e (ci sembra) ai suoi stereotipi. Se non fosse che viene tragicamente investito proprio poco prima di presentarsi agli studi per registrare la prima puntata.

Con colori sgargianti che fanno da contraltare alla bassezza di quanto ci viene raccontato, iniziano a svelarsi le vere dinamiche dello studio televisivo che, capitanato dalla Presidenta*, vuole trarre tutti i benefici possibili dalla tragedia e continuare con lo show, costi quel che costi.

Il disperato desiderio di rivalsa provato da chiunque sia convinto di saper fare qualcosa, qualsiasi cosa, meglio di qualcun altro. Ovvero, tutti. È di questo che ci nutriamo.

La Presidenta

E di conti da pagare ce ne sono, ne La vedova bianca: a farne spese saranno tanto partecipanti al talent quanto impiegati, che si troveranno a dover gestire copioni che spariscono, pagine che diventano improvvisamente bianche, file dispersi e strani indizi. Tra di loro ci sono Saro, che gestisce i canali social di Canale Channel, Calessandra, la responsabile dei casting, e Velena dell’ufficio stampa, un trio che forse rimane assieme più per disperazione che per simpatia reciproca, nel tentativo di salvare il programma ed evitare l’ira della Presidenta.

Pagina dopo pagina, scopriamo che a muovere i fili (che agli altri personaggi rimangono rigorosamente invisibili) e a causare tutto questo è la fatina dotata di ali e coroncina che l’uomo in tutù aveva disegnato per le audizioni di Comic Master. Si muove in una realtà parallela ma può agire su quella abitata dai personaggi, anche grazie alla gatta di Presidenta, Kazzimma, con cui sembra avere uno speciale rapporto.

Con un sorriso divertito e gli occhietti sempre bene aperti, la fatina si sposta da uno spazio all’altro di Canale Channel, seguendo gli sforzi della troupe e del team marketing per dare di volta in volta una nuova direzione a Comic Master, una creatura mediatica nata già anziana, che doveva essere studiata a tavolino e che ha ora invece una vita a sé, sfuggente e inspiegabile.

Nato infatti come progetto–cuscinetto che doveva traghettare i telespettatori di Canale Channel da un programma hit a un altro, improvvisamente è Comic Master a ritrovarsi sotto i riflettori. I Social impazziscono per quello che sta succedendo: like, ricondivisioni, eventi, flash mob e hashtag creano un hype attorno a qualcosa che non c’è ancora, a qualcuno che è scomparso, a tante pagine bianche che si accumulano una dopo l’altra, un plico dopo l’altro.

L’unica spiegazione sembra la più improbabile: si tratta di una sorta di vendetta operata dal personaggio disegnato dall’uomo in tutù, l’eroe mancato del talent show, che più che essere rimasta orfana sembra esserne la vedova.

Giocando secondo regole tutte sue, la fatina traccia dei percorsi obbligati secondo cui devono per forza muoversi i personaggi, proprio come loro volevano muovere i partecipanti al talent, sottoponendoli a prove e umiliazioni a cui non sanno darsi pace. Prendendo tutto seriamente, però: dal primo all’ultimo, si comportano alla perfezione nel ruolo che è stato loro assegnato, stereotipato e prevedibile proprio come lo sono le macchiette che Canale Channel ricercava per intrattenere i propri spettatori.

In un inquietante gioco di scatole cinesi e di urla rivolte al cielo (o al soffitto degli uffici di Canale Channel), diventiamo anche noi spettatori che possono sbirciare dietro le quinte, proprio come in qualsiasi reality show che si rispetti, per scoprire che anche questa novità non è poi così nuova e che, forse, non c’è una risposta univoca a tutte quelle domande.

* È bene ricordare, come dice Vera Gheno, che “presidenta” non è mai stato creato né dalla Boldrini né dall’Accademia della Crusca, bensì da un titolo denigratorio di Libero.

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