La bellezza dell’imperfezione – Il Signor Sbagliosky di Roberta Fasanotti

Avere otto o dieci anni, oggi, è davvero una cosa complicata. Perché è facile farsi prendere da mille pensieri, dalla scuola, dal sentirsi accettati, dai bulli, dai genitori che lavorano troppo o troppo poco, e che magari sono perfino assenti, tristi o arrabbiati. Insomma, ansie e preoccupazioni sono sempre dietro l’angolo, pronte a sbucare fuori e a colpirti quando meno te lo aspetti.

Essere soltanto un bambino e divertirsi, senza pensare a niente, è dura quindi, ed è questo che mi ha ricordato Il Signor Sbagliosky di Roberta Fasanotti, pubblicato quest’estate per MIMebù, una nuova casa editrice dedicata alla letteratura per l’infanzia e per ragazzi.

Per Arrigo di certo non è facile essere lui. È un bambino gentile ma profondamente insicuro, cosa che lo porta a dover fare tutto bene, anzi, più che bene. Perché è affetto da una malattia che molti di noi conoscono da vicino, ed è il pallino del tuttoperfetto. Arrigo deve, deve, deve. Deve piacere alle maestre, deve fare bene i compiti, deve conoscere sempre la risposta giusta, deve essere puntuale, deve sapere dove mettere le mani e come comportarsi a scuola. Pensa troppo, Arrigo, e la pressione è talmente tanta che inizia la giornata già esausto e, soprattutto, solo. Per questo suo modo di essere, infatti, non ha amici: i compagni di classe lo considerano il saputello perfettino e noioso, quello che non sa divertirsi o prendere le cose con un po’ di leggerezza.

Di certo, non aiuta l’atteggiamento severo del padre, l’orrendo Panfilo Spezzacatene, lungo come un semaforo e aspro come un limone invecchiato. Padre che considera il figlio un imbranato perché non è bravo nella ginnastica e che non gli regala neanche un gesto di tenerezza. E non aiuta nemmeno la madre, Magda, donna fragile e preda di mille paranoie che somatizza: appena può, fugge dalla casa e cerca rifugio altrove, sofferente come un uccello in gabbia.

Fin dal primo giorno di scuola, Arrigo si era sempre impegnato nel dimostrare alle maestre e ai suoi genitori quanto fosse bravo e quanto gli piacesse studiare. Era per lui una grande soddisfazione ricevere le lodi dalle insegnanti, che lo invogliavano a continuare così. Purtroppo non succedeva lo stesso con il padre, incapace di regalare al figlio un qualsiasi gesto di approvazione. Proprio per questo, gli sforzi del bambino si erano moltiplicati nel tempo in modo impressionante, rendendolo ossessionato dalla perfezione. Leggeva e rileggeva il compito eseguito un numero spropositato di volte, fino al momento in cui lanciava in aria le braccia, in segno di trionfo.
«Ecco fatto!» gridava: aveva raggiunto il tuttoperfetto.

La vita di Arrigo, come avete capito, è tosta, e sembra complicarsi quando, solo in camera sua, inizia a sentire uno strano rumorino e poi qualcosa di piccolo e ruvido gli gratta il naso. Comparso dal nulla, ecco che davanti a lui si presenta, in tutta la sua buffezza, un nanetto dalla pancia grossa e due gambe sottilissime. È il Signor Sbagliosky, che ha viaggiosky in molte case, che adora le giacche, mangia polvere e fa cacche di fumo, ma soprattutto che parla in modo molto, molto strano.

«Allora, ti piaciosky? Perché fissi spingendo il nazo giù? Be’… forse un po’ di odorazzo di sente, lo so, ma sai, io cibo solo polvere e quella puzzecchia un po’. Tu non annuzare… Fai come ti dico: nazo su!»

Inizialmente impaurito da quel particolare esserino, in realtà Arrigo comincia, pian piano, a lasciarsi andare. Per la prima volta, si dimentica di fare un compito, e durante una partita di basket, preso dall’adrenalina post-canestro, commette pure dei falli. Non è più lo stesso, si sente sbagliato, cattivo, e gli sembra di essere entrato in una sorta di favola. Ma più passano i giorni, più il devodevodevo, chiaro sintomo del tuttoperfetto, si fa sentire sempre meno… Un po’ alla volta, grazie a quella strana creatura che parla sgrammaticato, Arrigo scopre la meravigliosa bellezza dell’imperfezione e, alla fine, imparerà perfino a ridere.

«Sbagliosky?»
«Siii?»
«Tu non vai via, vero?»
«Non fare il ridiculo», rispose l’esserino, per poi allontanarsi in cerca di un angoletto in cui schiacciare un pisolino.
Arrigo si sentiva davvero bene con il nuovo amico.

Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la torre di Pisa”: così scrisse Gianni Rodari nel Libro degli errori. Ed è così, spesso educhiamo i bambini  a credere che gli errori sono sbagliati a prescindere, cerchiandoli con la matita rossa, e che per questo bisogna sbagliare il meno possibile. Insegniamo loro a inseguire un ideale irraggiungibile, cosa che ha portato a creare una generazione di bambini ansiosi, insicuri, che si fanno prendere dalla “giostra delle cattive emozioni” e non sanno come gestirla, che si sentono soli e diversi. Abbiamo fatto credere loro che il tuttoperfetto esiste, quando sappiamo benissimo che non è così.

Ecco, Il Signor Sbagliosky è un romanzo per ragazzi davvero singolare e atipico, difficile trovarne uno simile. Sia per la scrittura che per l’impianto narrativo, sia per le illustrazioni (assurde e pazzesche!) che per certi personaggi (Panfilo Spezzacatene pare uscito un po’ da A Christmas Carol di Dickens e un po’ dal Signor Sporcelli di Roald Dahl), sembra richiamare le vecchie fiabe di una volta, ma con il grande merito di essere più contemporaneo che mai. Arrigo è un bambino figlio di questa generazione, e anche la madre è un personaggio dalle mille fragilità e ansie, che non riesce a essere un solido punto di riferimento per Arrigo, come accade oggi. Il Signor Sbagliosky, poi, è semplicemente adorabile, e dà quel tocco di leggerezza a una storia che racconta di una (triste) realtà con cui dobbiamo fare i conti.

L’autrice, quindi, ci consegna un libro che richiama certe atmosfere dimenticate, ma al tempo stesso che guarda profondamente all’oggi. Un romanzo imperfetto per certi versi, perché sappiamo che il tuttoperfetto non esiste, ma che sa divertire e strappare più di un sorriso. E si arriva alla fine consapevoli del fatto che tutti noi dovremmo avere un Signor Sbagliosky nella propria vita, che ci ricorda ogni giorno che sì, possiamo sbagliare e il mondo non crollerà per questo.

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